Prima Guerra Mondiale

Da LazioWiki.

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Il capitano Olindo Bitetti
Conte Generale Paolo Spingardi
Da Sport Illustrato: Carlo Venarucci in divisa con il grado di Capitano
Da "L'Illustrazione Italiana": il necrologio di De Mori
(Gent.conc. Federica Dilunardo)
Mario Massetti
(Archivio Museo del Risorgimento)
Ottorino Massetti
(Archivio Museo del Risorgimento)
I fratelli conti Serventi al fronte (Foto "La Stampa Sportiva")
Corrado (al centro) e Filiberto Corelli (a destra) giocatori della S.P. Lazio al fronte
(Archivio signora Emilia Corelli)
La storia di Mario Rotellini nel libro d'onore del Collegio militare di Roma sui caduti
(Sig. Silvia Musi)
La tomba di Pier Italo Rivalta a Budapest
(Foto di Balint Elekes e Tamás Forgó)
La lapide del comune di Cairate (VA) con il nome di Andrea Molina inciso
Francobollo commemorativo del 1968

La storia degli atleti biancocelesti che hanno combattuto la "grande guerra" è rimasta ignota per cento anni. Fu lo scrittore Mario Pennacchia a scriverne per primo le gesta nel lontano 1969, sul suo libro Storia della Lazio, ma solo grazie alle moderne tecnologie siamo riusciti a ricostruire un elenco dettagliato dei caduti, feriti e decorati e ciò che accadde allora a molti di loro. Nel libro che LazioWiki ha scritto: Dal Tevere al Piave vengono narrate le gesta di questi atleti, alternate da ciò che accadde a Roma ed in Italia a cavallo tra il 1914 e 1920.

A determinare lo scoppio della prima guerra mondiale fu un grave fatto di sangue, l’attentato di Sarajevo avvenuto il 28 giugno del 1914, quando l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’impero d’Austria e Ungheria, fu ucciso con la moglie da un nazionalista serbo. Una settimana dopo la Lazio calcio perse la finale scudetto contro il Casale. L’Austria dichiarò guerra alla Serbia un mese dopo l'attentato; da una parte vi erano gli imperi centrali cioè l’Austria-Ungheria e Germania cui si unirono poi l’impero turco e la Bulgaria; dall’altra le potenze della Triplice Intesa cioè l’Inghilterra, Francia, Russia più la Serbia e gli altri Stati. Allo scoppio della guerra l’Italia si dichiarò neutrale in quanto la maggioranza voleva che l’Italia restasse tale, però essa si divise in neutralisti ed interventisti. Fra la maggioranza ricordiamo i socialisti i quali sostenevano che la guerra in corso era la guerra dei capitalisti, - la maggioranza dei cattolici e la Chiesa il cui papa era Benedetto XV, - molti parlamentari liberali guidati da Giolitti i quali erano convinti che l’Austria avrebbe ricompensato con dei territori la neutralità dell’Italia e che perciò l’intervento era inutile. Invece gli interventisti erano favorevoli a entrare in guerra e ne facevano parte – i nazionalisti fra cui ricordiamo Gabriele D’Annunzio, - l’esercito e l’ambiente della corte, - i grandi gruppi industriali, - alcuni tra i socialisti e i democratici i quali sostenevano che l’Italia doveva schierarsi con le nazioni democratiche cioè l’Inghilterra e Francia contro gli Stati autoritari Germania e Austria. Su posizioni simili a quelle dei nazionalisti si trovava l’ex-socialista Benito Mussolini, egli fu espulso dal partito socialista proprio perché favorevole alla guerra. Il 26 aprile del 1915 il governo italiano firmò a Londra un patto segreto con la Francia e Inghilterra, l’Italia si impegnava a intervenire nel conflitto al loro fianco in cambio della promessa di notevoli acquisizioni territoriali. Il 24 maggio del 1915 l’Italia entrò in guerra a fianco delle potenze della Triplice Intesa. Subito dopo lo scoppio del conflitto, la Germania aveva invaso il Lussemburgo e il Belgio con l’intenzione di occupare la Francia. I tedeschi furono però fermati sul fiume Marna in una battaglia che causò 500.000 morti. Tutti gli atleti, dirigenti ed ex, del sodalizio biancoceleste dalle classi 1874 alla 1900 furono richiamati alle armi. Si presume che furono tra i 150 ed i 200, gli uomini che partirono per le zone di guerra. La storiografia asseriva che furono una decina i caduti biancocelesti al fronte, e i loro nomi furono ricordati in una targa marmorea murata allo Stadio della Rondinella nel 1925, ma era ben altra la verità.

Svanì subito l’illusione di una guerra breve: iniziava la guerra di trincea, infatti le truppe tedesche e quelle franco-inglesi si contrapposero all’interno di trincee e per ben quattro anni la guerra fu un susseguirsi di attacchi da una trincea all’altra. Da una guerra di movimento si era passati a una guerra di posizione. Sul fronte italiano ci furono subito impetuosi attacchi degli italiani contro gli austriaci sul fiume Isonzo, ma presto anche qui la guerra si fermò nelle trincee. L’Italia affrontò la guerra in condizioni di grave impreparazione, per mesi molti soldati italiani non poterono avere l’elmetto indispensabile per la guerra di trincea. Nelle trincee si diffondevano gravi malattie, i rifornimenti erano difficili, il comandante generale Luigi Cadorna aveva imposto una durissima disciplina. Egli non fidandosi dei suoi soldati fece ricorso a gravi pene per ogni mancanza punendo i tentativi di diserzione con la fucilazione. Nel primo anno di guerra furono cinque i ragazzi biancocelesti che morirono in combattimento: Giorgio Bompiani, Andrea Molina i fratelli Mario e Ottorino Massetti e il forte podista Rodolfo De Mori.

Fra il maggio e il giugno del 1916 l’esercito austriaco si impegnò in quella che venne chiamato la spedizione punitiva, in quanto gli italiani erano traditori da punire perché non avevano rispettato la Triplice Alleanza. Gli austriaci volevano penetrare nella pianura padana attraverso l’altopiano d’Asiago. L’esercito italiano, però, respinse l’offensiva e riuscì a conquistare Gorizia nell’agosto del 1916. Il prolungarsi della guerra iniziava a pesare, soprattutto sugli imperi centrali i quali non potevano procurarsi facilmente le materie prime perché gli Inglesi controllavano i mari. La Germania affrontò la marina inglese nella battaglia dello Jutland ma la battaglia non bastò a sottrarre agli inglesi il dominio dei mari. Allora i tedeschi intensificarono la guerra sottomarina contro tutte le navi sospettate di portare rifornimenti agli avversari. L’affondamento del transatlantico Lusitania causò la morte di un migliaio di persone fra cui 124 cittadini statunitensi e ciò provocò proteste e gli Stati Uniti entrarono nel conflitto a fianco dell’Intesa. Il secondo anno di guerra vide cadere 8 fra atleti e dirigenti del sodalizio biancoceleste tra cui i fortissimi atleti Orazio Gaggiotti e Florio Marsili. Il 1917 fu un anno decisivo per le sorti del conflitto,non solo per l’ingresso degli stati uniti in guerra. Intanto in Russia esplose una rivoluzione che abbattè il regime dello zar e così si ebbe la Rivoluzione sovietica di ottobre. Per evitare l’invasione del proprio territorio, la Russia uscì dalla guerra e il 3 marzo del 1918 la pace di Berst-Litovsk stabilì le condizioni della resa, infatti la Russia cedeva alla Germania la Polonia e i Paesi Baltici, riconosceva l’indipendenza dell’Ucraina. Gli austriaci spostarono le loro truppe dal fronte russo a quello italiano provocando una gravissima crisi militare all’Italia. L’esercito austriaco riuscì a sfondare le linee italiane riportando una netta vittoria a Caporetto vicino Gorizia il 24 ottobre 1917. L’esercito italiano cominciò una ritirata, il nemico catturò decine di migliaia di prigionieri e si impadronì di molto materiale. Con grande fatica si riuscì a stabilire una nuova linea di difesa lungo il fiume Piave. Cadorna venne sostituito dal nuovo comandante Armando Diaz. Alla fine dell'anno la Lazio perse altri 7 atleti tra cui i grandi Alberto Canalini, Valerio Mengarini e il portiere di riserva Ernesto Bonaga.

Intanto cresceva la disperazione per la guerra, tutte le popolazioni, anche quelle lontane dalle zone di combattimento subivano privazioni e fame, il malcontento cresceva ovunque, in Italia ci furono scioperi e scontri di piazza per la mancanza dei generi alimentari. In questa difficile situazione papa Benedetto XV chiese ancora una volta la fine dei combattimenti, invitava i paesi in guerra a rinunciare ai propri interessi in favore di quelli generali dell’umanità. Nella primavera del 1918 la Germania lanciò un’ultima e disperata offensiva, ma anche questa volta i Francesi e gli Inglesi respinsero l’attacco nella seconda battaglia della Marna, e con l’appoggio americano passarono allora all’offensiva. Anche l’esercito italiano passò alla controffensiva ottenendo la decisiva vittoria di Vittorio Veneto. L’Austria chiese l’armistizio e l’Italia risultava vittoriosa. L’11 novembre veniva firmato l’ultimo armistizio con la Germania, si chiudeva così la prima guerra mondiale, i morti furono circa 9 milioni , quelli italiani furono oltre 600.000. Nell'ultimo anno perirono altri 6 atleti e altri 4 moriranno dopo la fine del conflitto. Occorreva ora giungere alla pace definitiva e i colloqui si svolsero a Parigi e i trattati di pace furono firmati tra il 1919 e il 1920. I rappresentanti delle quattro potenze vincitrici ( Italia, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti) avevano obiettivi diversi e non mancarono momenti di tensione. Wilson aveva steso un elenco di 14 punti che riassumevano i progetti per la futura politica europea, inoltre egli dava molta importanza alla autodeterminazione delle nazioni, cioè ogni nazione doveva essere indipendente e scegliere la propria forma di governo. L’Italia ricevette dall’Austria il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia e Trieste. Questo provocò discussioni a Parigi, gli alleati comportandosi da traditori, non avevano dato all’Italia quello che avevano promesso col patto di Londra e a questa tensione si aggiunse la difficile situazione che il nostro paese si trovò a vivere nel dopoguerra. Finalmente il mondo uscì dalla guerra profondamente mutato, non solo dal punto di vista politico ma anche economico. Gli Stati Uniti cominciavano a emergere come potenza mondiale, mentre l’Europa si era indebolita. La guerra cambiò anche l’atmosfera culturale, infatti, con i suoi orrori aveva posto fine all’ottimismo con cui il secolo era iniziato, cominciava così un periodo molto più oscuro con numerose e gravi crisi . Furono trenta i ragazzi biancocelesti che si immolarono per la Patria. Il più giovane aveva 20 anni compiuti da 4 giorni, il più anziano, 72. Ne esce un quadro eroico e tragico. Furono oltre 100 le medaglie al valore riconosciute ai nostri ragazzi e tante le loro azioni ardimentose che ne fecero eroi.