Giovedì 14 febbraio 1980 - Pontassieve (FI) - Lazio-Porto 1-0

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14 febbraio 1980 - Torneo di Viareggio 1980 - Quarti di finale

LAZIO: Budoni, Pochesci, Simoni, Tassotti, Piccinini, Perrone, Campilongo, Bonometti, Todesco, Ferretti, Amadio. All. Clagluna.

PORTO: Novoa, Banderinha, Victor (74’ Pereira), Cerquena, Paqueta, Texeira, Joan, Janiere, Coelho, Sergiu, Pinheiro. All. Feliciano.

Arbitro: sig. Petrussi (Arezzo).

Marcatori: 48' Todesco.

Note: campo buono, con un gelido vento di tramontana. Ammonito Sergiu. In tribuna Antoniotti e Ferrari, con gli allievi del supercorso di Coverciano; inoltre il presidente Lenzini, Lovati, Janich, Paolo Ferrario, Mineo della Pistoiese, Innocenti della Sampdoria e Cera del Cesena.

Spettatori: 500 circa.

Giorgio Chellini su "La Gazzetta dello Sport" scrive: Enrico Todesco inventa un gol da antologia e la Lazio si qualifica, del resto meritatamente, per le semifinali. Il ragazzo milanese, trasferito l’estate scorsa dal Como alla Lazio, è dunque protagonista di questa vittoria comunque costruita e voluta da tutti i suoi compagni di squadra che hanno saputo contrastare la fantasia dei portoghesi, ottimi costruttori di gioco, quanto modesti in fase conclusiva. I responsabili del Porto dicevano che l’assenza di Quinito, il giocatore di maggior spicco del complesso, è stata determinante per il risultato. Nulla da eccepire, visto che il ragazzo portoghese ha sempre raccolto i consensi dei tecnici ogni qualvolta s’è esibito nel «Viareggio». Ma bisogna dire che la Lazio, pur disponendo di Tassotti, era costretta a fare a meno di due validi centrocampisti come Labonia e Scarsella e pertanto il conto tra le due protagoniste era quantomeno pareggiato.

E, tirando le somme, il complesso laziale non fa una piega, è perfettamente inquadrato dal gioco svolto, dalle occasioni capitate da una parte e dall’altra. L’inizio si tingeva subito dei colori biancazzurri e veniva alla ribalta Todesco, prima con un colpo di testa che finiva sul fondo e subito dopo con un tiro fermato con qualche difficoltà da Novoa. C’era una sorta di fantasia che traeva in inganno tra i portoghesi. Il «capellone» Sergiu offriva qualche pennellata tecnica d’effetto, Joan e Pinheiro lo spalleggiavano molto bene. Ma la Lazio, disposta sapientemente a centrocampo, fermava qualsiasi iniziativa degli avversari e ripartiva con azioni semplici e redditizie anche se prima di arrivare al riposo non segnava. Invece ci arrivava un paio di volte il Porto, in contropiede, ma Joan prima e Janiere poi non concretizzavano. Ad inizio ripresa Todesco si scatenava, cercava spazio per raggiungere il bersaglio e lo trovava quasi subito. Infatti partiva da centrocampo, ingranava una marcia in più dei suoi avversari diretti e si presentava solo di fronte a Novoa e lo batteva nettamente.

Non soddisfatto cercava il «bis», il suo marcatore però lo fermava con decisione ed allora entrava in scena Campilongo che al 52' sbagliava una facile occasione, prendeva in pieno la traversa su un’ottima imbeccata di Todesco. Ma la partita era praticamente finita dopo che Coelho, smarcatissimo, metteva a lato. Evidentemente il Porto non aveva titatori efficaci visto che i suoi attaccanti trasformavano le conclusioni in passaggi al portiere avversario o i pallonetti diretti a fondo campo. Eppoi ci pensava la retroguardia laziale a non permettere scherzi di cattivo gusto, con quel Perrone che faceva la torre, insieme a Tassotti, a Simoni, a Pochesci. Superiorità della Lazio, dunque, pure in fase difensiva. E si andava verso la fine senza grosse emozioni.

La sicurezza mostrata in retroguardia dagli azzurri chiudeva ogni spazio per eventuali colpi di scena allo scoccare dei novanta minuti. Questa Lazio è una squadra da torneo, non offre molto allo spettacolo, ma raccoglie sapientemente il momento opportuno. Dal canto suo il Porto disegna abbastanza bene le sue manovre, ma non le conclude mai o almeno non si rende molto pericoloso. Il suo Quinito non c’era e questo può costituire un’attenuante, ma il conto viene pareggiato dalle assenze che denunciava la Lazio.