Giovedì 20 agosto 1998 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Fiorentina 1-0

Da LazioWiki.

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20 agosto 1998 - Amichevoli stagione 1998/99 - VIII amichevole - Trofeo Cirio

LAZIO: Marchegiani, Pancaro (46' Lombardi), Negro, G.Lopez, Favalli, Iannuzzi (46' Gottardi), Stankovic (82' Marcolin), Venturin, De la Peña (71' Baronio), Protti (55' Boksic), Salas (71' Rambaudi). A disp. Ballotta, Couto, Domizzi, Aquino. All. Eriksson.

FIORENTINA: Toldo, Torricelli (46' Falcone), Padalino, Firicano, Repka, Heinrich, Cois (46' Amoroso), Morfeo (66' Rui Costa 21'), Amor (78' Bigica), Batistuta, Esposito (71' Robbiati). A disp. Mareggini, Tarozzi, Bettarini, Mirri, Flachi. All. Trapattoni.

Arbitro: sig. Rodomonti di Teramo.

Marcatori: 45’ Salas (rig).

Note: ammonito Repka per gioco scorretto. Calci d' angolo: 2-1 per la Fiorentina. Presenti alla serata Alba Parietti, Pino Insegno, Dario Vergassola, Syria e Paola Turci.

Spettatori: 35.000.

Una fase della presentazione
Una fase della presentazione
Una fase della presentazione
Una fase della presentazione
Salas esulta dopo aver trasformato il calcio di rigore

Quasi una fiesta latino americana consumata in parallelo. Più vivace per la Lazio che ha vinto la sua contro la Fiorentina di Trapattoni nella grande overtoure all'Olimpico, in tono minore per la Roma, che l'ha persa di misura nella tana basca dell'Atletico Bilbao, mostrando sprazzi di felici individualità. Da una parte e dall'altra, comunque, due primattori rigorosamente targati Sudamerica. Il cileno Marcelo Salas ha affondato la Fiorentina col primo gol nel suo nuovo stadio (su rigore che s'è procurato da solo, sfuggendo a Padalino, al 45' del primo tempo), l'argentino Gustavo Bartelt ha illuminato la Roma due, quella delle giovani speranze affidate quest'anno alle cure di Zeman. Salas ha dunque conquistato l'Olimpico al primo assalto. Gol col micidiale sinistro e posa da matador, come da copione, sotto alla Curva Nord legittimamente sognante. Piu' applaudite le sue gambe gonfie di muscoli che quelle di Alba Parietti, presentatrice della serata show impreziosita dalle voci di Syria e di Paola Turci (due laziali Doc), dalla sfilata dei giocatori e delle Harley Davidson, soprattutto da un successo (1-0) striminzito quanto importante. La nuova Lazio, salvata nel finale da uno strepitoso intervento di Marchegiani su Robbiati (e dai due pali colpiti dai viola nella ripresa), comincia lentamente a prendere corpo. Aggrappata alla concretezza del suo bomber cileno, ai lampi di classe di De La Peña e Stankovic, ai garretti di Boksic. La Roma, intanto, è rientrata ieri dalla trasferta odissea in Spagna (oltre dieci ore da Bilbao a Fiumicino, via Madrid) con una certezza piacevolissima: Gustavo Bartelt è un attaccante vero. La prova dell'argentino ormai con passaporto italiano ha fatto passare in secondo piano tanto il risultato con i baschi (0-1) quanto la prestazione in generale non esaltante del collettivo. Zeman comunque non si è scomposto affatto. Per lui, è tutto nella norma: A questo punto della preparazione, possiamo giocare solo così. A folate. Siamo ancora troppo pesanti per costruire di più. Ma non è un problema: la squadra è addestrata per manovrare in un certo modo, lo farà quando sarà davvero importante. Nel frattempo sono da registrare i progressi della punta venuta da Lanus. Una sorpresa per tutti, ma non per Zeman. Che, anzi, chiede a Bartelt di crescere ancora molto: Per ora, è avvantaggiato dalla condizione fisica. In Argentina, era già pronto per il campionato, logico sia più avanti di tutti. Però deve imparare ancora tante cose. E' un ragazzo sveglio, oltre che dotato: può riuscirci in fretta.


Il Messaggero titola: "I biancazzurri battono la Fiorentina nell’esordio stagionale all’Olimpico con un rigore cercato e trasformato dal cileno. Bene anche De la Peña. Salas inventa, cresce la Lazio".

L'articolo così prosegue: Niente di pirotecnico, a parte i fuochi d'artificio. Niente ancora di roboante, se togliete le Harley Davidson che hanno accompagnato la sfilata della Lazio vecchia e nuova, in campo come in tribuna, con l'omaggio riservato da Velasco a Zoff, ct più che mai affamato di giocatori in palla. Il vernissage, con i presidenti Cragnotti e Cecchi Gori a veleggiare in Sardegna, ha detto che Lazio e Fiorentina cercano fiato e ritmo, provano ad inventarsi una partita vera, perfino con qualche intervento al limite, forse dettato dalla condizione approssimativa. Che il trofeo Cirio lo tengano a casa i biancocelesti è un dettaglio, alla fin fine, generato da un rigore che Rodomonti, anch'egli in rodaggio come i suoi guardalinee, assegna in chiusura di primo tempo per un intervento scoordinato e chiaramente falloso di Padalino sul vivacissimo Salas, che trasforma e s'inginocchia per grazia ricevuta. Il lancio a sorpresa era stato di Iannuzzi, ma il prode Marcelito ha dimostrato nella circostanza di non essere facilmente abbattibile: è uno che punta la porta e va.

Le novità biancocelesti, a parte la maglia dalla linea elegante, sono Nesta in passerella con gli altri, pantaloncini corti e il ginocchio martoriato in brutta evidenza (dategli tempo, per carità), Mancini esentato rispetto alla formazione annunciata, e quindi De la Peña unico responsabile del gioco, non un'azione che non passi dal suo piede sapiente. Esperimenti certo, da una parte e dall'altra: Eriksson prova Iannuzzi e Protti molto larghi sulle ali e aggiunge l'indispensabile Venturin a coprire la verve solo offensiva dello spagnolo, piccolo Buddah ispirato, rapidissimo nel lancio, quindi sicuramente utile nelle partite più difficili da sbloccare. Trapattoni è alle prese con la difesa a tre, nella quale il più deciso sembra il ceko Repka, dà una chance a Morfeo, ancora un po' troppo lezioso per il gioco pratico del vecchio Giuàn, di certo gongola per la buona spinta che offrono sui due lati Torricelli ed Heinrich, non a caso pagato 23 miliardi. Amor e Cois sono una coppia tignosa, di quelle che mordicchiano e all'occorrenza sanno costruire: un bel daffare per Stankovic, che non a caso resta spesso lontano (a parte una punizione di poco a lato) dal fulcro dell'azione.

Questi gli assetti prima delle tante sostituzioni, che mascherano per ora i ritardi di condizione. A stringere, la Lazio deve ancora trovare la coppia di centrali definitiva: dopo neanche un minuto Batistuta aveva già chiamato Marchegiani alla deviazione bassa. Negro e Lopez danno almeno la garanzia di una trascorsa frequentazione (nella ripresa dentro Lombardi con Negro richiamato a destra), bisognerà vedere quanto Mihajlovic diventi un lusso per una squadra che non ama essere aggredita, come accadde a La Coruna. Già a buon punto, invece, l'intesa offensiva: Protti ha offerto nel primo tempo un bel pallone a Salas, forse spostato in volo da Repka, e il cileno ha restituito il favore nella ripresa, chiamando Igor ad un apprezzato tuffo di testa, con pallone fuori di un palmo. Un'ovazione del pubblico, sufficientemente entusiasta per la serata vacanziera, ha accolto poi Boksic, voglioso dal canto suo di dimostrare subito lo spirito battagliero con cui è rimasto a Roma. Alen non ha avuto modo di sgranchirsi più di tanto, intanto c'è, sulla strada della completa guarigione. Ma sono state ancora le giocate di De la Peña (grande un lancio d'esterno per Gottardi) e di Salas a premiare i paganti. Fino all'uscita in coppia, per far posto a Baronio e Rambaudi. Vivi anche i viola, certo. E vicini al pareggio su un auto-palo di Lopez, in anticipo su Batigol imbeccato da Amor.

A maglie larghe sono fioccate più amenità che occasioni, con la Fiorentina rincuorata dall'innesto di Rui Costa: sua la pennellata che Padalino ha trasformato di testa in un altro palo. Lazio fortunata ora, eppure vicinissima al raddoppio con Stankovic, che ha fatto tutto bene sul lancio di Gottardi, compresa l'elegante elusione di Toldo, per poi appoggiare fuori a porta vuota. Festa laziale doveva essere. E l'incantesimo lanciato dalle note di Siria e di Paola Turci, tifose doc, e dall'entusiasmo contagioso di Pino Insegno, partner di Alba Parietti nella presentazione, ha retto fino al termine. Soprattutto grazie a Marchegiani, miracoloso nel riflesso con cui si è opposto ad Amoroso, libero a centro area. Un altro rodaggio domenica a Madrid, al cospetto di Sacchi e Jugovic, poi sarà Supercoppa in casa Juve. E lì ci vorrà almeno una difesa più consistente. Per ora Eriksson si tiene stretto il suo Salas.