Domenica 30 novembre 1997 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Udinese 2-3

Da LazioWiki.

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30 novembre 1997 - 2.760 - Campionato di Serie A 1997/98 - X giornata

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, G.Lopez, Favalli, Fuser, Almeyda, Marcolin (74' Rambaudi), Nedved, Casiraghi (68' Boksic), R.Mancini. A disposizione: Ballotta, Pancaro, Chamot, Gottardi, Venturin. Allenatore: Eriksson.

UDINESE: Turci, Bertotto, Calori, Pierini, Bachini, Giannichedda, Walem (46' Statuto), D'Ignazio (84' Cappioli), Poggi, Bierhoff, Amoroso (85' Gargo). A disposizione: Frezzolini, Emam, Locatelli, Genaux. Allenatore: Zaccheroni.

Arbitro: Sig. Ceccarini (Livorno).

Marcatori: 32' Fuser, 33' Poggi, 41' Negro, 73' Cappioli, 84' Amoroso.

Note: ammoniti Calori, Bertotto, Nesta e Marcolin. Calci d'angolo: 19-6.

Spettatori: 38.000 circa.

Diego Fuser scocca il tiro vincente
Il pallonetto che beffa Luca Marchegiani per il primo pareggio friulano
La rete di Paolo Negro
Un altro fotogramma della marcatura del difensore biancoceleste
L'esultanza di Paolo Negro dopo la rete segnata
Il tiro che origina il secondo pareggio dell'Udinese
La rete-vittoria dei bianconeri
Pavel Nedved in azione
La curva omaggia Giuseppe Signori
Uno striscione dedicato al bomber biancoceleste
Lazialità di gennaio 1998
Lazialità di gennaio 1998

La Gazzetta dello Sport titola: "La squadra di Zaccheroni imbriglia gli avversari nel secondo tempo e riesce a piazzare il colpo del ko. L'Udinese fa piccola la Lazio. Grande impresa all'Olimpico: prima rimonta, poi sorpassa, ora è terza in classifica. Avvio bruciante della Lazio che sembra imporre agli avversari ritmo, risultato e gioco. Ma l'ex romanista Cappioli pareggia nella ripresa, poi il brasiliano Amoroso spinge al successo i bianconeri. Errore di Eriksson che toglie Casiraghi e non Mancini".

Continua la "rosea": L'Udinese ribalta e butta definitivamente fuori dal campionato la Lazio "bella di coppa". Alla fine d'una partita assai bella e decisamente a due facce, lo fa quasi con merito. Perché Zaccheroni è bravo a correggere in corsa la squadra e con essa i propri errori. Mentre Eriksson compie il percorso inverso. Levando sul più bello, o meglio mentre la Lazio ancora vince 2-1, Casiraghi e non Mancini. Finisce 3-2 per gli ospiti, sotto la pioggia e con un pubblico che nella sua larga maggioranza accetta civilmente il verdetto d'un match speciale come lo può essere "la prima volta" del dopo-Signori. Per il bomber che presto sarà a Genova, fronte Sampdoria, niente panchina e niente tribuna. La curva nella sua larga maggioranza lo saluta con un affettuoso striscione, una minoranza esigua ma vocalmente ben dotata prova a tentare fin dall'inizio la strada della polemica ma viene presto zittita. Anche perché la Lazio mostra di "sentire" subito la partita nel modo giusto. Non c'è una grande di fronte e non è nemmeno match di coppa, ma l'addio di Signori rende speciale l'appuntamento. E la Lazio che si perde con Empoli, Atalanta e Piacenza è squadra che non tradisce, di solito, nelle circostanze doc. Così si spiega il primo tempo davvero devastante dei biancocelesti, il cui possesso palla nell'intervallo sarà doppio rispetto a quello dell'Udinese. Uno sproposito. Che conduce tuttavia a un 2-1 modesto nelle sue dimensioni, visto il costante straripamento Lazio sul settore destro, dove Fuser è inarrestabile e Negro (preferito a Pancaro) lo sostiene adeguatamente. Da quella parte Zaccheroni, che insiste col 3-4-3, ha piazzato un terzino, D'Ignazio, a metà campo. Ma costui viene spazzato via da Fuser, e Pierini, che da difensore esterno sinistro deve aiutare Calori nel controllo di Casiraghi, finisce pure lui con l'andarci di mezzo. Ne escono fuori due gol, poco rispetto a volume di gioco, il giusto a guardare invece al numero delle occasioni. Che inoltre, e qui sta già l'indizio di quel che potrà essere la ripresa, sono più o meno uguali a quelle dell'Udinese, sempre assai pericoloso quando supera la metà campo. Il gol di Fuser (31') arriva al secondo tentativo e sul campo saponetta il tiro rasoterra dopo triangolazione con Mancini inganna Turci, che cerca la parata coi piedi ma se la caccia dentro da solo. C'è già stato in avvio, dopo un mezzo abbraccio in area di Bertotto a Mancini, il brivido d'un palo di Amoroso che sarebbe stato gol se Marchegiani non avesse compiuto una prodezza.

Una Lazio avvisata, insomma. Che non può dolersi più di tanto se un minuto dopo il gol di Fuser, Poggi (32') pesca dal limite il jolly d'un tiro stratosferico dopo l'impaccio di Nesta, il grande colpevole della giornata. Zaccheroni ringrazia e comincia i suoi esami di riparazione. Dentro Cappioli e fuori D'Ignazio, per arginare quel satanasso di Fuser. Ma non c'è nemmeno tempo di prendergli le misure, che quello (41') manda dentro Almeyda, cross radente e nell'area piccola piede giusto di Negro, arrivato da lontano. Nell'intervallo Zac (che fin lì rimpiange assai l'infortunato Helveg) completa l'opera. Fuori Walem che era stato asfissiato da Almeyda, dentro Statuto a completare dopo Cappioli il senso d'un derby Lazio-Roma che i due ex-giallorossi non possono avere dimenticato. Cambiano inoltre le posizioni: Bachini, più assiduo nella marcatura, passa da destra (cioè da Nedved) a sinistra (Fuser), Cappioli finisce a destra su Nedved, Giannichedda passa da Marcolin, del quale s'occupa ora Statuto, ad Almeyda. Tutto molto indovinato, tanto che balza agli occhi, dopo pochi minuti della ripresa, come il match sia girato. Con esso il possesso palla, che una Lazio affaticata e priva d'un elemento prezioso come Jugovic fatica a mantenere. Il resto lo fanno Eriksson e Nesta. L'Udinese è storicamente pericoloso grazie al gran capoccione (in tutti i sensi) di Bierhoff? Quando sul 2-1 toglie il tuttofare Casiraghi (che sulle palle inattive fa pure lo stopper) anziché l'esausto Mancini, Eriksson deve evidentemente ritenere che per la "torre" Bierhoff basti e avanzi Nesta. Costui si rivela invece un "pedone" e nulla più. Due punizioni a metà campo, e due volte Bierhoff salta più in alto di tutti tanto da scodellare sui piedi di Cappioli e di Amoroso, complice in questo caso anche un liscio di Lopez, i palloni giusti. E' il ribaltone cui Eriksson non può opporre altro che un volonteroso Rambaudi al posto di Marcolin. Nedved cerca ma non trova un rigore (Pierini) che non c'è, Mancini ansima, Boksic sbatte contro il muro, Casiraghi è da un pezzo sotto la doccia. E Signori non c'è più.


Dal Corriere della Sera:

L'eutanasia d'un amore come Signori riesce alla Lazio per oltre settanta minuti, sorprendendo pure gli ultrà inconsolabili, che vorrebbero reagire all'oltraggio subito. Striscioni volgari anti-Eriksson bloccati ai varchi d'entrata, ma soprattutto la spinta offensiva sul campo dei biancocelesti, quasi furibondi nel centrifugare l'Udinese e il ricordo del bomber scaricato. I friulani iniziano male, ma colpiscono micidiali all'epilogo, quando s'esauriscono le energie di Fuser, Almeyda e Nedved. Nove minuti di sbandamento laziale significano avvelenare il dopo-Signori fino al tracollo immeritato; azzerare le residue velleità da quartieri alti fra lo sfinimento a oltranza del virtuoso Mancini e la rinuncia anzi tempo all'ariete Casiraghi, già incubo di Turci e dei suoi collaboratori. Tyson-Casiraghi lascia compagni provvisoriamente vincenti (2-1), senza dimenticare d'aver sfiorato l'esecuzione definitiva in un paio d'occasioni, suggeritore lo scatenato Fuser. Ora servirebbe rafforzare gli ormeggi, non proporre il solista-panchinaro Boksic al 3-4-3 che valorizza meglio la svettante torre-Bierhoff nell'inquietante area biancoceleste.

Dove Negro s'è fatto perdonare (o almeno così ritenevamo) l'impari duello contro l'imprendibile Amoroso, irrompendo sotto misura per l'illusorio vantaggio sul cross aggirante di Almeyda, innescato da Fuser. E dove Marchegiani medita invano d'aggiustare una prestazione scivolata nel rimorso d'un piazzamento sbagliato sulla bordata-Poggi; destro tanto spettacolare quanto riequilibrante dai trenta metri, complice quell'incornata corta di testa che cava fuori l'accoppiata Nesta-Lopez per imprigionare Bierhoff. Niente paura: la Lazio raggiunta in sessanta secondi riproduce gli stessi schemi di conquista culminati nella prodezza apripista griffata Fuser, nell'unica giocata sì, oltre Bertotto, del prezzemolo Mancini. E al confine dell'intervallo l'acquisito raddoppio non racchiude la superiorità laziale per spegnere i cori dedicati al capitano ripudiato. Solo Zaccheroni prosegue nelle rettifiche decisive, puntando sui cursori di scorta Cappioli e Statuto, ex romanisti alleprati dal rallentamento laziale. L'Udinese diventa se stessa, cancellate le amnesie di Walem e D'Ignazio. Trasferisce più avanti l'assetto tattico e verticalizza proprio nel momento in cui gli oppositori pretenderebbero stremati d'amministrare quanto prodotto.

Troppo poco per non andare sottosopra, causa un reparto arretrato che non disinnesca una normale punizione di Calori, destinazione Bierhoff. Stacca radioso il panzer e la sponda consente la bravata di Cappioli. Il fantasma-Signori torna ingombrante, Boksic si squilibra nell'arrembaggio. Proprio quello che cerca l'artista Amoroso, delegato a raccogliere ciò che gli spettava in apertura di partita (siluro in diagonale, accompagnato sul palo dal portiere). Stavolta Marchegiani esita sugli sviluppi del corner e il folletto brasiliano lo castiga in scivolata. Non resta che improvvisare una raccolta di firme tifose per trattenere Beppegol, mentre Eriksson dice: "Quando se ne va un campione così è una sconfitta per tutti".


La Stampa titola: "Alla Lazio manca la difesa non Signori. I tifosi che contestavano la cessione di Beppe restano choccati per gli errori della retroguardia. L'Udinese rimonta due volte e vince".

L'articolo prosegue: Senza Signori si perde? No, il problema non è questo. L'Udinese approfitta di una Lazio molto sfortunata e, come spesso le accade, disattenta in difesa. E' anche vero che ieri sul prato dell'Olimpico si vedevano due "fantasmi": quello dell'ex capitano biancazzurro e quello di Zeman che vinceva due a zero a Parma, terzo in classifica, quattro punti sopra la Lazio pur avendo perso il derby. Errore o no, Eriksson ieri ha chiuso il discorso Signori. Si temeva la contestazione. Macché. A parte qualche coro (anche giusto ricordare chi ha segnato 127 gol) e qualche striscione, i tifosi hanno sempre incitato la Lazio. Lo riconosce anche Eriksson. Si temeva che la settimana calda avesse tolto concentrazione alla squadra. No, i biancazzurri hanno giocato bene, addirittura dominato nel primo tempo. Solo troppi errori sotto porta. A condannare la Lazio è stata un'Udinese spietata (quattro tiri, un palo e tre gol) con la complicità di una difesa biancazzurra latitante. Se la Lazio parte come un missile, galoppando in ogni punto del campo, la risposta bianconera ha un tema dominante: palla alta per Bierhoff che la appoggia su un compagno.

"Il tedesco è il più forte del mondo in questo giochetto - dice Eriksson -, capisco che Nesta non ce la facesse, non capisco come mai i suoi compagni non arrivavano sulla sua deviazione". Ma che fosse una domenica non semplice lo dimostrava subito anche Amoroso: saltato in velocità Negro, tiro secco che Marchegiani deviava sul palo. E' il 9', da questo momento sarà solo Lazio. Mancini cade in area, Fuser sfiora l'incrocio dei pali, Turci para su tiro di Mancini. Per sette volte l'Udinese si salva in angolo e alla fine cede. Triangolo Fuser-Mancini-Fuser e bel tiro del centrocampista che un po' sorprende Turci. Neanche il tempo di festeggiare, Bierhoff appoggia di testa indietro, dal limite Poggi fucila un Marchegiani fuori porta di quel tanto che gli impedisce la parata. Riprende la Lazio e Turci salva su Fuser, ma non può nulla sul tocco ravvicinato di Negro improvvisamente apparso in area bianconera. Zaccheroni medita nell'intervallo. Ha già messo Cappioli al posto di D'Ignazio. Decide per un altro pizzico di ex giallorosso: dentro Statuto per Walem. Mosse indovinate, non farà altrettanto Eriksson. L'Udinese preme e il tecnico laziale fa uscire Casiraghi per Boksic. Sbaglio, Alen non entra in partita pur avendo spazi a disposizione. E pareggia l'Udinese. Solito schema, calcio di punizione, testa di Bierhoff e Cappioli segna con un bel tiro.

La Lazio ci riprova, ma solo Nedved corre ancora e al 37' arriva la sconfitta. Punizione di Bachini, testa del solito Bierhoff: Amoroso anticipa Lopez e mette in rete con la punta del piede. Qualche coro pro Signori e partita finita. I tifosi non hanno neanche voglia di fischiare. Zaccheroni prima consola e poi bastona: "La vittoria è un premio esagerato. La Lazio ha un organico da scudetto. Superiore a quello della Roma. Però Eriksson è sotto pressione e non si può costruire una squadra da scudetto in poche partite. Lui vuole costruire qualcosa di duraturo, che non si sfasci alla prima tempesta". Eriksson scuote la testa: "Sono molto deluso. Non immaginavo di avere così pochi punti. Eppure abbiamo giocato bene. Errori in difesa. Nel gol di Amoroso il pallone è scivolato sotto il piede di Lopez. Siamo stati disattenti e non solo in quell'occasione. Peccato. Da tempo non parlo di scudetto, ma vorrei almeno parlare ancora di Coppe".


La Repubblica titola: "Il caso Signori manda in tilt la Lazio".

L'articolo prosegue: La peggiore domenica, per perdere così. Senza meritarlo, di fronte ad un pubblico chiamato a una dura prova d'amore, l'annunciata partenza di Giuseppe Signori, "Un capitano, c'è un solo capitano", cantano nella curva nord, ma qui lui non c'è, nell'Olimpico battuto dalla pioggia, gelato da una sconfitta laziale che l'Udinese rende possibile in 11 minuti, e che Zaccheroni non esita a definire: "Ingiusta". Se lo dice lui, che ha sostituito, spostato uomini come un dannato, che ha continuato a credere in un Bierhoff debilitato dall'influenza fino a quando il tedesco non è riuscito a decollare alla maniera di Sotomayor. Scodellando palloni che solo lui riesce a domare a quell'altezza. Se lo dice il tecnico dell'Udinese, qualcosa di vero ci sarà. Ed è un verdetto talmente sorprendente, che il fischio finale di Ceccarini non provoca la contestazione di Eriksson o Mancini, presunti killer dell'idolo decaduto, ma solo un breve, potente, umanissima scarica di fischi. Certo, all'uscita della tribuna Monte Mario la moglie di Marchegiani reagisce agli insulti indirizzati al marito. Ma la carica emotiva della vigilia lasciava intravedere ben altro. Signori, ovviamente, non c'è. E' nella sua casa all'Olgiata, con la moglie Viviana e la figlia Denise. Un gruppo di tifosi l'ha incontrato, ottenendo qualcosa che non sembra proprio un commiato: "Sono pronto a non firmare, se la Lazio dimostra pubblicamente che servo ancora". La firma del contratto con la Samp è prevista per stasera o domani, per il procuratore Damiani la vicenda è chiusa ma Cragnotti lascia aperto uno spiraglio: "Se Signori non firma e resta con noi, per me va bene".

E se finisse per restare? Oggi se ne saprà di più. Ma appare chiaro che Boksic in questa situazione, con Mancini, Casiraghi e un Signori più tutelato di prima, non potrebbe più restare. Dietro l'angolo c'è sempre il Barcellona che già si era fatto vivo per il croato. La Lazio intanto perde, dopo esser stata due volte in vantaggio, la seconda fino a 17 minuti dalla fine. Poi il crollo, tra l'altro contemporaneo alla sostituzione di Casiraghi per far posto a Boksic. L'Udinese tradisce il codice del suo maestro nel primo tempo. Del suo gioco offensivo restano poche tracce, il gioco è spezzettato da continui falli, Giannichedda morde non ricevendo sanzioni. Riesce a distendersi Amoroso all'8', Marchegiani si tuffa sul suo sinistro, con le dita devia sul palo. Ma la Lazio sale, Fuser sfiora la traversa, poi Turci anticipa Nedved al termine di una bella azione collettiva. Prove generali di gol, che sboccia al 31': Fuser chiede il triangolo con Mancini, per scagliare rasoterra e trafiggere Turci sul suo palo. Non passa neanche un minuto, e Poggi riequilibra: pallonetto di destro da fuori area, Marchegiani incassa, Zaccheroni non si fa impressionare e sposta uomini. Via D'Ignazio, colabrodo su Fuser, dentro Cappioli spostando Bachini sul tornante. Ma è una fase a senso unico. Almeyda, sradicatore di palloni a centrocampo, si propone in area con un tiro teso e potente che diventa assist per Negro, bravo a indirizzare in rete di sinistro in mezzo a due avversari.

Mancando rifornimenti alle tre punte, Zaccheroni toglie Walem preferendogli Statuto. Aumenta il peso del centrocampo, mentre la Lazio continua con i suoi fraseggi, dettati in gran parte da un Mancini che dispensa numeri da sacro testo del calcio. Appare meno Casiraghi (bello un suo tiro dal limite fuori di poco), fino a quando Eriksson non dà spazio ad un Boksic presto inutile. Sale in quota Bierhoff, che vede Cappioli e gli mette sul piede il colpo (destro al volo) del pareggio, poi salta su una punizione di Bachini. Sulla palla ci sarebbe Lopez, ma invece di respingere il laziale tocca all'indietro per quello che diventa uno sciagurato assist per Amoroso. Il quale spinge di sinistro in rete, e sembra pure credere a quello che è appena successo.


Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:

La gente lascia lo stadio con il veleno nell'anima. Doveva essere una domenica di nostalgia, è diventata una giornata di rabbia pura. Signori alla Samp, l'Udinese che batte la Lazio orfana del capitano: peggio di così. Peggio di così forse ci sono solo gli insulti alla moglie di Marchegiani. "Tuo marito è un portiere di gesso", le urlano due tifosi. Tristezze di una domenica da dimenticare. Eriksson è paonazzo. Si appoggia sull'unica cosa positiva, per lui, di questa giornata. "I tifosi si sono comportati bene, hanno aiutato la squadra. Ho sentito molti cori per Signori, ma questo è giusto". Mantiene fede ancora una volta alla sua fama di tecnico-gentiluomo, anche di fronte alle avversità e ai fantasmi. Quello di Signori agiterà molte sue notti, tanto più che Beppe manda segnali di ripensamento ("Sono pronto a non firmare - ha detto ieri l'ex capitano incontrando alcuni tifosi - se la società dirà pubblicamente che servo ancora alla Lazio"). E Cragnotti si dice pronto ad accontentarlo: "Se non vuole più firmare, per me va bene lo stesso". Eriksson, ha saputo? Signori si dice pronto a restare alla Lazio. "Non ho mai chiuso le porte in faccia a nessuno. Se restasse sarei contento".

E la sconfitta con l'Udinese. Quanto hanno pesato le polemiche di questi giorni? "Nel primo tempo la squadra era concentrata, ha giocato bene e dominato l'Udinese. Poi nel secondo tempo c'è stato un calo fisico, abbiamo risentito delle fatiche di Vienna. Ma una cosa è certa: la Lazio non ha perso per colpa del caso-Signori". E allora cosa è successo? "Siamo stati sfortunati e soprattutto disattenti. Abbiamo preso tre gol identici: sponda aerea di Bierhoff e gol di un suo compagno. Capisco che il tedesco di testa sia praticamente imbattibile, ma bisognava chiudere con maggiore prontezza sul giocatore che riceveva il passaggio. Sul terzo gol, però, la sfortuna è stata decisiva: la difesa era ben piazzata, ma la palla è scivolata sotto la scarpa di Lopez". In settimana Mancini è stato insultato dai tifosi, che gli imputano una specie di responsabilità per la cessione di Signori. Come ha reagito Roberto? "Bene, direi, visto come ha giocato nel primo tempo". Nella ripresa è calato. Poteva sostituirlo invece di Casiraghi.

"Non sono d'accordo. Non è andato peggio degli altri, e l'ho lasciato in campo perché poteva aiutare il centrocampo". In questo modo, però, si rischia di alimentare la leggenda di Mancini "intoccabile" . "Non è affatto così. Ho tolto anche lui qualche volta". Perché ha fatto entrare Boksic al posto di Casiraghi? "Stavamo soffrendo, speravo che la velocità di Alen potesse essere utile. E' andata male, ma non meritavamo di perdere". Adesso i punti di distacco dall'Inter sono diventati undici. Praticamente un baratro. "Sono molto deluso, non mi aspettavo una posizione di classifica così triste. Non riusciamo a trovare continuità". Ora punta sulle coppe? "No, non dobbiamo arrenderci in campionato. La squadra è forte, il gruppo buono, possiamo risalire". Ora l'attende una settimana dura, difficile. "Anche quella appena finita lo è stata. Io spero che sabato contro la Juve avremo più fortuna".


Dalla Gazzetta dello Sport:

La Lazio resta appesa al caso Signori. Nella maniera meno limpida. Oggi è prevista la telefonata fra il manager del giocatore, Oscar Damiani (ieri a Parigi) e Sergio Cragnotti. Una telefonata per fissare data (domani) e ora della riunione per la firma degli accordi con la Samp. Visto che tra Signori e Cragnotti, qualche cosa c'è ancora da discutere, il passaggio è obbligato. Non era previsto, però, quello che è accaduto ieri all'insaputa di Oscar Damiani e che, invece, sia pure con le dovute cautele, potrebbe riaprire una questione che logicamente, eticamente e realisticamente dovrebbe essere chiusa. I fatti vanno raccontati prendendo da essi una certa distanza, visto che i protagonisti non amano confermarli ufficialmente. Ieri pomeriggio Beppe Signori ha ricevuto la visita di un gruppo di tifosi che lo ha invitato a restare. Signori, dopo ore di riflessione ha pensato ad una strategia particolare. Inviare messaggi, non si sa bene con quanta intenzione di ottenere risposte, alla Lazio. Il messaggio in soldoni è il seguente: Lazio, se mi vuoi tenere, puoi ancora farlo. Basta chiederlo. E ad alta voce. La proposta più o meno indecente, specie perché arriva dopo la sconfitta con l'Udinese e dopo le tensioni di Formello dei giorni scorsi, ha trovato tutti i protagonisti spiazzati. Oscar Damiani, a Parigi, appunto, niente sa e niente vuol sapere. La Samp, meno che meno: Emiliano Salvarezza è fuori per motivi personali, Enrico Mantovani è all'oscuro di tutto. La Lazio, passata in rassegna è imbarazzata.

Sven Goran Eriksson, oggetto di attacchi diretti e personali in queste ore, non si scalda: "Io non ho mai chiuso le porte a Signori, figuriamoci". In serata arriva anche un pronunciamento di Sergio Cragnotti che è abbastanza eloquente. "Su richiesta del giocatore la Lazio ha ceduto Signori alla Samp, se non firmasse più il contratto sarebbe una decisione sua". Insomma se Signori aspettava segnali dalla Lazio, ieri, non sono arrivati. Ma neanche una porta sbattuta in faccia. E cosa succederà oggi, con il peso della sconfitta e con una situazione ambientale decisamente delicata? Insomma i modi e i contenuti di questa uscita, che sembrano davvero una furbata, a cosa sono finalizzati? Ma c'è stata anche una partita, una sconfitta, le cui conseguenze direttamente incideranno sul prosieguo della vicenda Signori. Prima delle notizie della serata Eriksson era stato chiaro. "Per favore non parliamo più di questo. Giustamente se n'è discusso per diversi giorni, ma lui ha fatto la sua scelta. Certo, è sempre una sconfitta quando un giocatore parte. Però è difficile capirlo se uno lo fa per i minuti giocati. Del resto Beppe mi ha detto in maniera decisa di voler andar via e non ha cambiato idea". E così il tecnico voleva mettere la parola fine alla diatriba, salvo poi sottolineare: "Che la squadra psicologicamente ha reagito bene e non ha sofferto della situazione. Poi i tifosi sono stati bravi a sostenerci, come mi aspettavo. Hanno cantato tanti cori per Signori, ma era giusto per un giocatore che tanto ha dato". E poi c'è la partita e la delusione: "Non mi aspettavo dopo 10 giornate di aver così pochi punti in classifica. Sono deluso, ci manca la continuità".

La disamina della partita è cruda: "Abbiamo giocato molto bene nel primo tempo, poi nella ripresa siamo un po' calati fisicamente, ma credo che questa sconfitta non la meritavamo proprio". Di Eriksson non convince la sostituzione di Casiraghi: non era meglio lasciare il centravanti, magari sostituendo Mancini? "Ho inserito Boksic perché speravo trovasse spazi in contropiede. Mancini? Dava una mano a centrocampo. Comunque non è' una regola che Roberto gioca sempre".