Domenica 28 marzo 2004 - Perugia, stadio Renato Curi - Perugia-Lazio 1-2

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Stagione

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28 marzo 2004 - 3093 - Campionato di Serie A 2003/04 - XXVII giornata -

PERUGIA: Kalac, Zé Maria, Diamoutene, Di Loreto, Fabiano, Do Prado (61' Manfredini), Codrea (74' Hubner), Obodo, Di Francesco, Brienza (88' Bothroyd), Ravanelli. A disposizione: Pardini, Ignoffo, Gatti, Fusani. Allenatore: Cosmi.

LAZIO: Peruzzi (46' Sereni), Oddo, Stam, Couto, Favalli, Fiore, Giannichedda, Liverani (69' Albertini), Cesar, Muzzi (76' C.Lopez), Corradi. A disposizione: Colonnese, Zauri, Dabo, S.Inzaghi. Allenatore: Mancini.

Arbitro: Sig. Racalbuto (Gallarate).

Marcatori: 29' Fiore, 48' Brienza, 58' Giannichedda.

Note: ammoniti Cesar e Giannichedda per gioco scorretto, Muzzi per comportamento non regolamentare. Con 395 gare in maglia biancoceleste Favalli diviene il recordman delle presenze per la Lazio. Calci d'angolo: 4 - 6. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.

Spettatori: paganti 3.267 per un incasso di 55.793 euro, 5.829 abbonati per una quota di 90.221 euro.


Il biglietto della partita
L'esultanza di Stefano Fiore
Bernardo Corradi in azione
Giannichedda festeggia il 2-1
La rovesciata vincente di Fiore

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La rete di Giuliano Giannichedda
Esultanza dopo il goal di Fiore

La Gazzetta dello Sport titola: "Ma com' è brutta la Lazio che vince. Due tiri, due gol: impara la lezione e ottiene il massimo da una gara condotta a lungo dal Perugia. Biancocelesti cinici e sono quarti con una partita in meno. Il Perugia frena la rincorsa. Apre Fiore con una splendida rovesciata, Brienza pareggia, sigillo di Giannichedda".

Continua la "rosea": Bologna, la Dotta, fa ancora scuola: non sempre conviene essere belli. E la Lazio, tre giorni dopo lo sciagurato passaggio al Dall'Ara, dimostra di aver imparato la lezione. Al posto di uno sperpero di bellezza e di palle gol, piazza la prova cinica auspicata da Mancini e recupera i tre punti lasciati sotto le due torri. Nella prima mezz'ora bolognese, la Lazio aveva riempito i taccuini con 5-6 occasioni limpide e un gol ingiustamente annullato a Inzaghi. Al 29' del primo tempo perugino, quando Fiore riceve da destra un passaggio, i guanti di Kalac sono ancora vergini. L'idea dell'ex parmigiano, spalle alle porte, è splendida: una rovesciata acrobatica che fa secco il portiere. Dopo il pareggio del Perugia a inizio ripresa, la Lazio scopre la paura, ma nel momento migliore degli umbri, la banda Mancini piazza il contropiede giusto e ammazza la partita con Giannichedda. Se si eccettua una telefonata di Oddo prima dell'intervallo, il raddoppio del centrocampista, a quel momento, è il secondo tiro in porta dei romani. Due tiri, due gol: come il Bologna giovedì. Ecco la lezione del Dall'Ara. Con questa vittoria cinica, la Lazio risponde agli scatti di Parma e Inter, e rimane alle spalle delle prime tre, con il bonus del derby da recuperare. Le recriminazioni stavolta sono tutte del Perugia, che non spreme nulla da una partita a lungo tenuta in mano, interrompe la sua rincorsa e spreca l'occasione di avvicinare le tre che stanno davanti in classifica (tutte sconfitte).

Ma quello che doveva fare, Cosmi l'ha fatto. A differenza di Mazzone, che si era esposto all'assedio, Serse tiene vicini e sempre alti i due mastini centrali (Codrea-Obodo), che col primo pressing di Ravanelli e Brienza, tolgono spazi a Liverani e ai costruttori della Lazio. Un po' per la pressione del Perugia, un po' per le tossine di una partita lontana solo tre giorni, non c'è traccia della gioiosa macchina da cross vista a Bologna. Oddo e Cesar faticano a salire. Il brasiliano, più che comporre il tridente, resta in linea con la mediana. Niente 4-3-3. Rispetto a giovedì, la Lazio è diversa solo negli uomini: Giannichedda per Dabo, Muzzi per Inzaghi e Couto per lo squalificato Mihajlovic. Bloccati gli avversari, il Perugia, palla al piede, s'inchioda regolarmente al limite dell'area, incapace di trovare l'idea per schiudere il fortino di Stam. Un tiro alto di Obodo e un colpo di testa a lato di Corradi condiscono la prima mezz'ora consegnata alla noia. Poi, come un lampo, la rovesciata capolavoro di Fiore, che affloscia il Perugia nell'ultimo quarto d'ora. Sesto gol in campionato per il centrocampista azzurro, il tredicesimo di una stagione che sta vivendo con l'istinto del cannoniere. Cosmi, nell'intervallo, riesce a rigonfiare il suo giocattolo. E in 3 minuti il Perugia pareggia: buon invito di Fabiano da sinistra, l'agilissimo Brienza raccoglie in corsa e sullo slancio, prima brucia l'addormentato Couto, poi tocca di fino sull'uscita di Sereni, subentrato a Peruzzi (contrattura). Bellissimo. E' il primo tiro nello specchio del Perugia. Mancini fa un rapidissimo calcolo. Con i due tiri di Bologna, il conto è semplice: tre tiri presi, tre gol.

C'è da essere sufficientemente preoccupati, anche perché Obodo (11') spara un buon rasoterra verso Sereni e il Perugia, caricato dal pareggio, ha tutta l'aria di uno che cerca il k.o. Ma, come nel primo tempo, appena si piazza a centro ring e osa di più, si becca un altro colpo d'incontro: questo significa cinismo. E' un'azione da calcetto, ricamata da tanti piccoli tocchi, con i difensori umbri prima sbilanciati e poi colpevolmente spettatori: Oddo, ponte di Corradi, Giannichedda ha tutto il tempo di controllare e spingere in rete il suo primo gol in serie A. Il gol partita è firmato dal centrocampista meno qualitativo: la rivincita sullo spreco di Bologna. Cosmi butta dentro prima Manfredini, poi Hubner per evitare una sconfitta che il Perugia non merita. E proprio ai nuovi entrati capitano le occasioni migliori: Manfredini al 24' e al 33', Hubner al 39'. Nel finale Lopez, omaggiato da un'ingenuità di Diamoutene, si mangia il terzo gol solo davanti a Kalac per permettere a Mancini di spiegare poi: "Cinici noi? Ma se ci siamo mangiati certi gol...". Lo dirà con occhi dolci: la sua Lazio non vinceva in campionato da San Valentino, lo ha rifatto tra i baci perugini.