Lunedì 5 maggio 2014 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Hellas Verona 3-3

Da LazioWiki.

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5 maggio 2014 - Campionato di Serie A - XXXVI giornata - inizio ore 19.00

LAZIO: Berisha, Konko, Biava, Cana (82' Alvaro Gonzalez), Radu, Biglia (73' Klose), Ledesma, Lulic, Candreva (81' Felipe Anderson), Mauri, Keita. A disposizione: Strakosha, Guerrieri, Pereirinha, Dias, Ciani, Onazi, Kakuta, Perea. Allenatore: Reja.

HELLAS VERONA: Rafael, Pillud, Moras, Marques, Albertazzi, Sala (81' Gomez), Donadel (71' Cirigliano), Halfredsson, Iturbe, Toni, Marquinho (71' Romulo). A disposizione: Nicolas, Borra, Cacciatore, Agostini, Donsah, Gonzalez, Rabusic, Cacia. Allenatore: Mandorlini.

Arbitro: Sig. Mazzoleni (Bergamo) - Assistenti Sigg. Ghiandai e Di Fiore - Quarto uomo Sig. Vuoto - Assistenti di porta Sigg. Russo e Calvarese.

Marcatori: 30' Keita, 37' Marquinho, 60' Lulic, 69' Iturbe, 83' Romulo, 93' Mauri.

Note: espulso Lulic all'86' per gioco scorretto e Albertazzi al 93' per doppia ammonizione (entrambe per gioco scorretto). Ammoniti Radu, Iturbe, Donadel, Marquinho, Halfredsson per gioco scorretto, Rafael per comportamento non regolamentare. Il portiere veronese Rafael ha parato a Mauri un calcio di rigore al 93' il quale ha, comunque, realizzato la rete del 3-3 sulla ribattuta. Angoli: 10-6. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.

Spettatori: 12.000 circa.


Un momento della partita
Keita Balde Diao
Stefan Radu ed Alvaro Gonzalez
Una fase di gioco
Stefano Mauri
Abdoulay Konko
Senad Lulic
Giuseppe Biava intercetta un pallone
Antonio Candreva
Cristian Ledesma
Il biglietto della gara

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Rigore Lazio, furia Verona. Così il 3-3 è un doppio k.o.".

Continua la "rosea": Lazio e Verona pareggiano, esultano tutte le altre pretendenti all’Europa League. Che ora hanno due avversari in meno con cui fare i conti. Il rocambolesco 3-3 dell’Olimpico finisce infatti con l’eliminare dallo sprint europeo tanto i romani quanto i veronesi, cui ora servirebbe un miracolo per farcela. Ma se la Lazio ha poco da recriminare, perché dopo aver retto bene il confronto per un’ora, crolla letteralmente nell’ultima mezzora, il Verona giustamente non si dà pace. Perché dopo aver sprecato, con Toni, la palla del 4-2 subisce il 3-3 nel recupero per un rigore che non c’è. L’episodio che toglie ai veronesi i tre punti e spegne i loro sogni di un ritorno in Europa dopo quasi trent’anni arriva in coda a una partita in cui succede tutto e il contrario di tutto. Pieno recupero: la Lazio, in dieci per l’espulsione di Lulic, tenta l’ultimo assalto con un lancione di Mauri per Klose: Albertazzi sfiora soltanto il tedesco (entrato nel finale) che si lascia cadere. Per Mazzoleni è rigore, che Mauri si fa parare da Rafael, ma poi ribadisce in rete sulla respinta del portiere. Il Verona non ci sta (Mandorlini in particolare) e non ha tutti i torti, ma deve anche prendersela con se stesso per aver gettato alle ortiche una vittoria costruita con sapienza e poi sciupata in uno sciagurato finale in cui non riesce a controllare la gara nonostante la superiorità numerica. Ancora una volta quella di Mandorlini si rivela una squadra double face. Solida e imprevedibile quando propone gioco, inaffidabile in difesa.

Con un pizzico di attenzione in più e senza la decisione finale di Mazzoleni porterebbe comunque a casa una vittoria tutto sommato meritata. Perché dopo aver subito la Lazio, esce molto bene nella ripresa, specie dopo che Mandorlini la corregge inserendo Romulo e Cirigliano per Marquinho e Donadel. L’ex romanista esce dopo aver dato tutto: il gol dell’1-1 e tante accelerazioni con cui mette puntualmente in crisi la retroguardia laziale. Ancora più determinante, dalla parte opposta, Iturbe. L’argentino, in dubbio fino alla vigilia, non solo gioca, è anche il migliore in campo. Suo il gol del 2-2, sue le iniziative più interessanti. Compresa quella, poi rifinita da Romulo (autore del gol del sorpasso), che Toni si fa parare da Berisha allo scadere sul 3-2. Giornata-no per il cannoniere che già in precedenza aveva sprecato due ottime palle-gol, una sullo 0-0, l’altra sul 2-2. Un passaggio a vuoto, uno dei rari in questa annata straordinaria per Toni, che costa caro al Verona. La Lazio ha molto meno da recriminare. Quella col Verona è per i romani la fotocopia degli altri spareggi europei giocati all’Olimpico con Parma e Torino. Due volte in vantaggio (proprio come con emiliani e granata) e per due volte raggiunti e poi crollati nel finale. Ma capaci comunque, in tutte e tre le occasioni, di un colpo di reni nel recupero, che col Parma aveva fruttato la vittoria per 3-2 e con Toro e Verona due 3-3. Partite dagli esiti troppo simili per essere semplici coincidenze. La verità è che questa Lazio ha un’autonomia di un’ora al massimo. Ma soprattutto paga la incapacità di gestire i vantaggi. La fase difensiva, un tempo fiore all’occhiello di Reja, è andata a farsi benedire (12 gol subiti nelle ultime 6 gare). Anche per certe scelte dello stesso tecnico. Come quella di schierare un centrocampo privo di incontristi. Il gol di Mauri evita la sconfitta, ma a meno di miracoli non basterà a regalare a Lotito la quarta qualificazione di fila in Europa.


Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio perde colpi nella corsa all’Europa. Avanti con Keita e Lulic, finisce sotto 2-3, pareggia ma non basta".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: In un altro momento della stagione avrebbero avuto magari motivo di sorridere davanti a un 3-3 come questo dell’Olimpico, pieno di cose e di casi, ma nell’incredibile scontro verbale a fine gara tra Madorlini e Reja, in mezzo al campo davanti a un Mazzoleni ammutolito, c’era tutta la rabbia per un pari che non serve a nessuno dei due. Doveva vincere la Lazio, doveva vincere il Verona, come avevano fatto domenica Torino, Parma e Milan, ormai un fiato dietro l’Inter, tutte a caccia di un posto utile per l’Europa League. Invece Lazio e Verona restano le ultime due squadre della parte sinistra della classifica, a quota 53, posizione non certo ideale per lo sprint finale europeo. Quello più imbufalito era il tecnico veronese, scatenato contro la scelta dell’arbitro di concedere un rigore generosissimo a Klose, toccato da Albertazzi, in pieno recupero. E’ stato l’episodio che ha chiuso il match, nonostante Rafael avesse ribattuto inizialmente il tiro dal dischetto di Mauri, lesto subito però a ribattere in gol. Reja per parte sua ha urlato al collega di riguardarsi l’espisodio del primo tempo in cui era stato ingiustamente annullato il possibile 2-1 di Biglia per un presunto fallo di Lulic su Pilloud. Lulic espulso per un fallaccio si Iturbe a cinque minuti dal termine. Insomma, una rumba.

Resta il risultato, tanto roboante quanto poco produttivo. La sensazione forte è che la Lazio, attesa adesso a Milano dall’Inter, abbia buttato via una occasione chiave, denunciando i limiti di tenuta mentale noti, che non le permettono di mantenere concretamente alcun vantaggio. In questo caso per due volte i biancocelesti hanno segnato per primi, con Keita (30′ pt) e Lulic (15′ st), subendo le rimonte di Marquinho (37′ pt) e del fenomenale Iturbe (24′ st), prima di trovarsi addirittura sotto per un gol di Romulo (37′ st), appena entrato, propiziato da una incredibile dormita di Radu. E dire che inizialmente sembravano ipnotizzate dal brutto derby milanese, Lazio e Verona: totale assenza di ritmo, come se l’Europa non interessasse loro. Mauri troppo arretrato toglieva profondità, Biglia soffriva in modo eccessivo il volitivo Halfredsson, finendo per disfare quello che di buono provava a fare Ledesma. Dietro Biava e Cana si mettevano nel cono d’ombra di Toni, mentre Konko pativa le rare ma improvvise giocate di Marquinho. Difficile trovare spazi nella doppia linea a difesa di Rafael, organizzata dai veronesi.

Poi alla mezzora la Lazio brillantemente è passata in vantaggio con un’azione bellissima, che ha sorpreso il Verona, pure schierato, veloce nella costruzione verticale impostata da Ledesma, perfetta nel gioco senza palla di Candreva e Keita, uno a sinistra l’altro a destra, il primo trovato dalla rifinitura di Mauri (innescato dall’italo-argentino), e subito pronto a trovare il giovane ispano-senegalese, freddo e chirurgico nel tocco dell’1-0, suo quinto centro in campionato. E’ qui, ovviamente, che il match si è acceso. Rapido pareggio di Marquinho e immediato contro-break laziale (Biglia) annullato ingiustamente come detto. Mandorlini è stato il primo a mettere mano al suo Verona, trovatosi nuovamente sotto al 15′ della ripresa grazie a una veloce azione Keita-Lulic: dentro Cirigliano e Romulo, che cambiano l’equilibrio del match. Arriva subito il nuovo pari veronese, merito di Iturbe (24′), stavolta il Verona prende il comando del gioco, dimostrando migliore gamba. Reja tarda forse nei cambi, dopo l’ingresso di Klose, e subisce il sorpasso di Romulo su "assist" di Radu. Sembra fatta per Mandorlini, sotto i cui occhi avviene il fallo da rosso di Lulic su Iturbe, prima che Toni fallisca due occasioni da gol allo scadere. E alla fine la Lazio agguanta il pari grazie al rigore di Mauri, ma resta lontana dall’obiettivo Europa.


Il Messaggero titola: "Lazio, l’Europa è lontana".

Prosegue il quotidiano romano: La Lazio saluta l’Europa con un deludente pareggio che è lo specchio della stagione. Stecca clamorosamente l’appuntamento, che può alimentare le speranze di qualificazione, confermando i gravi limiti tecnici e strutturali di una squadra senza gioco e senza calciatori di carisma. I biancocelesti non riescono nemmeno a sfruttare la possibilità di trovarsi 2 volte in vantaggio e vengono ridimensionati da un avversario che sa stare meglio in campo e che si muove "da squadra", con schemi precisi e capacità di colpire. Il pareggio mortifica soprattutto le speranze europee degli scaligeri, che sprecano troppo sotto porta e vengono puniti da un rigore generoso accordato da Mazzoleni nella fase di recupero. Il 3 a 3 è la fotocopia di Lazio-Torino, non soltanto nel punteggio. Due volte avanti, due volte raggiunta e quando gli ospiti segnano il gol che li illude arriva, proprio in extremis, il pari. Due sfide da vincere che producono appena 2 punti e che condannano la Lazio a restare fuori dal calcio che conta. Reja non si accorge delle difficoltà del centrocampo, ritarda i cambi e perde il duello con Mandorlini, che attinge dalla panchina risorse decisive e con il quale ha un acceso diverbio alla fine. Il tecnico goriziano, inoltre, lascia troppi spazi all’incontenibile Iturbe che fa quello che vuole, in virtù di una classe cristallina, che lo staglia nettamente al di sopra della mediocrità generale. E’ lui il faro della serata, l’elemento che catalizza il gioco e lo indirizza a suo piacimento. Fa impazzire Radu, che lo controlla da vicino, e quelli che cercano di frenarne l’incedere elegante.

La Lazio stenta a fare la partita, troppo lenta nella circolazione della palla, compassata nei ritmi al cospetto di un avversario che, con Marquinho a destra e Iturbe a sinistra, copre molto bene le corsie esterne. Reja allora inverte le fasce di Candreva e Keita e chiede a Mauri maggior movimento. Però la mancanza di un centravanti di ruolo pesa nell’economia del gioco, che raramente diventa incisivo. Il Verona, che recita uno spartito collaudato, fatto di fraseggi e rapidità nei movimenti, va spesso a raddoppiare sul portatore di palla, pressa alto, chiude gli spazi ed è temibile nelle ripartenze anche perché Konko e Radu sono in difficoltà nelle marcature. I "vecchietti" Biava e Toni danno vita a una sfida interessante con la punta che si divora la più solare delle palle-gol calciando a lato un prezioso assist di Haldredsson. La Lazio impiega metà tempo a impugnare la gara e passa in vantaggio con un’azione impostata bene da Ledesma, alimentata da Mauri e rifinita da Candreva per l’algido Keita. Tutto bello, da applausi. I biancocelesti non sanno gestire il vantaggio e la situazione tattica favorevole e concedono agli scaligeri il pareggio dopo appena 7 minuti: 3 difensori guardano Marquinho che prende la mira e quando Biava si decide a contrastarlo è ormai tardi perché il diagonale rasoterra s’infila senza che l’incerto Berisha riesca a deviarlo. La sfida abbandona ogni alchimia tattica e decolla, con i veneti che confermano tutte le gravi carenze difensive e con Biglia che segna un gran gol, annullato per un precedente fallo di Lulic.

Il secondo vantaggio di Lulic, che sfrutta una prepotente incursione in piena area, sembra l’episodio che può decidere il match. Ma anche la Lazio è fragile in difesa e vanifica, con errori marchiani, tutto quello che produce in attacco con l’inesauribile Candreva e con i guizzi di Keita. Così Iturbe firma il due pari, su passaggio di Sala, nel cuore di una retroguardia imbalsamata. La difesa biancoceleste, dopo aver rischiato il tracollo su Moras (fuori), Toni (parato) e Albertazzi (palo esterno), compie un autentico capolavoro d’ignavia con Radu protagonista assoluto. Il rumeno lascia incredibilmente sfilare un cross basso di Iturbe, davanti alla porta, e Romulo ringrazia con un tocco facile facile sotto misura. Nel recupero il rigore: Mauri si lascia parare il tiro ma fa centro sulla ribattuta. Mandorlini la prende male e alla fine litiga con Reja. Il punto non serve a nessuno, però è il Verona che ne perde due. Alla Lazio possono cominciare a programmare la prossima stagione.


Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

L’Europa è sfumata o quasi. Sono rimasti i rimpianti, la rabbia e lo scontro con Mandorlini al novantacinquesimo di uno spareggio pazzesco e che mette fuori dalla corsa Lazio e Verona. Muso a muso, sono volate parole grosse, a contatto i due allenatori. Edy ha risposto a chi gli stava alzando la voce in faccia. "Cosa è successo? Ero andato a centrocampo per salutare l’arbitro Mazzoleni. Mandorlini era agitato, diceva frasi un po’ così. Ha avuto dei modi non certamente gentili, ho reagito anche io. Succede. Si lamentava per il rigore. Gli ho risposto che ci poteva stare e che il gol annullato a Biglia era valido". Furia Verona per il rigore concesso a Klose, toccato da Albertazzi. Reja ha tenuto duro sull’episodio e ha contrattaccato, perché in precedenza la Lazio era stata penalizzata. Un altro delirio arbitrale. "Non lo so, dalla mia posizione ho visto Klose andare a terra. Ognuno interpreta secondo la propria convenienza, posso dire che il contatto c’è stato. Certi rigori sono dubbi, ci possono stare oppure no, ma il discorso deve finire qui. Altrimenti possiamo discutere anche di quello che era successo in precedenza. Non c’è stato nessun tipo di contatto sul gol annullato a Biglia. Infine non ho capito l’espulsione di Lulic. E’ entrato un po’ deciso, non mi sembrava ci fosse cattiveria o che si trattasse di un fallo da giustificare il rosso diretto". Negli spogliatoi, qualche minuto dopo, è avvenuto il chiarimento. "Ci siamo abbracciati e salutati, l’adrenalina sul campo esiste, Mandorlini era agitato, è sbottato, ho da lamentarmi anch’io gli ho risposto. Manca qualcosa anche alla Lazio, non solo in questa partita, e lo abbiamo manifestato in modo educato".

Era l’ostacolo più alto. Il pareggio allontana la Lazio dall’Europa League. Edy non ha ancora mollato. "Abbiamo avvantaggiato le altre con il pareggio, ma non è detta l’ultima parola, anche se il calendario ci penalizza ce la giocheremo sino in fondo. Ho chiesto ai ragazzi di restare in corsa". Non dipenderà più dalla squadra biancoceleste, sei punti potrebbero non bastare. "Andremo a Milano per cercare di vincere, poi faremo i conti. Può darsi che la tiriamo dentro. Sono tutte interessate. Noi e il Verona abbiamo meno possibilità. Non si possono fare valutazioni, non ci sono risultati scontati, magari Torino e Parma pareggiano e noi vinciamo. Ora devo solo caricare la squadra durante la settimana con la convinzione di andare a vincere a San Siro". E’ un dato di fatto. La Lazio non conserva il vantaggio, subisce troppi gol, ha sempre rinviato l’ultimo scatto. "Dovevamo vincere, ci manca il passo importante, siamo ancora a rincorrere". Antichi difetti riaffiorano. "Ci capita di andare in vantaggio e di non riuscire a tenerlo. Calo di tensione o di attenzione. Per due volte siamo stati in vantaggio, abbiamo concesso sempre per qualche errore, ci sono state le ripartenze di Iturbe, a volte non abbiamo la corsa per stargli dietro a certi giocatori. Abbiamo preso tre gol evitabili, il terzo con la difesa schierata e con il pallone sul secondo palo senza che nessuno intervenisse, non so se per titubanza, poca decisione o scarso mestiere". A gennaio aveva chiesto l’Europa alla Lazio. "Non sono venuto qui per giocare un campionato di transizione e senza interesse avevo detto ai ragazzi, ci stavamo riuscendo, ma non abbiamo mai fatto il passo definitivo. Qualche limite lo abbiamo, forse riguarda l’allenatore o la squadra, ma non è detta l’ultima parola". Due volte in vantaggio senza vincere. "Non è la prima volta, anche con il Torino era successo, non riusciamo a mantenere il vantaggio per più di dieci minuti, qualche difetto lo abbiamo". Nella ripresa la Lazio era sulle ginocchia. "Stavo facendo il cambio per mettere una gamba diversa con Gonzalez a centrocampo, ma non è possibile non reggere in vantaggio per sei minuti. Ha pareggiato il Verona e ho dovuto togliere Biglia per inserire Klose, perdendo le dimensioni in zona centrale. A quel punto dovevo rischiare".


L’ultima speranza l’ha tenuta accesa lui oltre la zona Cesarini. All’ultimo, Mauri. All’ultimo minuto, con l’ultimo pallone giocabile. Mancava poco alla fine, è stato capace di trovare un nuovo inizio: "Non è l’addio, siamo ancora in corsa per l’Europa, ma abbiamo perso due punti importanti. Mancano sempre meno giornate, questa squadra non molla mai, lo ha dimostrato anche contro il Verona, dobbiamo crederci finché l’artimetica lo consentirà". E’ stato freddo e cinico dopo aver visto quel pallone tornare indietro, dopo il rigore fallito perché parato, s’è fatto trovare pronto, ha colpito sulla ribattuta. Stefano Mauri, da capitano, ha tenuto in piedi la Lazio, l’ha tenuta viva per quanto possibile. Contava metterla dentro quella palla, non il modo in cui sarebbe entrata: "Subiamo troppi gol, bisogna migliorare questo aspetto. Se vinceremo le ultime due partite conterà poco perché ormai non dipende più da noi, in ogni caso ce la metteremo tutta fino alla fine". Mauri non molla, è dura crederci, bisogna farlo: "Anche col Verona, con l’uomo in meno, non abbiamo mollato, prendiamo troppi gol, ci sbilanciamo, manca un po’ di difesa preventiva, a volte siamo disattenti". Ci sono pro e contro, virtù e vizi, sono sempre gli stessi: "E’ stata una buona partita, purtroppo ci colpiscono in contropiede. Abbiamo creato tanto, è un peccato, loro ripartivano bene. Quando andiamo in vantaggio ci tiriamo indietro, perdiamo campo per preservare il risultato, siamo un po’ lenti quando rientriamo, così facendo l’avversario diventa più pericoloso". Un inizio complicato, un finale difficile, è la stagione della Lazio, da Petkovic a Reja però è cambiato tanto, bisogna dirlo, ammetterlo. Peccato per le ultime delusioni: "Nel girone di ritorno è andata meglio, siamo partiti male, c’era confusione in noi stessi, poi ci siamo ripresi, ma abbiamo alternato le prestazioni, non siamo stati continui, è stato questo il problema. In alcune partite non facciamo bene, è il nostro guaio principale da anni. Ci manca sempre quel qualcosa in più, arriviamo vicini al traguardo e giochiamo partite così così, siamo altalenanti".

Gli errori si pagano a caro prezzo: "Dobbiamo migliorare e rivedere la partita. Abbiamo fatto tre reti e ne abbiamo subite altrettante. Non do la colpa alla difesa, ma c’è da riesaminare qualcosa nella fase difensiva, quando si prendono gol è colpa di tutti, dall’attaccante al portiere. Dobbiamo migliorare tutti, darci una mano ed essere compatti". Un altro gol, il terzo di fila dopo quelli rifilati a Torino e Livorno. E tanti passaggi al bacio, è stato splendido quello che ha azionato Candreva, ha permesso a Keita di centrare il bersaglio. Mauri si rende utilissimo, fa la differenza: "Cosa sarebbe cambiato con me dall’inizio del campionato? Non lo so e non lo sapremo mai. Io sono stato un anno intero fuori e sono serviti quasi due mesi per rientrare in condizione. Dopo tanta inattività non potevo essere al meglio, adesso sto bene, purtroppo è finito il campionato". Mauri non si è fatto piegare e non lo puoi omologare, s’è inventato un nuovo ruolo e lo vive benissimo: "Io come falso nueve? Mi trovo bene, mi piace anche giocare dietro le punte. Ma da centravanti posso far inserire gli esterni". Dopo Klose tocca a Mauri nel capitolo rinnovi. I contatti sono stati avviati nei mesi scorsi, saranno riallacciati nei prossimi giorni. Il pareggio col Verona non ci voleva, potrebbe ritardare l’arrivo della firma, una vittoria avrebbe spinto la società ad agire, ci sarà un rinvio probabilmente: "Il rinnovo? Penso che non ci saranno problemi. Aspetto una chiamata dalla società, la mia volontà è proseguire con questa maglia. Tuttavia nel calcio non si può mai dire l’ultima parola".



Galleria di immagini sulle reti della gara
Keita sblocca il risultato
Il primo pareggio veronese
Senad Lulic per il raddoppio biancoceleste
La rete del 2-2 scaligero
Il 2-3 degli ospiti
Stefano Mauri ribadisce in rete il penalty parato dal portiere veneto



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Edoardo Reja ha convocato i seguenti calciatori:




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