Martedì 9 dicembre 2003 - Praha, Letna Stadion - AC Sparta Praha-Lazio 1-0

Da LazioWiki.

Stagione

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9 dicembre 2003 - 3073 - Champions League 2003/04 - Fase a gruppi, girone G, gara 6

SPARTA PRAHA: Blazek, Pergl, Hubschman, Johana, Labant, Poborsky, Kovac, Zelenka, Michalik (73' Kincl), Sionko (89' Jun), I.Gluscevic (85' Jezek). A disposizione: Spit, Flachbart, Homola, Zboncak. Allenatore: Kotrba.

LAZIO: Peruzzi, Stam, Negro, Fernando Couto, Favalli (89' Sergio Conceicao), Fiore, Albertini, Stankovic, Gottardi (53' Liverani), Corradi, Muzzi (73' S.Inzaghi). A disposizione: Sereni, Zauri, Oddo, Dabo. Allenatore: Mancini.

Arbitro: Sig. Cortez Batista (Portogallo).

Marcatori: 90' Kincl.

Note: ammoniti Corradi e Stankovic per gioco falloso. Recuperi 1' p.t. 3' s.t.

Spettatori: 20.000 circa.


Il biglietto della gara
La formazione dello Sparta
La delusione di Bernardo Corradi
Un'azione della gara
Dejan Stankovic in azione
Demetrio Albertini contrasta un avversario
Bernardo Corradi in azione
Un fotogramma della gara

Il Corriere della Sera titola: "La delusione. Lazio, le vie di Europa sono finite. Sconfitta a Praga: fuori anche dall'Uefa. Mancini: 'Arrabbiato con chi ha dato poco'."

Continua il quotidiano: La Lazio è fuori dall'Europa che conta, leggi Champions League, e anche da quella di scorta, ovvero la Coppa Uefa. Finisce tristemente quarta nel girone, non sfrutta la sportività del Chelsea che batte il Besiktas sul campo neutro di Gelsenkirchen, rendendo inutile anche la "furbata" dei tifosi turchi che inondano il campo di carta igienica tra primo e secondo tempo per ritardare di sei minuti l'inizio e avere così il vantaggio di far finire prima la gara di Praga. Sembra incredibile ma a passare il turno è proprio lo Sparta, la più povera e probabilmente la più debole delle quattro squadre, quella che ha come punta di diamante l'ex avvelenato Karel Poborsky, che simbolicamente batte la punizione a tempo scaduto che innesca il gol di testa di Kincl che manda i ceki al secondo turno. Anche qui, volendo guardare la partita in controluce, c'è qualcosa di simbolico. Kincl era all'ultima partita con la maglia dello Sparta: il campionato ceko adesso è fermo per la pausa invernale e lui firmerà per lo Zenit di San Pietroburgo. È stato decisivo nel bene mentre, dall'altra parte, Dejan Stankovic non è riuscito a fare altrettanto.

Anche lui era probabilmente all'ultima partita con la Lazio, ma ha fallito almeno due occasioni clamorose che avrebbero qualificato i biancocelesti al prossimo turno e, forse, cambiato anche il suo destino. La sconfitta della Lazio (ma anche il pareggio non avrebbe cambiato nulla, avrebbe solo qualificato il Besiktas al posto dello Sparta) lascia altre ferite aperte, legate alle scelte di formazione di Roberto Mancini, che ha sorpreso tutti mandando in campo Guerino Gottardi, che non giocava una partita intera dal dicembre 2002, Empoli-Lazio 1-2 di Coppa Italia. La sua ultima presenza ufficiale era del 24 maggio 2003, solo 19 minuti in Udinese-Lazio 2-1, ultima di campionato, con i biancocelesti in gita, in quanto già aritmeticamente quarti e qualificati per questa amara Champions League. Gottardi non ha demeritato, ma chissà cosa hanno pensato Simone Inzaghi, Oddo e Zauri, lasciati in panchina. Soprattutto il primo, che in Champions League aveva segnato tre gol (due proprio all'andata contro lo Sparta, rimontato da 0-2 a 2-2) e che era già stato tenuto fuori da Mancini in altre sfide importanti come il derby e la vittoria di sabato scorso contro la Juve. Per onestà di cronaca, va detto che la Lazio scelta da Mancini ieri sera meritava di vincere, visto che ha sprecato molte occasioni (22', Stam alto di testa su corner; 39', Stankovic molle su torre di Corradi; 42' ancora Stankovic che non controlla in contropiede da solo; 61', salvataggio miracoloso di Hubschman che chiude su Corradi a botta sicura) e anche colpito un clamoroso palo con Albertini al 68'.

Purtroppo per Mancini, però, i risultati sono per un allenatore il metro decisivo di giudizio e la Lazio è fuori dalla Coppa e con il muso lungo. Ora bisogna ripartire, ma non sarà semplice tenere unito lo spogliatoio, soprattutto adesso che le partite saranno poche. E in particolare dopo i giudizi di Mancini, furente nel dopopartita: "Se non si ha cuore è meglio restarsene a casa". Questa la prima accusa. Sulla seconda è facile individuare nomi e cognomi: "Sono molto arrabbiato con chi è entrato e ha fatto pochissimo: chi sta in panchina deve essere ancora più concentrato di chi gioca dall'inizio". E' evidente il risentimento di Mancini nei confronti di Simone Inzaghi. Lo Sparta ha vinto con le armi dei poveri: il pressing e l'aggressività nel primo tempo, la capacità di soffrire contro un avversario molto più forte nel secondo tempo, il coraggio di buttarsi tutti avanti all'ultima occasione, quando da Gelsenkirchen era arrivata la notizia del Chelsea in vantaggio. Alla Lazio resterà sempre un rimpianto: aver regalato troppi punti in casa e aver regalato allo Sparta il primo tempo. Forse la squadra, stanca e acciaccata Sabato 6 dicembre 2003 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 2-0|dopo il trionfo]] con la Juve non aveva 90' al massimo nelle gambe. Ma con i forse non si fa strada.


La Repubblica riporta:

La Lazio in un sol colpo si ritrova fuori dall coppe cedendo al 93' allo Sparta. Gara generosa ma sfortunata dei biancocelesti che dopo aver sfiorato almeno 3-4 volte la rete nella ripresa (tra tutti merita una citazione il palo di Albertini) hanno finito per non trovare più le forze per vincere. E in pieno recupero hanno addirittura ceduto l'intera posta agli avversari in un finale convulso. I migliori in campo: Fiore e Stankovic nella Lazio, Zelenka e Poborski nello Sparta.


Il sito web "Uefa.com" commenta così la gara:

Finisce l'avventura europea della S.S. Lazio che perde a Praga e vede così sfumare anche la qualificazione alla Coppa UEFA. La banda di Robero Mancini avrebbe dovuto vincere - e confidare in un risultato positivo del Chelsea - per passare il turno. Ma al triplice fischio finale è l'AC Sparta Praha a festeggiare l'inaspettata qualificazione agli ottavi di UEFA Champions League. Non sembrava avere dubbi Mancini alla vigilia. "Possiamo farcela", andava ripetendo l'allenatore marchigiano. Ma nella capitale ceca la prestazione della Lazio, pur generosa e combattiva, non è stata assistita della dea bendata. I biancocelesti hanno sì attaccato per gran parte dei 90' ma non hanno trovato la stoccata vincente, un po' per demeriti propri (imprecisione nelle conclusioni) un po' per sfortuna. Prima della gara Mancini si era rifiutato di anticipare la formazione per mantenere alta la concentrazione tra i suoi. Assenti gli infortunati Giuliano Giannichedda e Claudio Lopez, entrambi sofferenti per uno stiramento, l'allenatore biancoceleste decide di sostituirli con Guerino Gottardi e Roberto Muzzi, disponendo i suoi con il classico 4-4-2. A centrocampo, liberi di offendere, Stefano Fiore e Dejan Stankovic. Nel gelo di Praga, dove la temperatura oscilla tra il meno due e lo zero, è dei padroni di casa la prima occasione. Percussione centrale di Libor Sionko che conclude dalla distanza. Angelo Peruzzi non ha difficoltà a bloccare. Mancini aveva chiesto ai suoi una gara attenta ed equilibrata. Una tattica accorta, per attaccare senza andare allo sbaraglio.

E così si presenta la Lazio nei primi minuti, padrona del campo, ordinata, per nulla frenetica. Alla mezz'ora l’occasione più chiara di tutta la gara. Da una mischia in area ceca la palla giunge a Stankovic che spreca malamente. Il centrocampista avrebbe tutto il tempo per stoppare ma preferisce un improbabile, quanto goffa, conclusione al volo che viene respinta dall'estremo difensore dello Sparta. La chiusura del primo tempo è tutto di marca laziale. Fiore innesca Stankovic che controlla male, la palla termina sui piedi di Muzzi che di prima intenzione calcia forte ma impreciso. Poi è nuovamente Stankovic a cercare la via del gol, ma senza successo. Il primo tempo si chiude lasciando la sensazione che Lazio sia ad un passo dall'impresa. Come una grande squadra la Lazio rientra in campo abbandonando ogni cautela e stazionando costantemente nella metà campo avversaria. Nonostante l'effervescenza dei due attaccanti (Corradi troppo nervoso), i biancocelesti sfiorano il gol con Stankovic che di piatto conclude di poco a lato. Quindi è Demetrio Albertini, esemplare la sua gara per ordine e disciplina, a colpire il palo con un destro dai 30 metri. Dopo 30' del secondo tempo lo Sparta si rende nuovamente pericolosa con un tiro di prima intenzione di Igor Glušcevic che va a sbattere contro la traversa. La Lazio non smette di crederci e si spinge generosamente in avanti, ma manca di lucidità e comincia ad accusare la stanchezza. Sono le avvisaglie della resa. E a tempo scaduto ecco addirittura la beffa. Punizione dalla trequarti dell'ex Karel Poborský e deviazione di testa di Marek Kincl che anticipa l'uscita di Peruzzi. Per Mancini un finale amarissimo.