Domenica 5 marzo 1989 – Roma, stadio Olimpico – Lazio-Milan 1-1

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5 marzo 1989 - 2403. Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1988/89 - XX giornata - Inizio ore

LAZIO: Martina, Marino, Monti, Pin, Gregucci, Gutierrez, Beruatto, Icardi, Di Canio, Acerbis (79' Dezotti), Sosa. A disp. Fiori, Piscedda, Muro, Rizzolo. All. Materazzi.

MILAN: G.Galli, Tassotti, Maldini, Ancelotti, Rijkaard, Baresi II, Donadoni, Evani, Van Basten, Gullit, Virdis (46' A.Colombo). A disp. Pinato, Costacurta, Mussi, Mannari. All. Sacchi.

Arbitro: Agnolin (Bassano del Grappa).

Marcatori: 24' Van Basten, 35' Sosa (rig).

Note: giornata primaverile con sole, terreno in ottime condizioni. Ammoniti: Ancelotti, Gregucci.

Spettatori: 30.590 paganti e 11.337 abbonati per un incasso complessivo di £. 1.117.105.000.

Dal Guerin Sportivo: alcune foto della gara
Dal Guerin Sportivo: alcune foto della gara
Monti, Colombo, Rijkaard e Ruben Sosa
Maldini al tiro
Sosa pareggia dal dischetto
Il biglietto della gara

Un buon Diavolo, ma nulla di più. Ed è sufficiente per intimorire una Lazio già piena di paure e di incertezze e per strapparle un punto. La squadra capitolina si guarda bene dal dolersi dell'epilogo, visto che per lei è importante muovere, innanzitutto, una classifica deficitaria. Troppe tossine ha accumulato il Milan nel mercoledì di Coppa, troppe angosce ha denunciato la squadra di Materazzi dall'inizio di campionato; ed ecco che entrambe le squadre riducono al limite del tollerabile e del superfluo ogni tipo di rischio. E la partita sembra così destinata a vivere più sul filo del sistema nervoso che su espedienti tecnici e tattici. Ciononostante, Sacchi ricorre alla formula tre, un motore che gli consente di utilizzare, in contemporanea, tre pistoni offensivi: Van Basten, Gullit e Virdis. I proponimenti sono lodevoli, ma i frutti raccolti risultano miseri, perché Virdis si smarrisce in un anonimato inspiegabile, assicurando poco sostegno a Van Basten, il quale parrebbe vivere una giornata di vena. Fa bene Sacchi a togliere Virdis e inserire Colombo nel secondo tempo, poiché a quel punto il Milan ha bisogno di protezione data la poca benzina rimasta nel suo motore. Il primo tempo è più bello e decisivo. La Lazio risponde con grinta, ma senza cattiveria, ad un collettivo che dà subito la sensazione di appartenere ad un altro pianeta. Per fortuna di Materazzi, il Milan manda bagliori che non accecano e la Lazio può concludere senza eccessivi danni il lavoro di contenimento, cercando di ostruire le vie laterali che Evani da una parte e Tassotti dall'altra tentano di percorrere come fossero comode autostrade. Si assiste ad una partita piacevole e brillante. I più impegnati sono Ancelotti, Evani e Baresi da una parte, Sosa, Marino e Di Canio dall'altra. L'uruguaiano è cocciuto ed incisivo, anche se estremamente personalista. Ogni tanto emerge il talento di Di Canio, che però si spegne presto dentro un cono d'ombra. Il disegno tattico è chiaro, non c'è molto spazio per costruire schemi efficaci, ed allora Gullit usa la straordinaria potenza atletica per venire alla luce. Tanti palloni passano dai suoi piedi, mentre Ancelotti, Evani e Baresi fanno da argine e da spinta. Utile risulta il movimento di Donadoni, ed utilissima l'eleganza di Van Basten. Il gioco è nei piedi milanisti, che comandano; la Lazio replica soltanto in alleggerimento con il testardo Sosa e 1-1. Dopo un paio di leggerezze di Martina (all'8' è salvato da Gutierrez e al 22' non trattiene una conclusione di Donadoni), Gullit (23') spazza via Monti come se soffiasse sulla panna, va al traversone e pesca il coordinatissimo Van Basten, il quale fa centro senza problemi. E' il vantaggio minimo, data l'eccessiva disparità di forze in campo. E certi vantaggi possono non bastare. Sul campo compare infatti l'imprevedibile: trascorrono 11 minuti e Rijkaard commette un'errore difensivo, la palla gli passa sotto il piede per diventare proprietà di Sosa, che viene atterrato in area da Gullit, rinvenuto con rincorsa provvidenziale. Prodezza inutile, poiché lo stesso Sosa batte Galli (assolutamente disoccupato) su penalty. Se nel primo parziale si ha modo di assaporare sorsate di spumante, il secondo tempo serve soltanto vino annacquato. Colpa dei rossoneri che appaiono stanchi (tranne Ancelotti, Evani, Baresi e Rijkaard) e forse anche appagati; e responsabilità della Lazio che non sfrutta con Sosa una deliziosa palla costruitagli da Marino al 75'. L'episodio si interpone alle traverse colpite da Gullit (punizione al 54') e da Evani (76'). Il resto è da riporre nell'archivio delle pratiche noiose e prive di bellezze estetiche. Alla coraggiosa ed aggressiva Lazio non par vero schierare, davanti agli ormai spenti Gullit e Van Basten, l'impegno di Acerbis, Beruatto, Icardi, Gregucci e Monti. E quando il bravissimo Agnolin fischia la fine, i tifosi biancocelesti tirano un sospiro di sollievo.

Fonte: La Stampa