Giovedì 24 aprile 2003 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-FC Porto 0-0

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24 aprile 2003 - 3047 - Coppa UEFA 2002/03 - Semifinali - gara di ritorno

LAZIO: Marchegiani, Oddo, Fernando Couto, Mihajlovic, Cesar, Giannichedda (50' Fiore), Liverani (69' D.Baggio), Stankovic, C.Lopez, Chiesa (59' Lazetic), S.Inzaghi. A disposizione: Concetti, Negro, Colonnese, Simeone. Allenatore: Mancini.

PORTO: Vitor Baia, Paulo Ferreira, Jorge Costa, Ricardo Carvalho, Nuno Valente, Maniche, Ricardo Costa, Alenichev (90' Pedro Emanuel), Deco (80' Tiago), Postiga, Derlei (86' Jankauskas). A disposizione: Nuno, Secretario, Ferreira, Capucho. Allenatore: Mourinho.

Arbitro: Sig. Veissiére (Francia).

Note: serata calda, terreno in buone condizioni. Espulsi Cesar e Postiga al 44' per reciproche scorrettezze. Ammoniti Giannichedda per gioco falloso, Liverani e Jorge Costa per comportamento non regolamentare. Al 57' Vitor Baia ha respinto un rigore calciato da Lopez. Recuperi 3' p.t., 3' s.t.

Spettatori: 69.873 paganti per un incasso di 626.465 euro.

Il biglietto della gara
Una bella rovesciata di Inzaghi
Il rigore fallito da Claudio Lopez
Un contrasto tra Couto e Deco
Vitor Baia dice ancora una volta di no agli attacchi biancocelesti
Dejan Stankovic in azione
Foto Getty Images
Un'azione della gara
La prima pagina del Corriere dello Sport del 25 aprile 2003

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, restano gli applausi. Niente gol, niente impresa: i biancocelesti escono di scena. Quanti rimpianti per quel rigore fallito da Lopez. Il Porto imbriglia la Lazio, troppo dura ribaltare l'1-4 dell'andata. Espulsi Cesar e Postiga nel primo tempo".

Continua la "rosea": Niente rimonta, sarà il Porto ad andare a giocare la finale di coppa Uefa a Siviglia. Il pesante 4-1 ereditato dalla sfida di andata sulle rive del Douro è stato una montagna che la Lazio non è riuscita a spostare nonostante la grande prova del suo pubblico: l'Olimpico non è andato lontano dal tutto esaurito e in effetti la partita s'è giocata almeno per un po' nella "bolgia" invocata da Mancini. Ma la chiusura lampo del Porto ha funzionato anche se la squadra effervescente vista due settimane fa si è trasformata almeno per metà dell'incontro in una comitiva pronta al ripiegamento e all'ostruzionismo, bravissima nel dilatare ogni tempo morto, prima di ritrovare la sua vera identità in una ripresa tenuta largamente in pugno. Alla resa dei conti c'è quindi poco da fare: la formazione di Mourinho è una bella realtà e il suo gruzzolo conquistato all'andata se l'è gestito per bene inchiodando la serata sullo 0-0. L'ultima speranza se n'è andata dopo undici minuti e mezzo di ripresa quando Claudio Lopez si è fatto parare il calcio di rigore concesso per un atterramento di Inzaghi da parte di Nuno Valente dopo una gran confusione in area. La partita è stata ruvida, nervosa con il francese Veissiere a firmare una direzione a tratti un po' discutibile.

Forse l'arbitro ha esagerato per esempio nel caso della doppia espulsione di Cesar e Postiga a fine primo tempo dopo un duro contatto aereo. I due erano stati comunque in precedenza ammoniti per una manatina del brasiliano che il gioiello portoghese ha accusato come un pugno del miglior Tyson. La Lazio ha cercato per tutta la partita l'uomo che la mettesse sulla strada giusta, scaricando un po' di fifa in mezzo alle maglie di un Porto sempre concentrato e tutto sommato mai barcollante. A parte il rigore fallito da Claudio Lopez, pure Stankovic è apparso piuttosto stralunato, quasi bloccato dalla voglia di far bene nella serata più importante della stagione. Mancini ha anche provato nella ripresa a giocarsi la carta Fiore, introdotto in campo da una vera lezione tattica con il tecnico a prendere carta e penna e a spiegare all'ex udinese i movimenti da realizzare. Ma pure quella carta non ha sbloccato la situazione. E alla fine l'uomo che ha provato a ribellarsi è stato l'acciaccatissimo Sinisa Mihajlovic, rimasto in campo nonostante almeno in un paio di situazioni la sua smorfia dolorante abbia fatto pensare a un'imminente sostituzione. Ci sarà tempo per i bilanci, anche perché c'è un preziosissimo quarto posto in campionato da difendere, ma certo la mancanza dell'uomo-gol capace di sbloccare certe situazioni, in questo caso cominciare a sbloccarle, appare il limite più evidente della bella stagione della squadra di Mancini.

La partita è stata un lungo vorrei ma non posso, anzi non ce la faccio, dichiarato dalla Lazio dopo i primi assalti carichi di fiducia. La formazione di Roberto Mancini si è schierata a tre punte con Chiesa e Lopez a scambiarsi le fasce a più riprese lasciando a Simone Inzaghi il ruolo di centravanti classico. Il Porto ha risposto con due attaccanti e il trottolino Deco subito dietro, con un centrocampo pronto però a chiudersi a riccio e a colpire con ripartenze veloci. Nonostante l'atmosfera, è stato il Porto a costringere Marchegiani a una bella e provvidenziale uscita al limite dell'area su Derlei lanciato da Deco. La Lazio ha impiegato un po' per mettere a fuoco la porta: due tiri liftati di Chiesa, un corner carico di effetto di Mihajlovic e soprattutto a cinque minuti dall'intervallo un sinistro ben calibrato di Lopez su cui Victor Baia ha rischiato di prendere la scossa, salvandosi affannosamente in calcio d'angolo. E' stata sicuramente l'occasione più favorevole del primo tempo della Lazio. Per il resto continui ribaltamenti, quasi una partita a singhiozzo con azioni brevi, spezzate da errori o da numerosi anticipi. E in mezzo la questione personale tra Cesar e Postiga, che probabilmente l'arbitro ha però in qualche modo amplificato con il suo intervento a due riprese, passando dal giallo al rosso dell'ultimo minuto del primo tempo. La ripresa la si può spaccare facilmente in due. In pratica fino al rigore sbagliato da Lopez, si può dire che la Lazio sia stata a galla, se non altro ci hanno creduto l'Olimpico e Mancini, che ha puntato su Fiore al posto di Giannichedda, togliendo l'unico incontrista del gruppo per provare a buttare in campo tutta la fantasia offensiva a disposizione.

Ma la doccia subita con l'errore dell'argentino è stata troppo gelata per non freddare lo stato d'animo dei giocatori di Mancini. E a quel punto il Porto ha pure cambiato abito, lentamente, anzi neanche troppo, ha inserito una marcia in più: ha tirato prima con Derlei, poi ha impegnato due volte Marchegiani con una conclusione di uno scoppiettante Alenichev e una fuga ancora di Derlei, ormai in solitudine nell'attacco dei portoghesi. Mancini ha chiesto aiuto pure a Lazetic e a Dino Baggio. Ma il Porto è venuto fuori sempre di più alla distanza, gestendo il possesso palla e a tratti rallentando il gioco e convincendo la gente dell'Olimpico a lasciare in anticipo lo stadio prima di un ultimo tentativo di Stankovic, un colpo di tacco al volo che ha fatto strillare per un momento almeno alla vittoria. Uno stadio in cui però la Lazio ha se non altro stabilito il suo record di spettatori per partite internazionali: 69.873, l'unica voce all'attivo della serata.