Sabato 15 maggio 1999 - Firenze, stadio Artemio Franchi - Fiorentina-Lazio 1-1

Da LazioWiki.

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10 gennaio 1999 Campionato di Serie A 1998/99 - XXXIII giornata

FIORENTINA: Toldo, Firicano, Falcone (40' Mirri), Repka, Heinrich, Oliveira, Ficini, Rui Costa, Amoroso, Edmundo (94' Robbiati), Batistuta. A disp. Mareggini, Amor, Collacchioni, C.Esposito. All. Trapattoni.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Sergio Conceicao (81' De La Peña), Okon (60' Stankovic), Almeyda, Lombardo (46' Salas), R.Mancini, Vieri. A disp. Ballotta, Nedved, Favalli, Fernando Couto. All. Spinosi - DT Eriksson.

Arbitro: Treossi (Forlì).

Marcatori: 15' Batistuta, 28' Vieri.

Note: ammoniti Batistuta per proteste, Toldo per comportamento non regolamentare. Mihajlovic, Okon e Negro per gioco falloso, Almeyda per comportamento non regolamentare. Al 27' del secondo tempo Marchegiani ha parato un calcio di rigore calciato da Rui Costa. Angoli 8-2 per la Lazio.

Spettatori: 40 mila circa dei quali 11.326 paganti per un incasso di lire 790.320.000 (abbonati 27.467 per una quota di lire 1.083.043.637).

Il biglietto della gara
Dal Guerin Sportivo alcune immagini della partita
Il goal di Vieri
40.000 tifosi di fronte agli schermi dell'Olimpico a seguire l'incontro di Firenze
Resoconto di un'annata caratterizzata da torti arbitrali

Molto probabilmente lo scudetto della Lazio è rimasto appiccicato alla traversa di Toldo. E' lì che è sbattuto il pallone colpito di testa da Vieri al 6' della ripresa: traversone di Pancaro chiamato avanti da Mancini, perfetto stacco di Salas che serviva alla perfezione il compagno di punta e di gol, Toldo non faceva in tempo a intervenire, la deviazione a due passi della rete sembrava non dare scampo al portiere. E invece la traversa diceva di no al gol che avrebbe dato il 2-1 ai laziali e probabilmente indirizzato partita e campionato verso altri sentieri. Nello stesso momento veniva annunciato il gol della sicurezza del Milan sull'Empoli e ciò francamente appariva come un presagio. Partita drammatica quante altre mai, con una tensione altissima sugli spalti, dove la tifoseria biancazzurra ha rischiato, specie nel primo tempo, di far saltare una polveriera, con un comportamento incosciente e incivile. In campo si giocava con grande intensità: ogni intervento avveniva sotto il segno dell'ultima chance. Si è fatto male Falcone, si è fatto male Lombardo, Batistuta per respingere un pallone di testa nella propria area si scontrava con Nesta e crollava al suolo. Ci ripiombava, alcuni minuti dopo, come se fosse andato in corto circuito il cervello, ma aveva il coraggio e l'incoscienza di riprendere a giocare, per conquistarsi un rigore. Ci sono stati insomma tutti gl'ingredienti della partita che si segue in apnea e si gioca dando tutto, ma proprio tutto. E alla fine c'è spazio per recriminazioni da una parte e dall'altra. Della traversa di Vieri si è detto, ma la Lazio poteva addirittura perdere se Rui Costa non avesse facilitato troppo la parata di Marchegiani sul rigore. Nella ripresa si è giocato quasi a una sola porta, quella di Toldo, e quindi una vittoria non sarebbe stata demeritata da parte dei laziali, ma bisogna anche riconoscere che alla Fiorentina non ne è andata una giusta. Ha giocato senza Torricelli, Cois, Padalino, ha perso alla fine del primo tempo anche Falcone sostituito da un Mirri che sembrava un esordiente, infine si è trovato con un Batistuta rintronato, e c'è voluta tutta l'abnegazione del capitano argentino perché Trapattoni non fosse costretto a sostituire anche lui. A Cagliari però non ci sarà, perché l'ammonizione di ieri farà scattare la squalifica. In queste condizioni, i viola hanno fatto anche troppo. Bisognerà vedere se hanno fatto anche abbastanza per difendere il quarto posto. E questo ce lo diranno le gare di oggi e soprattutto l'ultima domenica al Sant'Elia, dove un pareggio potrebbe anche non servire ad assicurare l'ingresso in Champions League. Trapattoni ha cercato di barcamenarsi con quello che gli passava il convento, ha richiesto un sacrificio enorme a Oliveira, un po' difensore vero e proprio, un po' centrocampista e a volte punta pericolosa per gl'improvvisi inserimenti. Edmundo si è visto solo quando ha servito un ottimo pallone a Batistuta in occasione dell'1-0 (invito in verticale e girata vincente in corsa dell'argentino al 14'), poi ha combinato poco come al solito. Il resto della squadra si è aggrappato finché ha potuto a quell'esiguo vantaggio, poi si è attestato sul pareggio, sperando di cavar qualcosa in contropiede, ma oltre al rigore e a qualche situazione pericolosa sprecata da Edmundo non è andato. La Lazio ha provato in tutte le maniere a vincere, ma non ci è riuscita. Non è il segno di una resa, ma sicuramente di una ridotta capacità a rendersi pericolosa. Mesi fa aveva mille risorse per andare in gol. Tanti pezzi di artiglieria che si alternavano al tiro oppure andavano a raffica. Adesso tutto si riduce al solo Vieri, che è mostruoso per quante conclusioni riesce a cavar fuori da ogni prestazione: ma è chiaro che il rendimento offensivo di tutta la squadra non è all'altezza. Nel primo tempo era davvero l'unica punta alla quale veniva indirizzato di tutto: punizioni, angoli, cross, allunghi rasoterra. Mancini stava largo o stava indietro e cercava di condensare un po' di gioco, ma con flebile partecipazione personale al tiro a rete. Il gol è venuto su colpo di testa a deviare una punizione di Mihajlovic al 20'. La Lazio poi soffriva a centrocampo, dove era in inferiorità numerica in quanto Okon (che aveva sostituito Stankovic per poi lasciargli il posto nella ripresa) e Almeyda ballavano non poco tra Rui Costa, Ficini e Amoroso. Lombardo dava vita a una corsa e una rincorsa senza fine con Oliveira. Da parte sua, l'uomo libero la Lazio l'aveva in difesa ed era Pancaro, proprio perché protetto da Lombardo contro le incursioni di Oliveira. Nella ripresa faceva bene Eriksson a puntare su Salas per dare sostegno a Vieri e sfruttare gli impacci di Mirri gettato nella mischia dopo lunghissima inattività. Siccome era uscito Lombardo, ecco che la marcatura Pancaro-Oliveira chiariva i giochi a centrocampo e permetteva alla Lazio di prendere decisamente l'iniziativa: ma, come si è detto, tutto si esauriva sulla traversa colpita da Vieri. Dopo, la squadra ha accusato una stanchezza soprattutto mentale. Giocava con poca lucidità e grande ansia: palle gettate in mezzo per la testa del toccasana Vieri, quando invece bisognava cercare con più calma di servire meglio sia lui, sia Salas. Ora il pareggio di Firenze ha consentito al Milan di balzare in testa alla classifica con un punto di vantaggio. E resta una sola giornata al termine. C'è poco spazio per un ultimo e definitivo sorpasso. E il pallino non è più in mano ad Eriksson e compagni. Battere il Parma potrà anche non bastare. E comunque non sarà facile vincere all'Olimpico contro un avversario che proprio in questo finale di stagione sembra toccato dalla grazia. Senza considerare che la trasferta a Birmingham di mercoledì renderà più complicata la situazione.

Cragnotti urla e stavolta non c'entra proprio l' enfasi giornalistica. Il presidente segue tutti i lunghi, intensi cento minuti di questa partita, quasi pietrificato in tribuna d'onore. Alla fine prova a sorridere davanti alle telecamere, ma arrivato a un certo punto non ce la fa più, sbotta, alza il tono della voce e scandisce forte e chiara la sua accusa: "E' lampante che nessuno ci aiuta e nessuno ci aiuterà a vincere lo scudetto. Il rigore su Batistuta era assolutamente inventato, mentre un minuto prima ce n'era uno nettissimo su Salas. Ho visto bene di mio, non ci sono moviole che tengano o che possano convincermi diversamente: era evidente a tutti. Questo significa che la Lazio dovrà meritarsi tutto sul campo, mentre altre squadre non lo meritano". E' furibondo, Cragnotti, ed è evidente che le sue allusioni sono dirette al Milan, anche se poi frena evitando di citare gli avversari rossoneri. Ma le polemiche delle scorse settimane fomentate proprio da Galliani sulla squalifica ridotta a Nesta, hanno avvelenato l'ambiente e oggi che il finanziere della Lazio si sente defraudato urla tutta la sua rabbia. Poi Cragnotti torna sulla partita e lo fa per elogiare i suoi: "No, non mi sento proprio di criticare le scelte di Eriksson. Lui è il tecnico e ha dimostrato di saper gestire molto bene la situazione. Ai ragazzi dirò con tutto il cuore: bravi ! Perché hanno lottato dal primo all'ultimo minuto cercando di ottenere un successo che sarebbe stato più che meritato. Certo, se la Fiorentina avesse realizzato il rigore, perdendo saremmo stati fuori dalla corsa allo scudetto, invece Marchegiani è stato eccezionale, si è superato e ora abbiamo il diritto e il dovere di sperare". Una partita vibrante, tesa, nervosa ed emozionante: non certo una gara decisa a tavolino come faceva pensare l'interrogazione parlamentare dell'onorevole di Alleanza Nazionale, Gramazio. "La dimostrazione che nel calcio non c'è nulla di definito e tutti i 22 protagonisti hanno dato il massimo in campo per cercare di vincere. Qualcuno pensava a una partita addormentata invece l'arbitro di sicuro non ci ha favorito, questo testimonia che non c'è stato nulla di definito da pre-riunioni. Stupidaggini come queste poteva dirle solo l'onorevole...". Dopo il Milan, l'arbitro e Gramazio, Cragnotti se la prende anche con i giornali: "Certa stampa pretenziosa aveva scritto che il risultato di questa partita era già deciso. Mi pare che sia andata in maniera completamente diversa e imprevedibile. Anche se vedere accadere certe cose in campo non fa sicuramente piacere". Si sfoga il tifoso di Porta Metronia, poi ritorna nei panni abituali del manager navigato e dispensa sicurezza all'ambiente: "No, non mi sento beffato, perché allo scudetto ci credo, eccome. Sono ottimista e ci crederò sino all'ultimo minuto. Sono convinto che il Milan non possa vincere facilmente a Perugia. Il sorpasso non deve interessarci, perché domenica prossima battendo il Parma possiamo risorpassare definitivamente i nostri avversari". Cragnotti fissa gli obiettivi: "Adesso ci concentreremo sulla finale di Birmingham che è un altro importante traguardo per la società. Vogliamo vincere questa coppa delle Coppe e poi ci ritufferemo in campionato con la convinzione che lo scudetto è ancora alla nostra portata. Certo, adesso il pallino è passato in mano al Milan, ma bisogna lottare e crederci tutti insieme sino in fondo. Questa Lazio ha un organico tanto ampio e competitivo da poter vincere queste due ultime, fondamentali partite". C'è ancora tempo per un'altra polemica, stavolta diretta alla Fiorentina: "Sui disordini avvenuti dentro e fuori lo stadio noi non c'entriamo come società. Quello è un problema organizzativo. E allora la Fiorentina si organizzi meglio, la prossima volta". Poi arriverà la risposta piccata della dirigenza viola, ma una frase di deplorazione nei confronti di tutta una serie di atti teppistici registratisi ieri sull'asse Roma-Firenze sarebbe stata apprezzata da un presidente di un grande club. E' durato 11 giornate il primato solitario La Lazio ha perso il primato che aveva conquistato alla ventunesima giornata pareggiando a Cagliari, raggiungendo in testa a 42 punti la Fiorentina sconfitta a Udine per 1-0. La domenica seguente la squadra di Eriksson era rimasta sola in testa grazie all'1-0 casalingo con l'Inter mentre i viola erano stati fermati sullo 0-0 casalingo dalla Roma. Da allora e per 11 giornate di seguito i laziali hanno comandato la classifica da soli.

Fonte: Gazzetta dello Sport