Domenica 6 maggio 2007 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Livorno 1-0

Da LazioWiki.

Stagione

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6 maggio 2007 - 3.233 - Campionato di Serie A 2006/07 - XXXV giornata - calcio d'inizio ore 15:00

LAZIO: Ballotta, Behrami, Siviglia, Cribari, Zauri, Mutarelli, Ledesma, Jimenez (77' Belleri), Manfredini, Pandev, (80' Makinwa) Rocchi. A disposizione: Berni, Stendardo, Bonetto, Firmani, Tare. Allenatore: D.Rossi.

LIVORNO: Manitta, Grandoni (76' Balleri), Galante, Knezevic, Pasquale, Vidigal, Fiore (I), Morrone, Paulinho (57' Cesar), A.Filippini (66' Bergvold), C.Lucarelli. A disposizione: Casini, Pavan, Kuffour, Pfertzel. Allenatore: Orsi.

Arbitro: Sig. Dondarini (Finale Emilia) - Assistenti di linea Sigg. Giordano e Contini - Quarto uomo Sig. Herberg.

Marcatori: 27' Jimenez.

Note: ammonito al 40' Morrone per comportamento non regolamentare, al 53' Vidigal ed al 73' Behrami entrambi per gioco scorretto. Calci d'angolo: 11-6. Recuperi: 3' p.t., 4' s.t.

Spettatori: paganti non comunicati; abbonati 14.809 per una quota di euro 191.789,81.


Tommaso Rocchi in azione
Ammucchiata biancoceleste dopo la rete
Luis Jimenez e Tommaso Berni
Christian Manfredini in un momento della gara
Un intervento del portiere labronico
Il biglietto della gara
Una fase della gara
Il goal di Jimenez

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, sorpasso con la macchia ultrà. Il bel gol di Jimenez piega un Livorno spento e senza idee e serve per tornare davanti al Milan Ma è stata esposta una croce celtica dai tifosi biancocelesti".

Continua la "rosea": Basta il minimo sforzo alla Lazio per tornare al successo, riprendersi il terzo posto e tagliare il traguardo Champions, anche se per l'ufficialità manca ancora un punto. Ma le paure che avevano annebbiato mente e gambe dei biancocelesti nell'ultimo mese sono state spazzate via. Ansie e timori accompagneranno invece il Livorno fino alla fine del campionato. Perché la sconfitta dell'Olimpico, la quindicesima stagionale, fa precipitare gli amaranto a un passo dal baratro. E la prova incolore fornita dai toscani di fronte ad una Lazio visibilmente a corto di fiato non induce certo all'ottimismo. Più della squadra di Orsi a mettere in discussione la vittoria biancoceleste (mancava da un mese) sono stati i tifosi di casa e, segnatamente, quelli della curva Nord. Che, all'arrivo dei sostenitori livornesi alla mezzora del primo tempo, oltre ai soliti cori beceri ("livornese ebreo" quello più gettonato) hanno pure sventolato una bandiera con croce celtica, subito scomparsa peraltro. L'episodio non è però sfuggito agli uomini della Questura di Roma (individuato anche il singolo autore del gesto) che, nell'intervallo, hanno spiegato ai dirigenti laziali che, se si fosse ripetuto, avrebbero dato ordine di sospendere la partita. Ad imporlo sono le norme del decreto Amato-Melandri (che ha integrato le disposizioni del codice di giustizia sportiva). Sarebbe stata la prima interruzione di una partita di calcio per l'esposizione di simboli razzisti.

La Lazio è riuscita ad evitare il triste primato. Ma sarà multata e rischia pure la squalifica del campo. Per compiere l'ultimo scatto verso la Champions alla Rossi band è stata sufficiente una mezzora da Lazio vera. Quella che, con la parziale eccezione del derby, non si vedeva dalla partita di Udine. Discreto ritmo, buone manovre di gioco, qualche occasione e, soprattutto, al 27', il gol-partita di Jimenez (colpo di biliardo dal limite che tocca il palo e si infila in rete), dopo che allo stesso cileno era stata (giustamente) annullata una rete per fuorigioco. Sembrava il preludio ad una recita biancoceleste degna di quelle che tra febbraio e aprile avevano fruttato otto vittorie consecutive. Ma quella Lazio ormai è svanita. E buon per Rossi che il golletto di Jimenez (finalmente convincente) sia bastato per chiudere i conti. A semplificare le operazioni biancocelesti è stato un Livorno che non ha mai dato l'impressione di poter reggere il confronto. Orsi ha provato a giocarsela a viso aperto, presentando una squadra con due punte (Lucarelli e Paulinho) ed un trequartista (Fiore). Ma contro la Lazio in riserva di questi tempi sarebbe forse stato meglio non andare troppo per il sottile e pensare esclusivamente a coprirsi le spalle. A nulla sono valse le correzioni in corsa, a cominciare da quella dell'ingresso dell'ex Cesar (beccato dal pubblico, mentre l'altro ex Fiore è stato a lungo applaudito).

Un paio di mischie in area e qualche tiro telefonato è stato tutto quello che i livornesi sono stati capaci di produrre nell'arco dei 90 minuti. E così nonno-Ballotta ha potuto trascorrere un pomeriggio di assoluta tranquillità. Il modo migliore per festeggiare l'ennesimo record di longevità in serie A (in campo a 43 anni e un mese). Primato che Ballotta può ulteriormente migliorare, visto che pare intenzionato a giocare pure nella prossima stagione. A differenza di Peruzzi, che ha già deciso di smettere e che ieri ha dato forfeit a causa di un attacco influenzale. Il bel gol di Jimenez piega un Livorno spento e senza idee e serve per tornare davanti al Milan.


Il Corriere della Sera così racconta la gara:


Sarebbe bello poter parlare solo di calcio. Perché la Lazio ne ha dato tante ragioni: 1) è a un punto dalla qualificazione ai preliminari di Champions; 2) ha conquistato 61 punti, che, aggiunti ai 3 di penalizzazione, sono più dei 62 ottenuti l'anno scorso; 3) ha la miglior difesa del torneo, con la Roma: 27 gol subiti; 4) ha aggiunto al "solito" 4-4-2 una formula con il "trequartista" che ha valorizzato prima Mauri e ora Jimenez. La partita di ieri contro il Livorno è stata decisa proprio da un gol del cileno, arrivato in un primo tempo giocato molto meglio dalla squadra biancoceleste. Il Livorno, avendo perduto le ultime tre partite, ora deve guardarsi alle spalle. Incontrerà Samp e Atalanta in casa, Torino in trasferta. L'importante sarà non fare esperimenti come quelli di Orsi ieri pomeriggio: il "rombo" con Antonio Filippini centrale davanti alla difesa non ha funzionato; tantomeno la coppia Lucarelli-Paulinho. Purtroppo, la Lazio non è solo calcio. Ce ne siamo resi conto fin dal riscaldamento, quando è partito il coro "Lucarelli ebreo". Lo stesso ("Livornesi ebrei"), che ha accolto i 150 tifosi labronici arrivati all'Olimpico alla mezzora.

E poi, in curva Nord, è apparsa una bandiera con la croce celtica, rimasta in bella vista per circa trenta secondi. La partita, a quel punto, ha rischiato di essere sospesa. Chiare erano state le direttive del questore, Marcello Fulvi. Durante l'intervallo, l'arbitro Dondarini è stato avvisato: se nella ripresa avesse sentito l'altoparlante dichiarare sospesa la partita, avrebbe dovuto fischiare la fine della stessa. Un dirigente della Lazio, nell'intervallo, ha cercato di farsi consegnare la bandiera. Ha almeno ottenuto la garanzia che non sarebbe riapparsa. E così è stato. Un Daspo è stato disposto nei confronti dell'ultrà (37 anni, noto alle forze dell'ordine) che ha esposto il simbolo. La Lazio, che era già stata multata (insieme alla Roma) per cori razzisti durante l'ultimo derby, rischia la squalifica del campo per l'ultima gara casalinga (contro il Parma) di questo campionato.