Nesi Carlo

Da LazioWiki.

Pioniere

Carlo Nesi

Centrocampista. Nato a Roma e ivi deceduto il 7 giugno 1982. Detto "er barbo" a causa della sua passione di pescatore di barbi sul Tevere. Cresciuto nella società. Nella stagione 1921/22 gioca in terza squadra. E' stato un pilastro del centrocampo laziale dal 1922 al 1927. Mediano dalla chiara visione di gioco e dal vivo temperamento, ha giocato con ogni allenatore per la sua affidabilità e il suo peso tattico. Il suo carattere lo mostrò anche nella vicenda legata al clamoroso trasferimento all'Inter di Fulvio Bernardini quando non esitò a scrivere una dura lettera a "Fuffo" nella quale biasimava il suo comportamento. Con la Lazio ha disputato 70 partite e ha segnato 2 reti. Nel 1930/31 gioca con le riserve della Roma. Nel 1931 passa alla Robur Siena. Successivamente torna a Roma dove gioca nella squadra del G.S. Monte dei Paschi. Cessa l'attività sportiva nel 1935. Le sue spoglie riposano nel cimitero Flaminio.



Dal "Corriere dello Sport" del 18 luglio 1969


LA LAZIO E I SUOI "PIONIERI"

Carlo Nesi, non dimenticato mediano della Lazio degli Anni Venti ed uno dei biancazzurri più strenuamente fedeli ai colori disinteressatamente difesi nelle sua gioventù, ci ha scritto una lettera patetica per rivendicare questi suoi sentimenti che ha ritenuto non corrisposti in questi ultimi tempi dalla società.

Scrive tra l'altro Nesi: "Per l'anno 1968-'69 non fu rinnovata la mia tessera di benemerenza quale «ex atleta», ledendo ingiustificatamente un mio diritto acquisito dopo tanti anni di agonismo, diritto sancito dal vecchio Statuto sociale. Mi è stato strappato così l'ultimo ricordo-premio che mi era rimasto della Lazio. E con me hanno subito la stessa sorte Balducci (Baldacci n.d.r.), Raffo, Niccolini (Nicolini n.d.r.). Pochi sono rimasti i superstiti ultra sessantenni della vecchia Lazio: sarebbe bello fare un appello a ritrovarci nel calore di una società che, pur rinnovata, riservi a queste vecchie glorie l'accoglienza riconoscente che loro spetta".

Non crediamo che ad un uomo sensibile e generoso come Lenzini sia necessario rivolgere anche da parte nostra un appello per un gesto che decorerebbe nel modo più degno la sua presidenza. E' vero che oggi non si chiama più «Società Podistica Lazio» e nemmeno «Società Sportiva», ma «Società per azioni Lazio Calcio». Ma le formule, le sigle non possono né potranno mai neppure sfiorare vincolo sentimentali, vincoli intrecciati con la più alta dedizione, vincoli cementati dalla più care memorie. Una società che, come una famiglia, tagli le sue radici, non può prosperare e la stessa storia della Lazio dimostra come nelle più dure, terribili avversità, sempre la fede dei suoi portacolori ha finito per trionfare.

Né ci si può parlare di esigenze di bilancio, in presenza di pochi benemeriti da ricordare. Onorare i propri «Vecchi» é sempre stato un dovere sacro e lo é ancor di più per la Lazio che a questi «Vecchi» deve un insegnamento incancellabile.







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