Mercoledì 26 settembre 2018 - Udine, Dacia Arena - Udinese-Lazio 1-2

Da LazioWiki.

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26 settembre 2018 – Udine, Dacia Arena - Campionato di Serie A, VI giornata - inizio ore 19.00


UDINESE: Scuffet, Larsen, Troost-Ekong, Nuytinck, Samir, Fofana, Mandragora, Barak (73' Teodorczyk), Machis (67' Pussetto), Lasagna (86' Vizeu), De Paul. A disposizione: Nicolas, Musso, Opoku, Pezzella, Ter Avest, Wague, Behrami, D'Alessandro, Pontisso. Allenatore: Velazquez.

LAZIO: Strakosha, Wallace, Acerbi, Luiz Felipe (75' Bastos), Patric, Parolo, Badelj, Luis Alberto, Lulic (55' Durmisi), Correa, Caicedo (55' Immobile). A disposizione: Proto, Basta, Caceres, Marusic, Murgia, Cataldi, Leiva, Berisha, Milinkovic. Allenatore: S. Inzaghi.

Arbitro: Sig. Maresca (Napoli) - Assistenti Sigg. Carbone e Lo Cicero - Quarto uomo Sig. Ros - V.A.R. Sig. Chiffi - A.V.A.R. Sig. Preti.

Marcatori: 61' Acerbi, 66' Correa, 81' Nuytinck.

Note: ammonito al 42’ Lulic, all'81' Immobile e all'88' Durmisi per proteste, all'85' Badelj, all'85' Mandragora, all'86' Bastos, al 90'+1 Ekong tutti per gioco falloso, al 90'+4 Strakosha per comportamento non regolamentare. Angoli 6-4. Recuperi: 0' p.t., 6' s.t.

Spettatori: 19.455 di cui 6.429 abbonati per un incasso di Euro 314.449,00.


Wallace in azione
Foto Ansa
Milan Badelj
Foto Ansa
Una fase di gioco
Foto Ansa
Luis Alberto
Senad Lulic
Joaquin Correa
Patric
Francesco Acerbi
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Il tocco vincente di Francesco Acerbi
L'azione che porta Joaquin Correa alla marcatura
Foto LaPresse
Francesco Acerbi festeggiato dai compagni dopo la marcatura
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L'esultanza di Joaquin Correa dopo la rete segnata
Foto LaPresse

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Acerbi-Correa, lampi Lazio. L’Udinese si sveglia tardi. Doppio vantaggio biancoceleste nella ripresa con reti d’esordio. Reazione friulana e autorete di Badelj su sforbiciata di Nuytinck".

Continua la "rosea": Quante scommesse ha vinto Inzaghi da quando allena la Lazio? Il numero esatto non conta: comunque tante, e ieri l’ultima. Cinque uomini diversi rispetto alla squadra che contro il Genoa era finalmente sgorgata zampillando come ai tempi d’oro; tre uomini chiave in panchina: due (Lucas Leiva e Milinkovic) per 90’ e Immobile per quasi un’ora. La puntata sottintendeva una convinzione forte – identità a prescindere dagli uomini e più soluzioni rispetto all’anno scorso – e un fine chiaro: avere sabato forze più fresche per aggredire anche fisicamente la Roma. Che ora affronterà a +4, magari al terzo posto dietro Juve e Napoli. E avendo alle spalle il vento di 5 vittorie consecutive fra campionato e Europa: in Serie A non ne metteva in fila 4 da quasi un anno (ottobre 2017). Il verdetto di ieri parla della differenza fra una squadra già "fatta" e una che sta nascendo (bene). Fra chi ha un rapporto consolidato con la porta anche nelle giornate meno ispirate – due tiri veri in porta e due gol – e chi lo sta cercando. Fra chi sbaglia tutto sommato poco e chi fa errori individuali che pesano sull’economia della partita: il fallo di Machis da cui è nata la punizione di Luis Alberto spizzata da Wallace, respinta da Scuffet e raccolta in tap­-in da Acerbi quasi solo per il primo gol su palla inattiva della Lazio (1­-0); lo sbandamento di Larsen, puntato e bevuto da Correa per il 2­-0.

È successo tutto in 5’, gli unici in cui davvero l’Udinese ha perso solidità ed è arrossita di fronte alla qualità della Lazio: quel calcio da fermo di Luis Alberto era tagliato con il coltello e Correa in dribbling ha pettinato la palla come se stesse facendo un gioco di prestigio. Ma è difficile pensare che questa sconfitta possa far male alla crescita dell’Udinese, e anzi potrà rafforzarne l’autostima: perché ha reagito bene alla botta, e che i suoi ultimi 3 gol siano arrivati negli ultimi 15’ non deve essere un caso. Perché ha guardato negli occhi fino alla fine un’avversaria importante seguendo principi di gioco e non l’istinto, anche con criterio per quanto possibile nel bailamme dell’ultimo quarto d’ora, sfociato in una sagra dell’ammonito e della protesta. Perché dopo il 2­-1 in sforbiciata di Nuytinck deviato in modo decisivo da Badelj, ha messo i brividi alla Lazio sfiorando il 2­-2 almeno tre volte: con Teodorczyk; con l’ennesima puntata del tirassegno di Fofana (suoi 6 tiri su 12 dell’Udinese) contro Strakosha, il migliore dei suoi fino allo 0­-0 e già decisivo altre due volte su di lui e una volta su punizione di De Paul con un salvataggio di Parolo su Vizeu.

Detto a posteriori, l’Udinese avrebbe potuto far male alla Lazio già nel primo tempo. Velazquez, con Behrami in panchina per dare tregua al contachilometri, l’aveva disegnata alternando al 4­-4­-1­-1 un più raccolto 4­-1­-3­-1­-1 in caso di necessità: composta nel proporsi con la spinta costante di Samir e gli elastici di De Paul (soprattutto) e Machis verso Lasagna e poi pronta a ricomporsi in transizione. Nelle intenzioni anche un po’ più a immagine di Barak, tornato titolare: dunque senza un uomo fisso davanti alla difesa, perché Mandragora ha potuto schermare Correa senza bisogno di ancorarsi fisso alle spalle di Fofana; con massima libertà di avvicinarsi a Lasagna per il ceco, però ancora un po’ arrugginito in entrambe le fasi e quasi mai al posto giusto fra le linee. Proprio del buco che a volte si era venuto a formare sul centrosinistra del centrocampo bianconero la Lazio avrebbe potuto approfittare di più, se Badelj e Parolo fossero riusciti ad alzare di più pressione e ritmo e i due esterni non fossero rimasti un po’ troppo rintanati, regalando all’Udinese troppe superiorità nella terra di mezzo. È successo poi nella ripresa, quando Inzaghi si è giocato le fiche previste: e con Immobile a scompigliare più e meglio di Caicedo l’area avversaria, anche lo zigzagare di Correa e in aggiunta Luis Alberto sulla trequarti ha finalmente trovato gli sbocchi che hanno ferito, ma non ucciso, l’Udinese.


► Il Corriere dello Sport titola: "Acerbi-Correa gol. E' sempre più Lazio. Tutto nella ripresa. La prima rete laziale del difensore e il primo sigillo stagionale dell'argentino lanciano Inzaghi verso il derby. Continua la striscia positiva dei biancocelesti: 5ª vittoria consecutiva".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Una mano da poker, rischi compresi. Inzaghi s’è lanciato verso il derby con la Roma giocando le carte giuste e la Lazio, mai così piena di sorprese, ha centrato la quarta vittoria di fila in campionato (quinta se si aggiunge l’Europa League), sbancando il Friuli con il minimo sforzo e assorbendo il caos dell’ultimo quarto d’ora quando i friulani hanno tentato la disperata rimonta grazie alla rovesciata di Nuytinck finita in rete con la deviazione involontaria di Badelj. Troppo tardi per acciuffare il pareggio. La Lazio si era presa la partita con una zampata di Acerbi e la magia di Correa subito dopo il doppio cambio di Simone, deciso a sganciare Immobile a poco più di mezz’ora dalla fine. Pensando alla Roma, aveva lasciato in panchina il suo bomber confermando Caicedo accanto all’argentino ex Siviglia, a segno con un bellissimo gol al debutto da titolare. Il timbro di due nuovi acquisti nella serata in cui la Lazio si è concessa il lusso di lasciare in panchina Leiva e Milinkovic, poi di sostituire Lulic (ammonito) e togliere Luiz Felipe a un quarto d’ora dalla fine perché rientrava dopo un mese di stop. Hanno colpito la maturità e la pazienza della squadra biancoceleste. La profondità e la qualità della rosa hanno fatto la differenza. L’Udinese di Velazquez gioca un bel calcio e dal punto di vista fisico ha dominato, come testimoniano i contrasti, i duelli vinti (50 contro 35) e il ritmo altissimo tenuto sino all’ultimo minuto.

Davanti ha sbattuto sul muro laziale. Poco Lasagna, non l’ha presa neppure Teodorczyk. Fofana il più pericoloso: suoi 6 tiri (di cui 4 nello specchio) sui 12 totali dei friulani. Non solo perché mancava Immobile, la Lazio ha iniziato con un baricentro assai basso. Inzaghi non voleva concedere spazio alle ripartenze letali dell’Udinese. Velazquez aveva lasciato in panchina Behrami (bene Mandragora al suo posto) senza rinunciare ai suoi concetti: 4-1-4-1 cercando di sfruttare al massimo l’ampiezza, le corsie e i cambi di gioco per aggirare e colpire alle spalle gli esterni della Lazio. Barak e Fofana sembravano più reattivi rispetto ai mediani scelti da Inzaghi. Patric si è incollato a De Paul e gli ha lasciato poco respiro, ma Samir aveva possibilità di sganciarsi e ha provato subito a martellare la fascia sinistra scendendo sino alla linea di fondo. Sul versante opposto le sventagliate e i lanci lunghi provavano a innescare Machis, mai in partita. Il venezuelano è stato tenuto sotto controllo da Lulic e raddoppiato da Wallace. Più vivace Pussetto, entrato a metà ripresa e capace di puntare a ripetizione Durmisi creando diversi pericoli nel forcing finale. La squadra biancoceleste, senza concedere occasioni (tolta la punizione di De Paul), ha impiegato 25 minuti a venire fuori con il giro palla dei tre centrali e degli esterni. L’impatto di Correa sembrava essersi esaurito con due o tre strappi, Caicedo andava incontro alla palla e non riusciva a dettare il passaggio in profondità, Luis Alberto faticava da mezz’ala. Teneva la posizione e scambiava con Badelj. L’unica vera occasione da gol è arrivata quando si è inserito in area sfruttando il cross di Parolo.

All’intervallo la Lazio aveva riequilibrato il possesso palla (50%) tentando il tiro appena quattro volte con Parolo (2), Correa e Luis Alberto. Neppure una conclusione di Caicedo, troppo solo davanti. Molto meglio nella ripresa. Nemmeno Immobile ha tirato, ma Luis Alberto è salito in cattedra e ha cominciato a giocare un pallone dietro l’altro. Da un suo calcio di punizione è arrivato il gol di Acerbi e da un’altra sua iniziativa è nata la magia di Correa. El Tucu ha puntato Stryger Larsen, lo ha saltato inventando una specie di elastico e poi ha sparato nell’angolo in diagonale. Gol da applausi. Dopo aver sbagliato i più facili, gli è riuscito il più difficile. La Lazio stava gestendo con lucidità. Quella che manca a Bastos, troppo irruento e colpevole del fallo (a centrocampo) trasformato da De Paul nel lungo lancio per l’acrobazia di Nuytinck: 1-2. L’olandese volante ha rianimato l’Udinese scatendando l’assedio. L’ultimo quarto, con Maresca in piena confusione (5 gialli in 8 minuti, 7 negli ultimi 15), s’è rivelato una sofferenza indicibile. Tutti o quasi ci hanno messo l’anima, Badelj e Parolo anche qualcosa di più e alla fine Inzaghi ha festeggiato il poker con i tifosi della Lazio saliti al Friuli prima di tuffarsi verso il derby.


Il Messaggero titola: "Lazio, impresa da derby. I nuovi Acerbi e Correa firmano la vittoria dei biancocelesti in casa dell'Udinese: funziona il turn over in vista della Roma. Inutile la rete di Nuytinck nel finale. Immobile in campo solo per mezzora. Leiva e Milinkovic sempre in panchina".

Prosegue il quotidiano romano: La Lazio è forte nella testa e Inzaghi è bravo ad azzeccare i cambi. I biancocelesti vincono anche ad udine (2-1) infilando il quarto successo consecutivo, il quinto contando anche l'Europa League. Un risultato che conferma le ambizioni da Champions. Luis Alberto e compagni soffrono per oltre un tempo, tengono botta e al momento giusto piazzano l'uno-due, Acerbi-Correa, che ammazza le velleità bianconere. Eppure fino al 60' gli uomini di Velazquez mettono sotto i biancocelesti che faticano un po' ma non si sfaldano. Così come resistono al forcing finale dei padroni di casa che cercano il pari dopo il gol da copertina di Nuytinck. Alla fine ha ragione Inzaghi che cambia ancora una volta la Lazio. Nonostante le frasi di rito, era comprensibile che nella testa ci fosse principalmente il derby. Cinque le novità rispetto alla sfida di domenica con il Genoa. I dubbi sull'impiego di Radu contro la Roma hanno portato il tecnico biancoceleste a mandare in campo Luiz Felipe appena tornato da un guaio muscolare. Ancora un terzetto di difesa nuovo. Qualche sbandamento soprattutto all'inizio. L'Udinese è una squadra fisica e a centrocampo ha giocatori di gamba che s'inseriscono in continuazione.

La Lazio soffre maggiormente a sinistra dove Luis Alberto, schierato nel ruolo di mezz'ala, copre meno lo spazio e dà meno sostanza in fase di non possesso palla. Discorso diverso quando i biancocelesti attaccano: Correa, veloce e tecnico, salta spesso l'uomo, Caicedo offre ottime sponde per gli inserimenti di Parolo e dello stesso Luis Alberto. Entrambi si mangiano due gol di testa soli davanti a Scuffet. Per metà partita i biancocelesti girano a ritmi molto bassi facendo fatica a contenere l'Udinese che invece spinge insistentemente senza però trovare la via del gol. In più di un'occasione è la frenesia a tradire gli uomini di Velazquez che si sbraccia dalla panchina chiedendo più calma ai suoi. La ripresa si apre con un miracolo di Strakosha su un tiro di Fofana, tra i migliori in campo. Inzaghi si gira verso il suo staff e confabula con i suoi uomini: la Lazio non tiene bene il campo, sbaglia le ripartenze e arriva seconda sui palloni. E così pesca ancora dalle riserve: staffetta annunciata in avanti tra Caicedo e Immobile, poi ancora una volta è il derby a dettare legge perché Lulic è ammonito e così il tecnico manda dentro Durmisi.

Mossa indovinata, il danese conquista il fallo da cui nasce la prima rete in maglia laziale di Acerbi. Non benissimo Scuffet nell'occasione. Ed è sempre Durmisi a servire la palla a Correa che s'inventa il 2-0. Fondamentale l'aspetto mentale che non fa sbandare la squadra quando Nuytinck pesca il jolly in rovesciata riaprendo la gara. Qualche piccolo brivido ma la Lazio c'è e il risultato non cambia. E' una Lazio decisamente più matura rispetto allo scorso anno. Sa soffrire senza crollare. E poi c'è una panchina molto più lunga che sta aiutando il tecnico nella gestione delle forze. Cambia, alle volte stravolge senza più la paura di mettere in campo una formazione meno forte rispetto a quella titolare. Un grande vantaggio se si pensa che nella passata stagione sono stati proprio i pochi uomini a disposizione a tradirlo. Un successo importante contro una squadra in forma e difficile da affrontare. I biancocelesti volano a quota 12 punti. Punti e morale in vista della sfida infuocata di sabato pomeriggio contro la Roma.


► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Missione compiuta. Simone Inzaghi ha perso la voce, ma non gli è sfuggito un successo pesantissimo che gli consentirà di arrivare al derby con quattro punti di vantaggio sulla Roma. Si è sgolato e ha urlato come un ossesso nell’ultimo quarto d’ora quando l’Udinese stava tentando la rimonta. Tutto per colpa di un gol balordo. "E’ stata un'ingenuità, aspettavamo il fischio dell'arbitro, con un po' di attenzione in più avremmo evitato il caos finale e la mia voce ora sarebbe buona. Quel gol non va preso perché siamo una squadra esperta, dobbiamo rivederlo per non ripetere più lo stesso errore. Non vincere, dopo una partita così, mi sarebbe dispiaciuto. Abbiamo sofferto parecchio, gli ultimi dieci minuti più recupero sono stati movimentati". Simone ha spiegato le proteste dopo il gol in rovesciata di Nuytinck. "Un nostro giocatore era sulla palla, è stato allontanato dall'arbitro, a quel punto ci aspettavamo il fischio. C'è stata la protesta, non so chi abbia ragione, ma non dovevamo farci trovare impreparati. Strakosha l'avrebbe presa senza la deviazione di Badelj". La difesa, a parte quella distrazione, ha lavorato benissimo. E’ stata la notte del turnover e del gol capolavoro firmato da Joaquin Correa. Inzaghi era contento. "I giocatori chiamati in causa hanno risposto bene. Ho una buonissima rosa a disposizione, sono contento di quanto stanno facendo tutti".

Luis Alberto è lievitato nella ripresa, quando il ritmo dei friulani era sceso. "Già nella stagione passata aveva giocato ottime partite da mezz’ala, può ricoprire quel ruolo". Prima prodezza del Tucu. "Ha fatto un grandissimo gol, è forte, ha qualità e margini di miglioramento, gli piacciono gli spazi esterni, si sta abituando a giocare dentro il campo. Meritava il gol, a Empoli era stato sfortunatissimo, Marchetti con il Genoa gli aveva risposto con un miracolo. E’ uno che ci dà dentro, ci può dare una grossa mano". Neppure 48 ore e dovrà sfidare Di Francesco. "Ci arriviamo con una buona striscia. Dobbiamo recuperare forze ed energie, anche la Roma avrà gli stessi problemi. E’ una partita diversa rispetto alle altre. La Roma è forte e dovremo giocare al meglio. Ho buonissimi giocatori a disposizione, ce la metteremo tutta e vedremo cosa dirà il campo". Inzaghi non s’è sbilanciato sugli obiettivi della Lazio, salita a quota 12 punti. "Il campionato corre forte, non aspetta nessuno, dovremo mantenere la massima concentrazione. Noi vogliamo fare meglio dell’anno scorso, le aspettative si sono alzate e le avversarie si sono rafforzate". Il successo sull’Udinese lo ha riempito di contenuti. "I ragazzi sono stati bravi, non era semplice. Nel primo tempo non abbiamo preso ripartenze, poi abbiamo segnato i due gol meritatamente. Immaginavo che l’Udinese nella ripresa scendesse di intensità e siamo stati bravi ad approfittarne. Sono pericolosi, daranno fastidio a tante squadre". Turnover indovinato. "C'è grandissimo spirito di gruppo, sono tutti partecipi, è giusto con così tante partite. Ci sono giocatori che mi mettono in difficoltà nelle scelte. Cerco di coinvolgere tutti".


Lo sgobbone s’è messo a fare anche il goleador. Prendiamo fiato per ricontare il suo score: centotredici presenze in campionato, centoventinove comprese le coppe, quarantanove gol in serie A con quello di ieri. Francesco Acerbi, mister Stachanov, gioca e rigioca senza fermarsi dal 18 ottobre 2015. E non s’è mai limitato a timbrare il tabellino. Cercava rivincite a Udine dopo il gol regalato a Piatek contro il Genoa. E per rifarsi ha pensato bene di segnare in prima persona. L’ultima volta ci era riuscito nell’aprile 2017 contro la Sampdoria, si è ripetuto in Friuli. La gioia ricevuta, la gioia data. Acerbi, cuore d’oro, ha dedicato il gol ad amici speciali e al nipotino nascituro. Appena conclusa la partita il difensore-goleador ha aperto lo smartphone e scritto questo messaggio commosso su Instagram: "Volevo dedicare il gol a Emanuele e alla sua famiglia! Domani (oggi, ndi) si sposa e non posso esserci, mi piange il cuore. Per me è una persona importantissima. Un ragazzo d’oro che ama la sua famiglia ed è pieno di principi. Uomini come lui ne conosco veramente pochi e sono orgoglioso di far parte della sua famiglia e di essergli amico". Il post di Acerbi s’è trasformato in una lettera, eccola: "E’ un giorno importante per te, ma con il cuore e con la mente sarò lì al tuo fianco come sarò al fianco di Samuele al suo battesimo! Vi voglio bene. Dedico invece la vittoria al mio futuro nipotino che nascerà tra poche ore, Leonardo! Non vedo l’ora. Un ringraziamento speciale anche alla mia famiglia che è sempre al mio fianco, vi voglio bene. Forza Lazio, avanti tutta!". Avanti tutta con Acerbi, difensore tuttofare. Si è preso la Lazio subito, è entrato nel cuore dei tifosi. Vedetta intrepida e propositiva. Ha tutto per essere un idolo.

Riecco Patric tra i protagonisti. Dopo il rinnovo pensava ad un’annata da primattore e invece s’è ritrovato tagliato in Europa. Ha rigiocato ieri e l’ha fatto al massimo: "Non è facile non giocare per molto tempo, ma lavoro ogni giorno in allenamento per aiutare la squadra. La concentrazione è una delle mie qualità, trovo sempre la motivazione per allenarmi. Amo giocare e sono soddisfatto per la prestazione, sono stato all’altezza. Esterno o difensore? Sono ruoli diversi, l’anno scorso non mi aspettavo di giocare a tre dietro eppure ci sono riuscito. Mi sento meglio come quinto, l’importante è sempre il bene della squadra". Lo spagnolo e il gruppo: "Ogni anno siamo più forti, abbiamo una grandissima squadra per giocare le tre competizioni. Sono arrivati giocatori fortissimi quest’anno e chiunque scende in campo è forte allo stesso livello". Patric ha bloccato De Paul: "E’ un bravo giocatore, sono stato concentrato per fermarlo. Il derby? So cosa vuol dire per i laziali dopo quattro anni a Roma, è una partita molto importante per noi e anche i nuovi l’hanno capito. Siamo pronti, ora cominceremo a pensare a questa sfida. Vogliamo portare a casa altri tre punti!". Il segreto della nuova Lazio è qui: "Anche chi gioca di meno è sempre pronto a fare il suo, questo fa la differenza. Anche quando non sono in campo mi piace stare vicino alla squadra. Possiamo battere tutti. Si è parlato di problemi nello spogliatoio dopo le prime due sconfitte, ma non è così. Restiamo uniti anche quando perdiamo ed è per questo che siamo riusciti a vincere cinque partite di fila".


Questo è calcio ballato, questo è stile. C’era proprio voglia di un suo ballo e del suo gran gol. Le scintille della classe sono state sprigionate da quelle finte, da quel dribbling, da quel tiro radente: "Devo dire che il gol è stato molto bello". Se l’è detto da solo, il Tucu Correa. E ha ragione. Stuzzica i palati più fini, ha celestiali optional, finalmente li ha mostrati. Il suo bel gol ha gonfiato i cuori dei laziali presenti a Udine e quelli sparsi ovunque. E’ stato un gol da artista, da incantatore. Correa ha iniziato a fabbricare prodigi alla prima da titolare, nell’occasione giusta, appena Inzaghi l’ha promosso dopo averlo fatto aspettare, nella settimana del derby: "Già stiamo pensando al derby, è la partita più importante per noi. Dobbiamo riposare per essere tutti al 100%, per essere a disposizione di Inzaghi". Parla da laziale Correa, ha già capito come va la vita romana. Il Tucu, con la sua magia, ha caricato ancora di più l’ambiente biancoceleste: "Mi aspetto un grande ambiente sabato e sono ansioso di far parte di questa grande sfida. Dovremo cercare di esprimere il nostro calcio e dare il 110%. Così potremo fare bene". Il calcio di Correa è un calcio sublime, fatto di tocchi sopraffini, di dribbling pensati e realizzati creando armonia tra le giocate. Inzaghi ha iniziato a far convivere Correa e Luis Alberto piazzandoli in attacco (il Tucu) e a centrocampo (il Mago). Sono amici, non sono acerrimi rivali. Si sono affiatati subito e in campo cercano di aiutarsi: "Sono felice per tutto il sostegno che mi hanno dato i compagni nelle settimane in cui non ho giocato molto - ha detto l’argentino - ringrazio loro per l’appoggio. Luis Alberto è un grande amico, al mio arrivo mi ha fatto sentire a casa. Possiamo giocare insieme. Non c’è nulla di male se uno dei due non gioca".

Correa ha aspettato il giorno giusto, s’è fatto trovare al posto giusto al momento giusto. Ha puntato Stryger Larsen, l’ha ubriacato, l’ha rivoltato con quello slalom, l’ha fatto diventare un birillo: "Sono contento sia per la vittoria che per il gol, lo cercavo dall’inizio della stagione. Tutti, in gruppo, si allenano bene, anche chi gioca meno. E a Udine si è visto. Abbiamo corso fino alla fine, abbiamo fatto una partita molto buona. Anche se dovevamo gestirla meglio nel finale". Correa è felice perché il suo gol ha regalato una vittoria pesante, su un campo difficile. Perché tutti, lui in primis, aspettavano il primo acuto. Perché deve far dimenticare Felipe. Ha dimostrato di avere fibre prodigiosamente reattive, può fare ancora di più, lo sa bene: "Uno si aspetta sempre di aiutare la squadra con le proprie giocate, vale anche per me. Voglio citare ancora una volta Luis Alberto, abbiamo parlato in campo, io mi sono abbassato quando lui aveva tanti uomini addosso, per fortuna ci è riuscito tutto bene". Il Tucu, da seconda punta, non ha molta esperienza, la farà giocando: "Al Siviglia non ho giocato molto in questa posizione, ma l’ho fatto in Nazionale. Mi piace molto, ma devo migliorare, posso aumentare l’intesa coi compagni e fare ancora di più". Cosa aspetta Correa si vedrà in settimana, forse di nuovo la panchina. Inzaghi ha scoperto nuove armi tra il match con l’Apollon e il match di Udine, passando per la gara col Genoa. All’appello mancava il Tucu, ha risposto presente ieri. Per l’argentino è stato il 4° gol in A: l’ultimo era datato gennaio 2016 (al Bologna). Quasi tre anni dopo il campionato italiano ha rivisto all’opera l’artista Correa. Da poeta del tempo libero a poeta a tempo pieno.



Galleria di immagini sulle reti della gara
Francesco Acerbi porta in vantaggio la Lazio
Il raddoppio di Joaquin Correa
La rete friulana



La formazione biancoceleste:
Strakosha, Wallace, Caicedo, Badelj, Acerbi, Correa, Luis Alberto;
Parolo, Luiz Felipe, Patric, Lulic
La formazione iniziale biancoceleste in grafica





► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica




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