Giovedì 24 ottobre 2013 - Nicosia, GSP Stadium - Apollon Limassol-Lazio 0-0

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

24 ottobre 2013 - Europa League - Fase a gironi, gara 3 - inizio ore 19.00

APOLLON LIMASSOL: Bruno Vale, Stylianou, Merkis, Karypidis, Vasiliou, Hamdani, Gullon, Papoulis (92' Haber), Meriem (94' Grigorie), Sangoy (88' Konstantinou), Roberto. A disposizione: Hidi, Dananae, Català, Charalambous. Allenatore: Christoforou.

LAZIO: Marchetti, Cavanda, Cana, Novaretti, Radu, A. Gonzalez (86' Onazi), Ledesma, Hernanes, Keita (81' Felipe Anderson), Floccari (70' Perea), Ederson. A disposizione: Berisha, Ciani, Crecco, Biglia). Allenatore: Petkovic.

Arbitro: Sig. De Sousa (POR) - Assistenti Sigg. Santos e Pereira (POR) - Quarto arbitro Sig. Godinho (POR) - Assistenti arbitrali aggiunti Sigg. Xistra e Ferreira (POR).

Note: serata limpida. Ammoniti Alvaro Gonzalez per comportamento non regolamentare, Stylianou, Karypidis e Ledesma per gioco scorretto. Angoli 2-10. Recuperi: 0' p.t. 4' s.t.

Spettatori: 12.000 circa.


La formazione iniziale biancoceleste
Stefan Radu, rientro dopo circa due mesi per il difensore laziale
Ederson in azione
Sergio Floccari
Keita Balde Diao
Hernanes
Una fase di gioco
Cristian Ledesma
Fonte: Uefa.com
Alvaro Gonzalez
Fonte: Uefa.com
Luis Pedro Cavanda
Fonte:Uefa.com

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Nemmeno a Cipro la Lazio guarisce. Con l’Apollon è 0-0. La squadra di Petkovic svogliata e contestata dai suoi tifosi pure a Nicosia".

Continua la "rosea": Il mite autunno di Cipro non guarisce la Lazio. Anche a Nicosia, come nelle ultime trasferte di campionato, la squadra di Petkovic appare svogliata e inconcludente e alla fine deve accontentarsi di uno 0-0 che suona quasi come una sconfitta. Come testimoniato anche dalla contestazione che il centinaio di tifosi biancocelesti arrivati a Cipro riserva ai propri giocatori a fine partita. Per loro nessun dubbio: si poteva e si doveva fare di più. Difficile essere in disaccordo con questa analisi. Perché contro il volenteroso ma modesto Apollon la squadra biancoceleste giochicchia invece di aggredire la partita e non riesce a tradurre in una vittoria la superiorità tecnica. Questione di motivazioni, ovviamente. I ciprioti raddoppiano e triplicano le forze, per loro è la partita della vita, come aveva detto alla vigilia della gara il tecnico Christoforou. I biancocelesti invece passeggiano, aspettando che il gol piova dal cielo. Lo sfiorano pure i romani, in almeno tre circostanze, ma solo con conclusioni dal limite dell’area (un paio di volte Hernanes, un’altra Ederson). Troppo poco per meritare di vincere una partita, il cui risultato finale premia invece la buona prova dei padroni di casa che nel finale vanno vicini al gol con una conclusione di Papoulis che finisce di poco sopra la traversa. Per la Lazio sarebbe una punizione eccessiva, ma è chiaro che lo stesso atteggiamento, al cospetto di squadre più smaliziate, avrebbe prodotto un risultato peggiore dello 0-0.

Alla fine, per quanto paradossale possa sembrare, il pareggio è l’unica cosa da salvare della serata cipriota della Lazio. Perché se non altro consente ai biancocelesti conservare l’imbattibilità stagionale europea e di restare al secondo posto nel girone di Europa League, con intatte possibilità di passare il turno (tra due settimane all’Olimpico bisognerà battere i ciprioti). Sull’ennesima prestazione deludente in trasferta, tuttavia, Petkovic dovrà riflettere attentamente. Lontano dall’Olimpico la formazione romana perde convinzione e identità. Non attacca come dovrebbe e si espone con troppa facilità alle ripartenze degli avversari. All’Apollon basta fare un minimo di densità in mezzo al campo e presidiare attentamente le fasce per tenere alla larga dalla propria area i biancocelesti. Ecco spiegati i tentativi di andare in gol solo con tiri dalla distanza. In area la Lazio non riesce proprio ad entrare, tranne che con palle inattive (angoli, soprattutto: alla fine saranno dieci, ma solo su uno arriva una palla gol con Ederson). Pur cambiando alcuni protagonisti (sono tornati Ledesma, Gonzalez ed Ederson) la musica rimane la stessa delle ultime prestazioni esterne. Petkovic resta dunque a metà del guado. Non è ripartito, come gli aveva chiesto la società dopo il k.o. di Bergamo, ma neppure è scivolato ulteriormente. La sua posizione resta dunque a rischio, saranno decisive le prossime partite.


Il Corriere dello Sport titola: "Delusione Lazio, adesso è in crisi".

Continua il quotidiano sportivo romano: La Lazio è in crisi. Di gioco e di fiducia, non solo di risultati. Non arriva il gol e la condizione fisica non è buona, perché troppi giocatori importanti (su tutti Hernanes e Gonzalez) sono irriconoscibili e lontanissimi dal rendimento della passata stagione. Manca la fiducia e ieri sera si è aggiunta la contestazione di una cinquantina di tifosi, gli unici che avevano avuto il coraggio di seguire la squadra di Petkovic sino a Nicosia. Delusi e arrabbiati, furiosi per un secondo tempo inguardabile e con poco ardore, si sono scatenati alla fine della partita, perché hanno visto tanti giocatori senza orgoglio e voglia di vincere, quasi accettassero con rassegnazione il destino. Leziosa e involuta, senza cambio di passo a centrocampo, la Lazio ha raccolto un altro pareggio e non è riuscita a battere l’Apollon Limassol, che resta in corsa nel girone di Europa League, mentre il Trabzonspor sta prendendo il largo. Per i ciprioti una festa, per Petkovic un’altra delusione. Non vince da un mese (quattro pareggi e una sconfitta, compreso il campionato) e soprattutto non si vedono progressi. Il segnale preoccupante è proprio questo: dopo l’intervallo, invece di crescere e di prendere con cattiveria la partita, la Lazio si è spenta con il passare dei minuti, ha smesso di crederci, cancellando le immagini parzialmente incoraggianti del primo tempo. Il risultato non compromette la qualificazione, ma una vittoria sarebbe servita per riacquistare il sorriso. S’è vista, invece, una squadra triste e tanta presunzione. Doppi passi e colpi di tacco inutili di giocatori preoccupati più della vetrina personale che del risultato. Così non si va da nessuna parte.

Petkovic sta provando a recuperare Hernanes attraverso la fiducia e lo ha confermato mezz’ala sinistra accanto a Ledesma e Gonzalez, lo stesso trio di centrocampo che nel passato campionato aveva sorretto a lungo la Lazio. In realtà sembra trascorso un secolo. Il gioco della Lazio ha trovato un appoggio soltanto sulla fascia sinistra grazie alla vivacità di Keita, abile a cercare l’uno contro uno oppure a tagliare verso il centro nel tentativo di combinare l’azione con Floccari. Ederson, sul versante opposto, ha faticato molto a entrare in partita. L’ex Lione soffre l’impiego da esterno, preferisce cercare lo spunto tra le linee, neppure possiede il passo e la convinzione per calarsi nella parte di Candreva. Quando è riuscito ad andare via in velocità, ha creato al 36′ l’opportunità migliore del primo tempo. Hernanes, con una doppia piroetta, si è liberato per il tiro ma il suo diagonale è finito a lato. Era la quarta occasione limpida costruita dalla Lazio dopo un colpo di testa di Novaretti, un’altra conclusione del Profeta e una botta a sorvolare la traversa di Keita. Niente gol e una fatica enorme a entrare nell’area dell’Apollon Limassol. Aggressivi i ciprioti, trascinati dalla corsa inesauribile del marocchino Hamdani, eppure mai capaci di arrivare dalle parti di Marchetti, ad eccezione di un’incursione conclusa con poca efficacia da Sangoy. Dietro, però, sbandavano in modo evidente. Possesso palla e una prevalenza negli angoli (7 a 0) per la squadra di Petkovic, troppo leziosa e schiava dei suoi trequartisti. Calcio barocco e scarsa concretezza negli ultimi trenta metri. Niente profondità, perché tutti e tre gli attaccanti volevano il pallone sul piede invece di dettare il passaggio in profondità. I due terzini (Cavanda e il rientrante Radu) non salivano, forse perché troppo preoccupati di non prendere il contropiede.

La partita è cambiata nella ripresa, perché l’Apollon si è chiuso a protezione dell’area e la Lazio, troppo lenta nel giro-palla, ha continuato a ruminare calcio. Gonzalez, imbeccato da Ederson, non è riuscito a inquadrare la porta da buona posizione. E poi sono passati altri trenta minuti prima che Hernanes, di punta, non riuscisse a sfruttare un raid di Ledesma. Petkovic ha sganciato Perea (per Floccari) e poi anche Felipe Anderson (per Keita, calato alla distanza) evitando questa volta di sbilanciare tutta la squadra in avanti. Ha fatto bene perché lo sgusciante Papoulis ha avuto due buone occasioni per fare secca la Lazio e centrare un risultato storico, ma i suoi due tiri hanno fatto solo venire i brividi a Marchetti. Così Petkovic è riuscito a portare a casa almeno un punticino. Modesta soddisfazione.


Il Messaggero titola: "Niente reazione, Lazio a vuoto".

Continua il quotidiano romano: Solo un pareggio contro l’Apollon. La reazione promessa da Petkovic non arriva e la squadra resta avviluppata nella lunga crisi, certificata da 5 partite senza successi. La Lazio gioca un discreto primo tempo, nel quale crea le migliori occasioni, ma evapora nella ripresa quando evidenzia un chiaro calo fisico al cospetto di avversari modesti tecnicamente ma solidi atleticamente. Il pareggio serve soprattutto ai ciprioti per restare in corsa nel girone che, dopo la vittoria sul Legia, è comandato dal Trabzonspor. Ai fini della qualificazione diventa quindi decisiva la prossima sfida all’Olimpico, contro lo stesso Limassol. Petkovic cambia pelle alla formazione sconfitta a Bergamo, inserendo 6 elementi nuovi e riportando tra i titolari i vari Ledesma, Gonzalez, Ederson e Radu, al rientro dopo quasi 2 mesi. In attacco Keita viene preferito ad Anderson. L’allenatore bosniaco torna al 4-1-4-1, con Floccari unica punta. Il piglio è quello giusto, la squadra si dimostra aggressiva e determinata nel portare il pressing alto. Le azioni più interessanti sono sviluppate sulla corsia di sinistra, dalla coppia Radu-Keita, con il giovane attaccante che riesce spesso a creare superiorità numerica, agile nel vincere i duelli nell’uno contro uno. Hernanes, che ha il comando della manovra, si muove tanto ma non sempre con concretezza. La Lazio fa la partita, gli avversari si chiudono e sperano in qualche sporadico contropiede. L’unico portiere che corre pericoli è Bruno Vale, il quale vede sfilare di poco fuori i tiri di Floccari ed Hernanes e, soprattutto, il colpo di testa sotto misura di Ederson, la più nitida delle palle-gol costruite in tutta la gara. La squadra domina il primo tempo, senza raccogliere i frutti di tale supremazia tattica e tecnica anche perché Floccari si allarga spesso, lasciando il centro del ring.

Nel secondo tempo la Lazio perde di forza, nel pressing e d’intensità. La manovra appare più lenta e prevedibile e l’Apollon prende coraggio e metri facendosi più minaccioso nella trequarti avversaria. Anche Marchetti corre qualche brivido sulla conclusione dal limite di Populis, che sfiora la traversa. L’incontro si sviluppa su binari di marcato equilibrio, con Hernanes ed Ederson che calano di ritmo e non riescono più a vincere i duelli sulla trequarti. L’opportunità più importante capita a Ederson ma il tiro è centrale e trova il portiere pronto. Petkovic prova a ridisegnare ancora l’assetto con l’innesto di Perea e Anderson e avanzando la posizione di Ederson sulla fascia destra. Anche con il 4-3-3, però, la circolazione della palla è lenta e la squadra deve preoccuparsi della spinta dei ciprioti, diventati più intraprendenti e insidiosi nelle ripartenze. Le mosse del tecnico non producono gli effetti sperati e, in chiusura, la palla del match capita sui piedi di Meriem, il migliore del Limassol, che conclude a fil di palo con Marchetti fuori causa. Resta un pareggio, il quarto nelle ultime 5 partite, che non può soddisfare né Petkovic, né Lotito (che segue l’incontro alla Taverna Flavia). La qualità dei ciprioti è davvero modesta per poter gioire di questo risultato, che conferma le difficoltà della Lazio. Domenica sera, contro il Cagliari, servirà una prova di ben altro spessore, per dare un calcio a una crisi che comincia a preoccupare. Soprattutto i tifosi che a fine gara hanno contestato i giocatori.


Il sito web Uefa.com commenta così la gara:

Ancora un pareggio, stavolta senza reti, per la S.S. Lazio. La formazione biancoceleste non va oltre lo 0-0 sul campo dell’Apollon Limassol FC e raccoglie comunque un punto prezioso in ottica qualificazione nel Gruppo J della fase a gironi di UEFA Europa League. In questo modo, i capitolini salgono a cinque punti in classifica, ancora imbattuti, ma vengono staccati dal Trabzonspor, capace di battere per 2-0 il Legia Varsavia e di raggiungere quota sette. Vladimir Petković deve rinunciare agli infortunati Biava, Konko e Lulić e all’influenzato Candreva; nell’undici titolare manca anche Miroslav Klose, che siede in panchina per i fastidi alla schiena: al suo posto, nel reparto offensivo, l’eroe di Trebisonda, Sergio Floccari. Ed è proprio l’ex giocatore di Parma e Atalanta a scoccare la prima conclusione della partita, all’8’: l’azione parte e si sviluppa sulla sinistra grazie a Baldé Keita, liberatosi bene con un colpo di tacco, che serve appunto la punta biancoceleste; il diagonale sinistro dal limite dell’area, però, non inquadra – anche se di poco – lo specchio della porta avversaria. E’, però, questa un’azione isolata: la partita non decolla, anche se il gioco è totalmente nelle mani della Lazio. Da parte sua, com’è nelle proprie caratteristiche, l’Apollon Limassol pensa prima di tutto a difendersi ed eventualmente a ripartire in contropiede. Ma nella prima frazione i Biancelesti non lasceranno alcuno spazio alle ripartenze avversarie.

La gara, allora, si scuote attorno alla mezz’ora, quando gli ospiti beneficiano di una serie di calci d’angolo. Il primo a sfiorare la rete è Hernanes al 27’, ma il brasiliano non trova lo specchio in diagonale. Ancora più vicino al vantaggio va Ederson un minuto dopo: tiro dalla bandierina di Keita che trova il prolungamento di Radu sul primo palo; il centrocampista colpisce di testa a botta sicura, ma la mira è sbagliata di un soffio. La squadra di Petković va di nuovo vicina alla rete al 36’, quando ancora Ederson semina il panico nella difesa cipriota e dal fondo mette a centro area un pallone che i padroni di casa possono allontanare solo momentaneamente: al limite c’è Hernanes che, dopo una serie di finte, libera il sinistro che sfiora il palo e che chiude le occasioni del primo tempo. Nella ripresa l’Apollon Limassol entra in campo con uno spirito diverso e, oltre a chiudersi in difesa, riesce anche a creare qualche occasione pericolosa in contropiede. Ma il primo tiro della seconda frazione è ancora biancoceleste: al 7’ c’è il diagonale destro di Gonzalez dall’interno dell’area, ma la palla finisce sul fondo.

La prima occasione della partita di marca cipriota arriva invece al 12’, nata da un disimpegno sbagliato di Cavanda: Papoulis recupera il pallone al limite e lascia partire un sinistro a giro che sorvola di poco la traversa; Marchetti non tocca, ma sembrava comunque sulla traiettoria della conclusione. La Lazio risponde allora al 17’: Ederson riceve ai venti metri da Keita, riesce ad entrare in area e scarica un destro potente ma centrale, che Bruno Vale riesce a bloccare. Come accaduto nei primi 45’, i ritmi calano vertiginosamente prima delle due chance da gol, una per parte, dei minuti finali. Al 41’ c’è il primo tempo di Hernanes dall’interno dell’area su un cross basso scoccato dalla sinistra da Ledesma: palla troppo angolata. Due minuti dopo la squadra di Petković rischia su un contropiede orchestrato da Meriem il quale, dopo una palla persa da Cavanda, arriva al tiro dal limite con la palla che sfiora il palo alla sinistra di Marchetti.


Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

E’ una promessa: "La vittoria arriverà". E’ una preghiera: "Serve un po’ più di serenità, ci manca l’ultimo tocco". Hernanes non fa più profezie in campo, prova a farle fuori: "Quando torneranno i successi sarà tutto più facile. E’ solo un momento in cui non ci gira bene. Mettiamo tutto in campo, corsa e gioco, ma il pallone non entra". E’ una maledizione, forse sì. Ma non può essere solo colpa della sfortuna. La Lazio non vince e non segna, fa penare i tifosi: "E’ facile cadere nella disperazione, non deve succedere. Non credo che la prestazione della squadra sia stata sottotono, abbiamo dato tutto, è mancato solo il gol". Hernanes ha una visione celestiale del presente e del futuro, beato lui: "I tifosi? Sono un po’ scontenti, è normale che siano arrabbiati, è giusto che sia così. Non vinciamo da qualche partita, questo dà fastidio a loro e anche a noi, ma ora devono aiutarci. Serve un ambiente più positivo e propositivo. Dobbiamo giocare con la stessa voglia di queste ultime partite, ci serve solo più precisione, quando la troveremo faremo passi in avanti. Se tutti saremo sereni ne usciremo...". Il Profeta Hernanes vede miglioramenti, proviamo a fidarci di lui, a seguirlo nel discorso: "Ad inizio stagione non abbiamo giocato bene, nelle ultime partite siamo cresciuti. Mi ricordo tanti episodi in carriera, anche quando non vinci puoi migliorare, ci possono essere input positivi, questo mi fa pensare con ottimismo. La serie di insuccessi complica il momento, lo rende più difficile. Ma la Lazio ha giocato bene, la prestazione mi è piaciuta. Ripeto, serve più serenità per trovare il colpo finale". I colpi in verità non gli riescono da un po’ di tempo, Hernanes ha provato a regalare pillole di saggezza in attesa del ritorno delle magie: "Quando pensi e ripensi non combini niente, quando smetti di farlo allora sì che trovi la verità, viene fuori da sola, è questo che ci serve". Più che un Hernanes filosofo (per carità è utile anche in questa versione) serve un Hernanes determinante, alla vecchia maniera. Il momento è delicato, sarebbe bene ammetterlo e invece..: "Non so se è un momento delicato, abbiamo creato tante occasioni, non le abbiamo sfruttate. Dobbiamo essere consapevoli dei nostri mezzi, la palla non è entrata in porta, ma abbiamo disputato una buona prestazione".

Hernanes fa discutere, divide, accende i dibattiti culturali e tattici. Che fine ha fatto? In settimana è stato contestato da alcuni tifosi a Formello. Lui dice di sentirsi bene, anzi di non essersi mai sentito così bene. Non è un’esagerazione? Il campo dice tutt’altro: "Mi trovo molto bene, considero questo momento come il migliore della mia carriera. Non mi sono mai sentito così". L’ottimismo non lo abbandona, meglio così. Un po’ di realismo non guasterebbe. Quando le cose girano male, quando la precisione manca, quando la mira è sbilenca, quando la forma non è smagliante, quando il gioco non brilla serve una presa di coscienza. Hernanes ha insistito a fine partita, lui il bicchiere lo vede mezzo pieno: "Lo ripeto, abbiamo creato molto, è successo soprattutto nel primo tempo. L’Apollon per molti era una squadra facile da affrontare, s’è rivelato un avversario ben messo difensivamente, con qualche qualità davanti. In Europa è sempre difficile affrontare gli avversari, si chiudono". Le vittorie non arrivano perché i gol non vengono segnati. Su una cosa Hernanes ha ragione, nessuno può dire il contrario: "Il discorso non è mai singolo, quando si becca gol o si segna è demerito o merito di tutti, conta il collettivo". Conta anche la verità. E questa Lazio non è vera.


Ha chiesto fiducia. E sta provando a portare serenità. Ma le prossime due partite contro Cagliari e Milan potrebbero segnare il suo destino, che comincia ad essere a rischio. Petkovic non avverte la crisi o forse è l’unico modo per provare a superarla. E’ stata un’altra delusione e questo pareggio con l’Apollon Limassol non può bastare a sorridere, perché la Lazio ha giocato soltanto un tempo (il primo) e non è riuscita a segnare lo straccio di un gol. Una squadra lenta e involuta, preoccupata nella fase difensiva, leziosa e irritante in attacco. Ci vorrebbe la sciabola e tutti usano il fioretto, stoppano la palla con la suola dello scarpino e si guardano allo specchio, mentre gli avversari corrono il doppio. Mancava Candreva, che almeno prova a tirare una sassata da fuori e ti dà la sensazione dell’attacco vigoroso. Ieri sera a Nicosia i fantasisti della Lazio hanno messo in scena una rappresentazione accademica. Ballavano ai limiti dell’area senza avere la forza di sfondare la rete. Petkovic era molto deluso, moscio quanto la sua squadra, ma dopo il novantesimo e una contestazione vibrante di una cinquantina di tifosi (gli unici a dare segnali di vitalità), ha cercato di sottolineare gli aspetti positivi di un primo tempo in cui erano state costruite quattro occasioni limpide e altre situazioni buone per segnare. "E’ mancata un po’ di brillantezza, i ciprioti hanno chiuso gli spazi, ma abbiamo fatto tanto gioco e molti tiri in porta. Dobbiamo essere più cattivi. Se non si segna, non si vince. Abbiamo creato parecchie occasioni, ma ci manca ancora la cattiveria giusta nell’ultimo passaggio o sui tiri da sedici metri. Con un po’ di fortuna potevamo fare nostra la partita. Dobbiamo restare sereni e continuare a lavorare come stiamo facendo" ha spiegato il tecnico di Sarajevo, che ha dichiarato di essere ottimista. La Lazio è seconda nel girone di Europa League, ma non vince da cinque partite. "Sinora in Europa abbiamo pareggiato due volte in trasferta, mentre all’Olimpico abbiamo ottenuto la vittoria. Bisogna continuare con questo ritmo, volevamo vincere a tutti i costi qui a Cipro. Peccato, perché così avremmo potuto chiudere la qualificazione già nel ritorno con l’Apollon. Sono fiducioso, la squadra sta giocando, questa volta sarebbe bastato un gol".

Quando gli è stato chiesto come spiegasse il calo e così tanta differenza tra il primo e il secondo tempo, Petkovic ha chiamato in causa l’atteggiamento dei ciprioti. "Il nostro avversario ha giocato in due diverse maniere. Nel primo tempo erano più aggressivi, più alti. Nella ripresa ci aspettavano per colpirci in contropiede. Abbiamo avuto meno spazio per creare gioco ed eravamo anche meno brillanti, nonostante questo qualche occasione per segnare l’abbiamo costruita anche nel secondo tempo. E’ una vittoria che ci manca". Davanti, negli ultimi trenta metri, la Lazio fa tantissima fatica. C’è solo un modo per sbloccarsi. "Continuando a lavorare, a crederci di più, sperando di avere più fortuna, certi rimpalli potevano finire in rete. Ci vuole cinismo a questi livelli, invece difettiamo in concretezza". Ha difeso Hernanes e Gonzalez. "Certamente la Confederations non li ha favoriti, ma non vedo loro due in modo così nero. Hanno giocato una discreta partita. Tutta la squadra, segnando un gol, si sbloccherebbe. Speriamo di riuscirci il più presto possibile, magari domenica contro il Cagliari". Dopo Bergamo, forse ci si aspettava un’altra reazione. Petkovic ha difeso la Lazio. "Ho visto una risposta di qualità. L’avversario di stasera non era così scarso. Abbiamo avuto tante possibilità per sbloccare la partita. Se avessimo segnato, sarebbe andata in un’altra direzione". Ora come se ne esce? "Dobbiamo crederci di più".



► Per questa partita il tecnico biancoceleste Vladimir Petkovic ha convocato i seguenti calciatori:




<< Turno precedente Turno successivo >> Torna alla Stagione Torna ad inizio pagina