Domenica 4 marzo 1990 - Roma, stadio Flaminio - Lazio-Inter 2-1

Da LazioWiki.

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4 marzo 1990 - 2446 - Campionato di Serie A 1989/90 - XXVII giornata

LAZIO: Orsi, Nardecchia, Sergio, Pin G., Gregucci, Soldà, Bertoni, Icardi (14' Monti), Amarildo (78' Troglio), Sclosa, Sosa. A disp. Sassanelli, Piscedda, Beruatto. All. Materazzi.

INTER: Malgioglio, Bergomi, Brehme, Matteoli, Mandorlini, Verdelli (23' Ferri I), A.Bianchi, Berti (59' Cucchi), Klinsmann, Matthaus, Morello. A disp. Mondini, Baresi I, Di Già. All. Trapattoni.

Arbitro: Lanese (Messina).

Marcatori: 11' Sosa (rig), 43' Mandorlini, 50' Pin.

Note: giornata serena, campo in perfette condizioni.

Spettatori: 24.000 circa. Incasso lire 750.000.000.

Il biglietto della gara
Sosa porta in vantaggio la Lazio su rigore
Sosa marcato stretto da Verdelli
Il raddoppio di Pin
Il momentaneo pareggio di Mandorlini

Il sogno dell'Inter è durato due minuti, quando all'inizio del secondo tempo, col risultato del «Flaminio» bloccato sull'1 a 1, è giunta notizia del vantaggio dell'Ascoli a San Siro contro il Milan. In quell'istante la squadra di Trapattoni vedeva ridotto a soli quattro punti il suo distacco dalla capolista e poteva davvero sperare in una rimonta da perfezionare fra quindici giorni nel derby. Ma proprio mentre gli interisti si cullavano in quest'illusione, una bella rete di Pin, giocatore troppo presto silurato dalla Juventus, metteva definitivamente la parola fine alla stagione nerazzurra, che si conclude già all'inizio di marzo con un bilancio terribile: addio scudetto e addio coppe.

L'Inter che ha perso contro la Lazio somiglia molto poco al suo vulcanico allenatore (furibondo dopo la partita), ma moltissimo alle tante, troppe edizioni dimesse esibite quest'anno dalla squadra nerazzurra su tutti i campi d'Italia. A preoccupare, anche in chiave mondiale, sono le condizioni atletiche di alcuni giocatori del giro della nazionale: dall'impresentabile Berti ammirato, si fa per dire, ieri, al lento e approssimativo capitan Bergomi, ridicolizzato da Ruben Sosa. La sconfitta interista e la prestazione che l'ha determinata forniscono così un ennesimo argomento a favore delle tesi berlusconiane sulla necessità di trapiantare in azzurro il blocco del Milan. Impensabile proporre ai Mondiali l'accoppiata Bergomi-Ferri (ieri rientrato dopo lunga convalescenza) lasciando fuori Tassotti e Vierchowod, con i quali di potrebbero impostare gli stessi schemi difensivi del Milan. Tornando al discorso-campionato, l'Inter si era forse illusa otto giorni fa, scambiando il precario stato di salute del Napoli, causa prima della debacle partenopea al «Meazza», per un proprio merito, il segnale di una riscossa, la prova che la squadra campione d'Italia stava ritornando quella di un anno prima. La Lazio si è preoccupata di fornire un'immediata e bruciante smentita.

Nell'Inter hanno deluso tutti, compresi gli stranieri, ad eccezione del povero Klinsmann che ha l'attenuante di aver dovuto affrontare praticamente da solo la difesa laziale, mal coadiuvato com'era dall'evanescente Morello, chiamato a sostituire lo squalificato Serena. A proposito di squalifiche: ieri mancava anche Zenga e al suo posto ha giocato Malgioglio, fornendo ai tifosi laziali l'opportunità di uno show davvero squallido e mortificante. Quattro anni fa Malgioglio giocava nella Lazio: al termine di una partita reagì ai fischi e agli insulti degli ultra con un gesto inconsulto, strappandosi di dosso la maglia e sputandoci sopra. Qualche illuso, Trapattoni compreso, sperava che il tempo avesse cancellato tutto. E invece le due curve hanno martoriato Malgioglio dal primo all'ultimo minuto, con coretti, insulti, lancio di agrumi. A nulla è valso il gesto di riappacificazione tentato dal giocatore, presentatosi in campo con un mazzo di fiori. Ora per l'Inter comincia il futuro. Pellegrini dovrà rivedere la strategia di mercato: serve più fantasia a centrocampo e un paio di giovani di valore con cui sostituire certi uomini ormai logori. Nella speranza che Berti, Bergomi e lo stesso Serena ritrovino fra un anno la condizione di forma della stagione-scudetto, inspiegabilmente smarrita. Onore, comunque alla Lazio. Le mancava un talento del calibro di Di Canio, ma ha ritrovato il Ruben Sosa combattivo e inarrestabile dei tempi balli. E' davvero incredibile che una squadra così ricca di talenti non sia riuscita neppure quest'anno ad affacciarsi alla zona-Uefa. Ma con un nuovo allenatore e un paio di ritocchi adeguati (ah, ci fosse ancora Dezotti...), i biancocelesti potrebbero proporsi come la rivelazione del prossimo campionato.

Fonte: La Stampa