Giovedì 13 gennaio 2000 - Torino, stadio delle Alpi - Juventus-Lazio 3-2

Da LazioWiki.

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13 gennaio 2000 - 2874 - Coppa Italia 1999/00 - Quarti di finale - gara d'andata

JUVENTUS: Van der Sar, Mirkovic, Montero, Iuliano, Birindelli, Conte, Davids (84' Tacchinardi), Bachini (67' Pessotto), Zidane, F.Inzaghi (77' Del Piero), Kovacevic. A disp.: Isaksson, Ferrara, Zambrotta, Rigoni. All. Ancelotti.

LAZIO: Ballotta, Gottardi, Negro, Mihajlovic (46' Nesta), Pancaro, Lombardo, Simeone, Veron (46' Stankovic), Nedved, Mancini, Ravanelli (62' Marcolin). A disp.: Mondini, Favalli, Pinzi, Varriale. All. Eriksson.

Arbitri: Messina (Bergamo) e Pellegrino (Barcellona Pozzo di Gotto).

Marcatori: 12' Zidane, 30' Conte, 43' Kovacevic, 51' Ravanelli (rig), 80' Mancini.

Note: serata gelida, terreno in discrete condizioni. Ammoniti: Mirkovic, Ravanelli, Stankovic. calci d'angolo: 2 - 9. Recupero: 1' p.t., 2' s.t.

Spettatori: paganti 5.183, per un incasso di lire 95.044.000.


La prima rete juventina
Il raddoppio dei padroni di casa
La terza rete bianconera
Fabrizio Ravanelli trasforma il penalty assegnato alla Lazio
Un altro fotogramma del calcio di rigore che permette ai biancocelesti di ridurre il pesante svantaggio
Roberto Mancini accorcia nuovamente le distanze per il 3-2 finale
L'attaccante biancoceleste abbracciato dopo la rete
Attilio Lombardo in azione
Mischia in area bianconera

Quarto di lusso in Coppa Italia. La Juventus parte subito forte ed assume il controllo del centrocampo. Al 12' Zidane segna il primo goal spiazzando un Ballotta non molto concentrato. Al 30' Conte raddoppia, anche stavolta favorito da un'incertezza dell'estremo difensore biancazzurro. La Lazio è in balìa dei bianconeri e la riprova è al 43' quando la difesa sta a guardare un cross dal fondo di Filippo Inzaghi messo in rete da un colpo di testa di Kovacevic. Alla fine del primo tempo e sotto di tre reti, la Lazio torna negli spogliatoi a capo chino. Nella ripresa Eriksson corre ai ripari inserendo Nesta e Stankovic e la musica cambia.

Al 51' un cross di Nedved è deviato da Stankovic di testa. Per gli arbitri c'è un fallo di mano di Montero e di conseguenza viene assegnato un calcio di rigore che Ravanelli trasforma. L'attaccante biancoceleste, preso anche di mira dal suo ex pubblico, viene poi sostituito e la Lazio perde potenza in avanti. Per fortuna arriva all'80' la rete di Mancini che, con un tocco di classe, sorprende il portiere juventino e riapre il discorso qualificazione in vista della gara di ritorno.


Il Messaggero titola: "Bianconeri a segno con Zidane, Conte e Kovacevic. "Penna bianca" realizza su rigore, Mancio sfrutta un assist di Simeone".

L'articolo così prosegue: Non è successo nulla di irreparabile, la Lazio resta in piedi. E questa è già una piccola vittoria, viste le premesse (otto titolari rimasti a Roma) e visto quello che era accaduto nei primi quarantacinque minuti. Tre gol subìti nel primo tempo, la Lazio ha rischiato la disfatta. Sì, d’accordo: campionato e coppa Italia sono due storie diverse, ma ci sarebbero comunque stati dei problemi ambientali e psicologici se la squadra di Eriksson fosse franata completamente. Troppo timido e svagato era stato il suo approccio alla partita. Veron era inguardabile, Negro impresentabile per le sue condizioni fisiche. La Juve ha maramaldeggiato per un tempo. Per fortuna la ripresa è andata in maniera diversa: più tonica la Lazio, grazie all’ingresso di capitan Nesta e Stankovic. Toni e cadenze molto soft, ma più equilibrio tra le due squadre. Si è vista un’altra Lazio, la partita non è stata più a senso unico. La squadra biancoceleste ha ridotto lo svantaggio, ha sfiorato il pareggio. Ha ritrovato il gol anche Mancini. Una verticalizzazione di Stankovic, Mancini ha eluso il fuorigioco della Juve e ha segnato di destro. Non andava in gol da aprile, quasi nove mesi fa. Siamo contenti per lui, se lo meritava. Risultato: sconfitta onorevole, non c’è stata la temuta disfatta.

Il canovaccio della gara è stato chiaro sin dall’inizio. Premesso che nessuna delle due squadre voleva dannarsi l’anima, la Juve è sembrata subito più determinata. Ha giocato un calcio cadenzato, privo di accelerazioni furiose, ma più ragionato e lucido rispetto a quello dei laziali. Eriksson voleva far riposare Veron e avrebbe fatto bene a insistere nel suo intendimento, anche dopo il forfait di Almeyda. L’argentino ha vagato per il campo come un’ombra e come gli succede spesso di questi tempi. Un gioco per Zidane (di una spanna superiore a tutti), Davids e a tratti Conte prendere in mano il centrocampo e quindi il pallino della partita. La Lazio non si era disposta male. Due punizioni di Mihajlovic nei primi otto minuti avevano dato l’illusione di una partecipazione più convinta, ma l’illusione è durata poco. Al primo sfilacciamento, la Juve ha colpìto in contropiede. Mihajlovic era andato a battere il primo angolo lasciando sguarnita la sua zona, Bachini ha innescato la miccia, Veron è stato costretto a commettere fallo su Kovacevic, proprio all’altezza della lunetta dell’area. Il professor Zidane è salito in cattedra per la punizione, non ha dovuto impegnarsi poi tanto per confezionare un pallonetto delizioso, finito lemme lemme alla sinistra di Ballotta, inspiegabilmente fermo al centro della porta.

Era il dodicesimo minuto. La Lazio ha cominciato ad afflosciarsi lentamente su se stessa, la Juve è lievitata quasi per inerzia. Inevitabile il raddoppio alla mezzora, realizzato da capitan Conte (ieri sera tornato in posizione centrale) che dopo aver imbeccato Kovacevic ha corretto in rete il tiro del serbo, anticipando Negro. Prima del terzo gol siglato di testa da Kovacevic (Gottardi fermo come una statua), la Juve ne aveva fallito un altro, per il salvataggio di Mihajlovic a porta vuota su Inzaghi. Dominio bianconero quasi ininterrotto, ma quasi in souplesse. Come se tutto fosse stato già scritto. Tre gol, ma poche emozioni nel freezer quasi vuoto del Delle Alpi. E meno male che ci è stata risparmiata la nebbia. Non ci sarebbero stati meno spettatori di pomeriggio: poco più di cinquemila, con un incasso di 95 milioni. Era prevista anche la contestazione a Ravanelli. Scontata, dopo le dichiarazioni della vigilia, ma decisamente fuori luogo gli insulti. La gratitudine non è di questo mondo e la stupidità di certi tifosi non ha limiti. Dargli del mercenario, è stato troppo. Lui ha fatto finta di niente per lunghi tratti, poi quando all’inizio della ripresa gli si è presentata l’occasione non l’ha fallita. La premiata ditta Messina-Pellegrino ha fischiato il rigore per un mani di Birindelli, rimpallato da Montero. Nulla di clamoroso, ma rigore ineccepibile, come da regolamento.

Ravanelli si è finalmente impossessato della scena. Ha posato il pallone sul dischetto, facendo finta di non sentire la violenta bordata di fischi e ha infilato puntualmente Van der Sar. Proprio al portiere olandese Ravanelli aveva segnato il suo ultimo gol italiano nella finale di Champions League all’Olimpico, quattro anni fa, contro l’Ajax. E così Ravanelli dopo una decina di minuti è potuto rientrare negli spogliatoi, lasciando il suo posto a Marcolin. Finale con Mancini unica punta. E così non c’è stato il crollo tanto temuto. La Lazio ha reagito, approfittando a nche del fatto che la Juve ha creduto troppo presto d’aver chiuso la partita. Ancelotti ha regalato un quarto d’ora a Del Piero, ma a quel punto gli juventini pensavano già alla partita di campionato di domenica. E così la Lazio è riuscita alla fine a salvare l’onore. Con la Juve la partita rimane aperta, anche in coppa Italia.


La Gazzetta dello Sport titola: "Vince la Juve ma ride la Lazio. Un grande Zidane non basta: i bianconeri si fanno rimontare da 3-0 a 3-2. Stesso risultato di Milan-Inter, ma non le stesse emozioni. Il primo tempo è tutto juventino, con la Lazio che sbanda e affonda tre volte: Zidane su punizione, Conte e Kovacevic in gol. Ma Eriksson, nella ripresa, rimette in piedi la Lazio con Nesta in difesa e va in gol due volte: Ravanelli (su rigore discusso) e Mancini (dopo 8 mesi)".

Continua la "rosea": I quarti di coppa Italia offrono ai pochi, e semicongelati, spettatori presenti, e ai più fortunati telespettatori a casa, un altro 3-2, ma senza le emozioni e lo spettacolo del derby della notte precedente. Dopo l' Inter, fa festa la Juve e così sfuma il sogno della Lazio, che sperava di ottenere la quarta vittoria consecutiva sul campo dei bianconeri. Giusto così, anche se la truppa di Ancelotti ha buoni motivi per sentirsi beffata. In vantaggio con pieno merito per 3-0 a metà partita sulla capolista del campionato, alla fine la Juventus rischia di essere clamorosamente raggiunta. Ma soprattutto, visto che a Roma tra due settimane alla Lazio basterà imporsi per 1-0 o per 2-1 per qualificarsi, Conte e compagni rischiano di avere in pugno una vittoria effimera, malgrado le nuove prodezze di Zidane. Migliore in campo domenica scorsa a Parma, il francese stavolta riesce anche a firmare il primo dei tre gol bianconeri. Kovacevic al 12' si guadagna una punizione al limite dell' area, per un fallo di Veron, e dalla lunetta il campione del mondo indovina l' angolino giusto, alle spalle del vice-Marchegiani, Ballotta, una delle tante riserve schierate da Eriksson. Anche Ancelotti risparmia qualche titolare, a cominciare da Del Piero, ma un po' perché il turnover bianconero è meno massiccio e un po' , o molto, perché Conte e compagni si rivelano molto più concentrati e concreti degli avversari, il primo tempo si trasforma in un piacevolissimo e redditizio allenamento per la Juventus, capace di andare al riposo con un inimmaginabile 3-0.

Molle e svagata, quasi come otto sere prima a Venezia, la Lazio gioca con aria di fastidiosa sufficienza, come se avesse fretta di tornare a casa, per dedicarsi a impegni ben più seri, vedi il campionato con relativa leadership. Peccato per la truppa di Erikssson, perché Mihajlovic, malgrado il gelo dell' inospitale «Delle Alpi», ha il piede caldo, in grado di impegnare almeno tre volte Van der Sar, che gli blocca altrettante conclusioni proprio sulla linea di porta. I suoi tiri dalla lunga distanza, su punizione e non, e il discreto movimento di Mancini, assai più insidioso di Ravanelli, non bastano però per infastidire una Juve incompleta, ma ugualmente quadrata. In assenza di Ferrara, Ancelotti ripropone Mirkovic a destra, ma soprattutto conferma l' ottimo Montero al centro, fermo restando Iuliano a sinistra, un trio che lascia pochissimo spazio ai due attaccanti laziali con delega dei vari Salas, Boksic e Simone Inzaghi. Ancora una volta, però, la Lazio patisce l' assenza in mezzo al campo di motorino-Almeyda e quella non meno importante di Conceiçao sulla destra. Al di là dell' impegno di Simeone e Lombardo, mancano la fantasia di Veron e in parte anche le accelerazioni di Nedved, che ci sono ma non si vedono. E così i quattro moschettieri del centrocampo bianconero riescono a fare un figurone o quasi, perché Conte e Davids sanno sempre quando e come spingere, con la mobilissima collaborazione dei due uomini di fascia Birindelli e Bachini. E siccome davanti Kovacevic e Inzaghi sono bravi anche in fase di appoggio, la difesa della Lazio, già priva di Nesta, sbanda più del dovuto, capitolando una seconda volta alla mezz' ora, quando Conte raccoglie un passaggio del serbo e supera Ballotta. Inseguita dalla Juve in campionato, la squadra di Eriksson si trova più che mai costretta a inseguire i bianconeri in coppa Italia. Compito pesantissimo, perché 3' più tardi Zidane smarca Inzaghi che si vede negare il gol da un salvataggio di Mihajlovic sulla linea di porta.

Costretta a subire, la Lazio si riavvicina a Van der Sar soltanto con Mancini, bloccato da una perfetta uscita dell' olandese, ma al 43' affonda per la terza volta. Servito da Inzaghi, stavolta è Kovacevic a beffare di testa Ballotta. E a quel punto Eriksson si decide a cambiare qualcosa, inserendo dopo l' intervallo Stankovic al posto di Veron e Nesta al posto di Mihajlovic. Non è comunque merito di queste mosse, figlie del già programmato turnover, se la Lazio riesce a limitare i danni al 7' , quando usufruisce di un dubbio rigore per un intervento di mani (forse involontario) di Montero su colpo di testa ravvicinato di Stankovic. Ravanelli dal dischetto scarica tutta la sua rabbia di ex, con un tiro che supera Van der Sar, ma 10' più tardi Eriksson lo sostituisce con Marcolin. Mancini resta solo in attacco, ma al 35' riesce comunque a raccogliere un lungo lancio di Stankovic e a superare Van der Sar. È il suo primo gol stagionale ed è un gol importantissimo, non tanto per riaprire la partita, quanto piuttosto per riaprire alla Lazio le porte della qualificazione alle semifinali di coppa Italia, che fino a pochi minuti prima sembravano irrimediabilmente chiuse. E così la grande sfida tra le due regine del campionato continua. In attesa di sapere chi taglierà per primo domenica il traguardo di campione d'inverno.


Tratte dal quotidiano sportivo, alcune dichiarazioni post-gara:

Il risultato non è da buttare, in vista del ritorno all' Olimpico. Ma quella del Delle Alpi è la seconda sconfitta su tre partite nel Duemila. E se pensi che la terza è quella contro il Bologna, con una vittoria sofferta rimediata nel giorno del Centenario, allora c' è da stare poco allegri per la Lazio. Anzi, a proposito di festeggiamenti, ieri la Lazio in avanti schierava Lombardo di anni 34, Mancini di anni 35 e Ravanelli di anni 31: fate le somme ed ecco la celebrazione del Centenario, passateci la battuta. Fra le pieghe di una prova sconcertante nel primo tempo e sufficiente nella ripresa si cerca di trovare qualcosa di positivo. Il gol di Roberto Mancini, primo stagionale, che non segnava dal 2 maggio ' 99, Udinese-Lazio. E ancora quel 3-2 che può essere ribaltato nel ritorno anche con uno striminzito 1-0. Sven Goran Eriksson arriva invece in sala stampa sorridente, anche se infreddolito: «Mi è piaciuta la reazione della Lazio nella ripresa. Prima ho temuto il tracollo, sul 3-0, ma i ragazzi in campo nel secondo tempo hanno cambiato radicalmente atteggiamento e questo risultato non è male. Anche perché siamo solo all' intervallo di questa sfida di coppa Italia, fra due settimane ci sarà il ritorno a Roma. Possiamo farcela».

Sulla Lazio disastrosa dei primi 45', Eriksson non cerca scuse: «Sul piano del gioco non siamo andati male. Ma sembrava un' amichevole, mancava completamente la cattiveria, che invece loro avevano. Non si può pensare di venire a Torino a giocare contro la Juve così e poter fare una bella figura. Abbiamo preso tre gol troppo facili per loro. Penso soprattutto al primo: battiamo un calcio d' angolo noi e 10 secondi dopo loro hanno una punizione dal limite della nostra area. Possibile che nessuno dei nostri sia riuscito a compiere un fallo prima che arrivassero sotto porta?». Alla vigilia Eriksson aveva detto che in queste partite non c' è bisogno di spronare i giocatori, vista l' avversaria. Guardando il primo tempo però lo svedese si è ricreduto e nell' intervallo è intervenuto in maniera decisa sulla squadra: «Ho parlato solo io dentro lo spogliatoio. Ho detto che non si può pensare di affrontare la Juve senza metterci il massimo della grinta. Nei ragazzi è scattato qualcosa e la reazione si è vista. Non è facile segnare due gol a questa squadra. E penso che quello realizzato da Mancini, servito ottimamente da Stankovic, faccia molto bene al morale di Roberto». Ancora una volta non ha convinto la prova di Veron, che sembra un altro giocatore rispetto a quello dei primi mesi. Eriksson lo difende: «Ho chiesto io a Sebastian di giocare davanti alla difesa, più indietro. L' ho visto in ripresa. Così come è cresciuto Simeone. La sostituzione di Ravanelli? Già programmata nell' intervallo. Fabrizio sa che ancora non è al massimo». Alla fine della partita battibecco fra Nesta e Del Piero, con il laziale che aveva da ridire sul bianconero. L'intervento degli arbitri ha calmato gli animi ancora tesi per la partita.


Da Il Messaggero:

Sfida sul mare dei sospiri, un tempo senza grinta, giocatori svogliati quasi fossero lontani dal campo e non nel freddo del Delle Alpi. Ripresa con una marcia diversa, belle facce ritrovate: un'altra Lazio. Sven Eriksson è rimasto soddisfatto della reazione. «Nel primo tempo il nostro gioco non è stato male - ha spiegato il tecnico - ma era troppo amichevole. Per fortuna dopo è cambiato: sono felice di questo atteggiamento, del diverso spirito dei ragazzi». Nell'intervallo, sullo 0-3, Eriksson ha fatto leva su questo aspetto psicologico nello spogliatoio. «Contro la Juve, qui a Torino, non possiamo essere questi. Ho parlato così alla squadra e mi pare di essere stato compreso». «Non tutto è perso - ha detto il mister biancoceleste - Mancini? Gli ha fatto bene il gol, e bravo è stato Stankovic a dargli il pallone: un bel passaggio». Soddisfatto della risposta della squadra nel secondo tempo, Eriksson torna a parlare dell'atteggiamento un po' troppo rinunciatario dell'inizio. «Non si può essere così gentili, dobbiamo essere più cattivi. eppure, anche nel primo tempo abbiamo giocato bene e tenuto la palla molto di più della Juventus».

Ravanelli, fischiato per tutta la partita, è stato sostituito all'inizio della ripresa. «Nell'intervallo gli ho chiesto di giocare ancora un quarto d'ora: in questo momento Fabrizio è un po' stanco». L'allenatore della Lazio pensa al primato in campionato e alla prossima sfida, domenica a Reggio Calabria. L'infermeria è zeppa, ma Eriksson spera di recuperare i suoi big. «Inzaghi penso che ci sarà, come Almeyda e Conceicao. Più difficile, invece, Boksic. Ma non dispero di averlo in panchina». Carlo Ancelotti non è rimasto soddisfatto del risultato. «Non hanno avuto tante opportunità - ha osservato il tecnico dei bianconeri - ma hanno sfruttato delle occasioni. Però, abbiamo vinto noi e questo ci lascia fiduciosi per il ritorno. Tre a zero alla fine del primo tempo? Non era naturale, perché non credo che ci sia questo divario tra Juve e Lazio». Ancelotti ha elogiato Kovacevic. «E' bravo a farsi trovare pronto, è un grande merito questo, come lo è per Mirkovic, Birindelli e Baghini».