Domenica 30 aprile 1989 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Lecce 0-0

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30 aprile 1989 - 2409. Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1988/89 - XXVI giornata - Inizio ore

LAZIO: Fiori, Marino, Monti, Pin (24' Acerbis), Gregucci, Piscedda, Di Canio, Icardi (70' Dezotti), Muro, Sclosa, Rizzolo. A disp. Martina, Beruatto, Gutierrez. All. Materazzi.

LECCE: Terraneo, Vanoli, Baroni, A.Conte, Righetti, S.Nobile (83' Miggiano), Moriero (65' Garzya), Barbas, Pasculli, P.Benedetti, Paciocco. A disp. Negretti, W.Monaco, Vincze. All. Mazzone.

Arbitro: D'Elia (Salerno).

Note: ammoniti al 4' Nobile, 54' Gregucci, 56' Barbas, 69' Monti, 84' Di Canio.

Spettatori: paganti 17.598, incasso di 310.575.000 lire; abbonati 11.337, quota partita di 363.745.000 lire.

Sclosa in azione
Pin in azione
Una fase della gara

La Lazio dei pareggi neppure ieri è riuscita ad accantonare un copione ormai troppo vecchio, ma soprattutto pericoloso ai fini di una classifica che sta diventando sempre più allarmante. Con due sole vittorie finora ottenute in campionato, la formazione di Materazzi detiene un pesante record negativo che del resto anche ieri, contro il Lecce, si è rispecchiato ampiamente nel gioco biancoceleste. Opposta ad un avversario pugnace, che fin dalle prime battute ha lasciato chiaramente capire che intendeva portarsi via almeno un punto dall'Olimpico, la Lazio si è letteralmente dissolta. Materazzi, il quale credeva di aver trovato una formula miracolosa conducendo i suoi ragazzi per dieci giorni in ritiro, alla vigilia del confronto aveva annunciato una formazione spregiudicata, con tutte le carte in regola per aggiudicarsi i due preziosi punti. In assenza di Ruben Sosa, squalificato, il tecnico biancoceleste si era deciso a schierare per tutta la gara il «gioiello» Rizzolo. Al ragazzo dalle belle speranze, si presentava la grande occasione per dimostrare il suo valore e lui stesso mai avrebbe immaginato di incappare in una delle giornate più nere della sua fresca carriera. Rizzolo si è classificato fra i peggiori in campo, ma sarebbe ingeneroso addossare solo sulle sue spalle responsabilità che sono di tutti, a cominciare proprio dall'allenatore Materazzi. Era sufficiente guardare lo schieramento in campo dei giocatori biancocelesti per intuire che difficilmente avrebbero potuto spuntarla. La squadra «spregiudicata» mostrava subito un equivoco tecnico che avrebbe avuto il suo peso nell'economia del gioco laziale. Un equivoco che recava il nome di Muro, schierato con la maglia numero 9. L'ex napoletano, che non è mai riuscito a capire se doveva giostrare nella zona di centravanti oppure dedicarsi alla costruzione della manovra, costituiva l'aspetto negativo più appariscente di un «attacco fantasma» lasciato alla deriva, senza rifornimenti dalle retrovie. Di Canio, che sembra aver trovato la sua unica giornata di gloria quando tre mesi e mezzo fa mise a segno il gol vittorioso nel derby con la Roma, ha solo «bisticciato» con il pallone. Di Rizzolo si è detto ampiamente. Se si aggiunge la precaria forma di Icardi, recuperato di recente da un infortunio alla caviglia, e la buona volontà di Sclosa (che però non sempre basta), si completa il quadro di una formazione che non ha mai dato l'impressione di poter andare. Per la verità neppure i leccesi sono riusciti ad insidiare seriamente la rete difesa da Fiori. Ma in considerazione delle differenti posizioni in graduatoria, non spettava certo alla squadra di Carletto Mazzone fare la prima mossa che avrebbe potuto costarle cara. L'uomo di punta dei leccesi, Pasculli, annullato da Gregucci che specialmente nel gioco aereo lo sovrastava di almeno 30 centimetri, si aspettava una collaborazione più assidua da parte di Moriero e Paciocco, che invece non è mai arrivata. Barbas ha svolto diligentemente il suo compito, ma senza troppi squilli. Purtuttavia la squadra di Mazzone è sembrata più omogenea dell'avversaria. Soprattutto ha saputo interpretare quasi alla perfezione il tipo di gara che si era prefissa. Baroni e un discreto Righetti, ai quali si aggiungeva il portiere Terraneo, assai bravo ad opporsi ad un tiro di punizione calciato da Muro nel primo tempo e successivamente su un colpo di testa di Dezotti scagliato da cortissima distanza, sono sembrati sufficienti a bloccare l'evanescente formazione biancoceleste. La partita è stata interessante soltanto sotto il profilo agonistico. Di gioco, neppure a parlarne. Alla foga degli ospiti, che hanno gettato nella contesa le loro energie, convinti di poter acciuffare il punto della probabile salvezza solo attraverso la via di una manovra concreta anche se magari priva di stile, la Lazio ha replicato esercitando una maggiore pressione, che purtroppo si è scontrata quasi sempre con una desolante sterilità.