Domenica 3 maggio 1992 – Milano, stadio Giuseppe Meazza – Milan-Lazio 2-0

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Stagione

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3 maggio 1992 - 2524 - Campionato di Serie A 1991/92 - XXXI giornata

MILAN: Antonioli, Tassotti, Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi, Evani (54' Simone), Rijkaard, Van Basten (58' Fuser), Donadoni, Massaro. A disp.: Rossi, Gambaro, Serena. All. Capello.

LAZIO: Fiori, Corino, Sergio, Pin, Gregucci, Verga, Bacci, Doll, Riedle, Sclosa, Sosa (58' Stroppa). A disp.: Orsi, Bergodi, Melchiori, Neri. All. Zoff.

Arbitro: Sig. Nicchi (Arezzo).

Marcatori: 25' Massaro, 84' Fuser.

Note: ammonito Sergio. Espulso Doll al 41' s.t. Angoli: 6-4 per il Milan. Controllo antidoping per Maldini, Albertini, Fiori e Sclosa.

Spettatori: paganti 15.513, incasso L. 539.235.000; abbonati 60.068, quota-partita L. 1.585.550.872.

Una fase della gara
Il gol di Massaro, Milan in vantaggio
Fiori è battuto
Un momento della gara
Il programma della partita

Ormai soltanto un'inezia impedisce al Milan di stappare lo spumante per festeggiare il suo dodicesimo scudetto. L'inezia è un punto, quello che la matematica impone di conquistare nei restanti 270' di campionato, compresi i 90' casalinghi che tra due domeniche la capolista giocherà contro il già retrocesso Verona. Settantacinquemila spettatori a San Siro, compreso il futuro rossonero Papin, hanno aspettato invano una buona notizia da Torino, dove soltanto uno scivolone dei bianconeri avrebbe consentito al popolo milanista una festa anticipata. Un'attesa che ha finito per rappresentare l'unico motivo avvincente di un pomeriggio calcistico che la capolista ha ipotecato dopo meno di mezz'ora, cancellando forse definitivamente le speranze della Lazio di entrare in zona Uefa. Capello, che per una settimana aveva predicato cautela e concentrazione, è stato accontentato. La flessione che il Milan aveva fatto intravedere nelle trasferte di Cremona e Torino e nel derby è stata spazzata via da un'esibizione attenta e ordinata, capace di concedere agli avversari soltanto una palla-gol in 90', quella che il liberissimo Stroppa (guarda caso, un "ex") ha maldestramente offerto all'uscita di Antonioli. Se Maldini ha spadroneggiato sulla propria fascia, confezionando l'azione del primo gol e ispirando pure quella del secondo, dalla parte opposta un Tassotti puntuale e un ottimo Donadoni sono bastati a neutralizzare le incursioni più temute da Capello, quelle allestite dal trio Sergio-Doll-Sosa. E se in difesa Baresi ha frantumato inesorabilmente ogni velleità romana di contropiede, in avanti un Massaro strepitoso per impegno e mobilità, chissà se stimolato dalla presenza in tribuna di Papin, ha sopperito anche alla latitanza di Van Basten, la cui unica prodezza è stata l'abile finta che ha messo sul piede del suo partner il pallone destinato a battere Fiori. La Lazio ha retto soltanto per una ventina di minuti l'impatto con un'avversaria che le è superiore di una spanna per lucidità, organizzazione di gioco, tasso tecnico e incisività. Sono stati i venti minuti in cui è sembrato che le meticolose marcature predisposte da Zoff fossero in grado di sbarrare ogni varco a un Milan che faticava a entrare in partita. Di svegliare i rossoneri s'è incaricato Donadoni, le cui scorribande sulla fascia destra hanno contribuito ad allargare il fronte del gioco e a mettere in crisi una retroguardia in cui l'agilità di Verga (un altro "ex") e la solidità di Gregucci non erano sufficienti a compensare l'affanno di Corino nel controllo di Massaro e le difficoltà di Pin nell'opposizione a Rijkaard. Altrettanto andava facendo Maldini dalla parte opposta, dove il povero Bacci veniva saltato con irridente facilità. Il famoso contropiede della Lazio, al quale Capello aveva consegnato i maggiori timori della vigilia rossonera, era soltanto un miraggio per la sparuta rappresentanza dei sostenitori romani. Contrastato a turno da Tassotti o Maldini, Sosa tentava invano problematiche accelerazioni, mentre Riedle andava regolarmente a sbattere contro la muraglia eretta da Baresi davanti alla propria area. Se il pareggio era l'obiettivo della Lazio, che fuori casa non vince da oltre cinque mesi e che a San Siro ha collezionato l'ottava sconfitta su 15 trasferte, le illusioni di Zoff svanivano in fretta. Succedeva allorché Maldini beffava ancora una volta Bacci per spedire al centro un pallone che, fintato da Van Basten, pescava Massaro per una splendida conclusione al volo. La reazione della squadra romana era quasi patetica, affidata a qualche sussulto di Doll e Sergio, che provavano a impegnare Antonioli con un paio di velleitarie conclusioni dalla distanza. Non c'era traccia di gioco nella Lazio, che balbettava sempre più impotente anche nella ripresa (cominciata con 5' di ritardo per ripulire la porta di Fiori dai rotoli di carta scagliati festosamente in campo, contrattempo che costerà una multa alla società rossonera). Il Milan controllava comodamente la situazione, si permetteva di risparmiare l'intera fatica domenicale a Evani e Van Basten e aspettava sornione l'occasione buona per mettere al sicuro la ventesima vittoria stagionale e per innalzare a quota 61 il bottino dei suoi gol. Accadeva allorché Maldini suggeriva a Fuser una lunga galoppata conclusa da un tiro imparabile. Mancavano 6' alla fine. C'era soltanto il tempo per il cartellino rosso che puniva una reazione di Doll e per attendere ancora invano una buona notizia da Torino. La festa era rinviata.

"Ci stiamo allontanando". C'è tutto Zoff, c'è tutta la Lazio in questo saluto alla zona Uefa, ultimo salvagente di una stagione passata a rimpicciolire ambizioni e possibilità. Lontana la squadra dall'Europa e più lontano lui dai tifosi, nonostante un contratto biennale appena rinnovato. Un pomeriggio di ordinario calcio a San Siro ha dimostrato che se al Milan manca la matematica alla Lazio manca il resto. Il futuro è un altro anno con il mercoledì fuori porta: Gascoigne conoscerà i Castelli. Eppure questa Lazio è piaciuta a qualcuno: a Zoff e ai giocatori. Sorride l'allenatore e concentra la partita: "Una gara combattuta, con due palle gol a testa. Il Milan le ha realizzate, noi no: la differenza sta tutta qui. La squadra, comunque, si è battuta bene e non ho nessun rimprovero da farle. Il Milan ? Era quello che mi aspettavo e lo abbiamo anche messo in difficoltà. Il risultato, del resto, è stato in equilibrio fino al loro secondo gol e con un po' di freddezza in più in zona gol...". Contento lui, scontenti tutti (i laziali). L'ultima difesa ai miraggi è più che altro d'ufficio: "La matematica non ci mette ancora fuori dall'Europa". Deve essere la stessa matematica del Milan, al contrario. Il presidente Cragnotti era in vacanza e come lui alcuni suoi stipendiati (Sosa, Stroppa, Bacci). A battersi davvero, forse il solo Doll. E forse anche troppo. La reazione nei confronti di Albertini gli è costata l'espulsione e due probabili turni di squalifica. L'ennesimo handicap per la rincorsa impossibile. "Albertini ha impedito un possibile uno-due tra me e Riedle - racconta - facendo ostruzione e dandomi una spallata. Io ho avuto una piccola reazione, lui ha fatto un po' di scena, ma l'arbitro poteva lasciare andare: eravamo già sotto 0-2. Peccato: giochiamo bene ma non facciamo mai gol". Kalle Riedle, chiamato involontariamente in causa, assolve e si assolve: "Ci abbiamo provato, i tifosi devono capirlo e avere pazienza. E' stata una partita strana, nella quale abbiamo preso due gol in contropiede. L'Europa comunque non l'abbiamo persa qui a San Siro, ma in altre occasioni: con tre punti in più non saremmo qui a fare simili discorsi". Diverse erano le speranze, differenti gli orizzonti. "Sì , questa squadra è potenzialmente una delle migliori cinque d'Italia, ma abbiamo sprecato troppo". E a rendere il tutto ancora più difficile c'è il sorpasso romanista che sembra ormai definitivo: le tre squadre già retrocesse aspettano i giallorossi; due trasferte a Foggia e Cagliari, più la Sampdoria all'Olimpico, sono il cammino restante della Lazio. L'ultimo spreco porta la firma di Giovanni Stroppa, ex dal cuore tenero incapace di trasformare in rete la più facile delle palle-gol davanti ad Antonioli. Sclosa però, saggiamente, non getta la croce sul giovane dissipatore: "Può capitare a tutti di sbagliare. Certo, meglio sarebbe avere la concretezza di questo Milan che ha vinto meritatamente lo scudetto".

Fonte: Corriere della Sera