Domenica 30 ottobre 1988 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Como 1-1

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30 ottobre 1988 - 2385. Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1988/89 - IV giornata - Inizio ore

LAZIO: Martina, Monti, Beruatto, Pin (60' Acerbis), Gregucci, Gutierrez, Dezotti, Icardi, Di Canio, Muro (66' Piscedda), Sosa. A disp. Fiori, Greco, Rizzolo. All. Materazzi.

COMO: Paradisi, Annoni, Colantuono, Invernizzi, Maccoppi, Albiero, Todesco (64' Simone), Centi (54' Sinigaglia), Giunta, Milton, Corneliusson. A disp. Savorani, Lorenzini, Didonè. All. Marchesi.

Arbitro: Cornieti (Forlì).

Marcatori: 42' Dezotti (rig), 68' Giunta.

Note: ammoniti Maccoppi, Todesco e Icardi. Il Como ha giocato in dieci dal 30' della ripresa per l'infortunio di Sinigaglia a sostituzioni ultimate. Angoli 5-2 per la Lazio.

Spettatori: 25.000 circa di cui 11.599 paganti per un incasso compresa la quota abbonati di L. 620.466.000.

Il rigore di Dezotti
Il pareggio di Giunta
Sosa salta Centi e Annoni
Sosa in azione
Paradisi in uscita travolge tutti
La cronaca della gara sul giornale l'Unità

Resta l'imbattibilità. E la sensazione sgradevole di idee che si annebbiano, di buone intenzioni appena accennate. La Lazio deve consolarsi con una media salvezza, certo molto lontana dalle ambizioni della vigilia. Succede spesso nel calcio che a un'impresa esterna faccia seguito una prova incolore: in genere per supponenza ma non è questo il caso. Stavolta l'allarme è anche maggiore perché è bastato un Como modesto e battagliero a imbavagliarla. Un evidente passo indietro, nel gioco anzitutto. E' andato male l'esperimento di Materazzi che ha fatto inizialmente di necessità virtù, chiedendo a Muro e a Di Canio di riporre la fantasia nello spogliatoio per mettersi a pieno servizio polmonare. Paoletto si è perso nella morsa dell'arcigno Colantuono, sprecando nel finale su assist di Dezotti il pallone della vittoria: il destro innocuo di chi è spompato e quindi annebbiato. Anche il napoletano ha dovuto perfino rinunciare, per via di cervellotici schemi, all'arma della punizione dal limite, riuscendo a sprecare pure lui al 9' della ripresa l'assist del k.o. offertogli da Sosa.

Si dirà che il tecnico aveva gli uomini contati. Ma perché allora avvicendare il geometrico e tempista Pin (suo un gran palo colpito dalla distanza al 26'), l'unico cervello in campo, con un Acerbis subito relegato a stopper dalla mossa di Marchesi di aggiungere una punta per la rimonta. Sei minuti dopo è uscito Muro tenendosi la coscia e la luce si è definitivamente spenta. Va detto che proprio Acerbis era il controllore di Giunta, a segno per il pareggio al secondo tentativo in tre minuti, pescato da un chilometrico lancio di Colantuono sul quale il suo controllore non è arrivato concedendogli stop di petto e la facile crocifissione dell'esterrefatto Martina. La Lazio comunque ha messo in evidenza un altro limite: non può giocare senza una punta centrale. Ancora una volta c'era voluto il caparbio sganciamento offensivo del prode Gregucci per cavare le castagne dal fuoco. Al 41' del primo tempo infatti la Lazio era passata in vantaggio su rigore concesso dall'incerto Cornieti con grande magnanimità per un contatto di Annoni proprio sullo stopper biancoceleste pescato dalla destra da Muro. Dezotti aveva spiazzato Paradisi dal dischetto per l'effimera gioia di un Olimpico tutt'altro che pieno. E impossibilitato a esaltarsi all'inizio come alla fine. Il punticino limita le ambizioni sbandierate alla vigilia.

Fonte: Il Tempo