Martedì 29 novembre 1994 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Napoli 1-0

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29 novembre 1994 - 2628 - Coppa Italia 1994/95 - Quarti di finale - gara d'andata

LAZIO: Marchegiani, Negro, Favalli (82' Bacci), Di Matteo, Cravero (85' Bergodi), Chamot, Rambaudi, Venturin, Casiraghi, Winter, Di Vaio. A disp.: Orsi, De Sio, Colucci. All.: Zeman.

NAPOLI: Taglialatela (36' Di Fusco), Cannavaro (I), Tarantino, Bordin (75' Lerda), Pari, Cruz, Pecchia, Boghossian (46' Altomare), Agostini, Carbone, Rincon. A disp.: Matrecano, Policano. All.: Boskov.

Arbitro: Nicchi (Arezzo).

Marcatori: 29' Winter.

Note: ammoniti Casiraghi e Di Matteo per la Lazio, Pecchia, Cannavaro, Tarantino e Bordin per il Napoli. Calci d'angolo: 7-3.

Spettatori: 8.492 con un incasso di £. 196.555.000.

Lazialità di dicembre 1994
Il goal risolutivo di Winter

Avverte l'obbligo di tirarsi su, dimostrare che dal derby non è stato sconvolto perfino il suo quadro genetico. Ma senza Boksic, Signori e Fuser, la Lazio versione Coppa Italia trova appena una rete consolatoria e non ripristina gli automatismi del 16 ottobre scorso, quando l'opposizione napoletana non valeva certo questa formazione "boskovita". Oppure nello stadio Olimpico semivuoto (bloccati 20 ultrà e 3 trasferiti in questura quali presunti responsabili dei disordini di domenica) pesano le mortificazioni interiorizzate, che portano frenesia semplificando l'attività di Cruz, spaziante dietro tre marcatori come Cannavaro, Pari e Tarantino, insensibili al momento laziale. Apprezziamo lo sforzo improduttivo, fino al gol liberatorio "griffato" Winter, con movimenti e tagli giusti solo prima dei sedici metri, come se l'immutabile 4-3-3 zemaniano, quando decantato, quando stroncato, stesse scongelando calcio affidabile fra troppe diffidenze. Qui, semmai, manca la forza dei nervi distesi, "rubata" dai romanisti. Il Napoli ne approfitta compatto e sbrigativo negli scolastici disimpegni. Il comportamento dei partenopei sottintende desideri non smodati: "murare" d'anticipo Casiraghi, Rambaudi e Di Vaio, presidiare le corsie con l'imbottitura Tarantino, Pari, Rincon, Bordin, salvo consegnare sparati a Carbone, tenuto largo verso Negro, provviste per rifiniture pro Agostini, che scatta e sgomita solitario. Pia illusione: compattati per allontanare guai dalla propria area, i guastatori del Golfo in assurda maglia arancione, placheranno le risibili velleità offensive giusto tramite una mazzata Rincon scaricata fuori, mentre tenere l'iniziativa quasi terapeutica significherà per la Lazio rimuovere via via certi tormenti. Tuttavia, dalla punizione d'avvio, accanto al palo del rinfrancato Favalli, che gode di libertà propositive lungo l'out abituale, si arriva senza emozioni all'azione del vantaggio, che Cravero spalanca dettando il lancio smarcante a sinistra, oltre Tarantino, sul piede buono del baby Di Vaio. Che avvistato l'avanzante Winter, gli recapita in velocità la proposta da chiudere con rasoterra imparabile. Alleluja, si consolano i tifosi veri sugli spalti, dimenticando gli spezzettamenti precedenti, le botte date e ricevute in campo, l'imbottigliamento d'ogni intenzione nell'asfissiante 3-5-2 napoletano. E Boghossian esce intronato, con il naso pesto da un avvitamento aereo attorno a Favalli; e Taglialatela azzardata un'uscita da kamikaze si ritrova dolorante, quindi porta a disposizione di Di Fusco. Sta finendo la prima frazione, quando Cannavaro vola in spaccata, incursore Favalli, terminale Rambaudi, ad evitare il dispiacere immediato al nuovo arrivato. Di Fusco oppone ad ogni modo pugni saldi sulla sventola successiva di Di Matteo innestato da Venturin e intralciato un po' da Pecchia, che pare preludere ad una ripresa laziale straripante occasioni, profittando di avversari ancora rinunciatari. Invece no. Invece il Napoli apporta un po' a scoppio ritardato le correzioni d'ogni squadra italianista che intende rimontare. E scopre la zona laziale sbilanciata, senza paracadute. Affiorano brividi da derby soprattutto quando Carbone, meglio assistito da Bordin e dal redivivo Pecchia, si procaccia il calcio piazzato svariando in dribbling sulla trequarti di sinistra. L'esecuzione del "Maradoncino" è una ghiottoneria per la testa di Agostini, che invece inghiotte il gol quasi fatto. Beh, il Napoli adesso insiste, propone interscambi avanzati e di lì a poco manda ancora in tilt l'accoppiata Chamot-Cravero: Pecchia apre lo spazio, Carbone rifinisce per la galoppata Agostini vanificata dallo sproposito conclusivo. Riaffiorano incubi laziali. Lasciato Boghossian negli spogliatoio, il Napoli affida alle verticalizzazioni di Pecchia le possibilità di pareggiare. Chamot ora arranca dietro Rincon, s'arrangia. Corner, Carbone pesca Cruz, che appoggiato su Rambaudi vanifica l'incornata gol. Reagisce la Lazio stremata, mentre Zeman esce dal campo due minuti prima della fine, e cava fuori una schiacciata Casiraghi con salvataggio di Cruz. Resta così l'1-0 poco rassicurante, aspettando il "rendez vous" napoletano.

Fonte: Corriere della Sera