Domenica 28 gennaio 1940 - Torino, stadio Filadelfia - Torino-Lazio 0-1

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28 gennaio 1940 - 600 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1939/40 - XVII giornata

TORINO: Olivieri, Piacentini, Ferrini, Gallea, Allasio, Baldi (III), Borsetti, Marchini, Michelini, Petron, Capri.

LAZIO: Blason, Faotto, Monza (II), Camolese, Ramella, Baldo, Flamini, Piola, Barrera, Pisa (I), Costa. All. Kertesz.

Arbitro: sig. Moretti di Genova.

Marcatori: 34' pt Pisa (I).

Note: tempo bello, terreno duro. Espulsi Gallea e Ramella. Annullato un goal al Torino.

Spettatori: 16.000 incasso 77.000.

Le immagini della gara
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C'è stato di tutto in questa partita. C'è stato il primo tempo tecnico come da consuetudine, anzi, più tecnico del consueto. C'è stata la prova di valore personale di un giocatore che spiccava sulla massa per classe, forza, autorità. C'è stato il tradizionale repentino abbassamento di tono alla ripresa. C'è stato il combattimento nella maniera più rovente, quella imposta dalla squadra che stava perdendo. Ci sono stati degli incidenti e delle espulsioni.

C'è stata la scena finale, di tipo tragicomico, quella di una mischia, sulla soglia della porta laziale, dal contenuto più variopinto che si possa immaginare e dalla durata più lunga che si sia mai visto, la mischia delle mischie, la mischia primato. Ed altro ancora. Di tutto un po'.

Una partita in cui s'è assistito all'utile ed al dilettevole, ed in cui nessuno si è tediato. Illusorio inizio granata, il Torino è il primo ad attaccare. Il tono di giuoco dei granata è svelto, spiccio, incisivo. Un tono che promette. Ma che non mantiene. Mantiene per una decina di minuti, non realizzando altro che qualche falso allarme nell'area degli ospiti ed un tiro diagonale di Borsetti che fallisce di poco il bersaglio.

Poi prende a parlare la Lazio. E subito la voce del Torino si fa fioca. Si intendono, gli ospiti: combinano, si smarcano, arginano, costruiscono, dominano. Al confronto, i granata paiono più lenti, più impacciati, più tardi nel concepire e nell'attuare. Tanto che il giuoco della Lazio prende il tono dell'autorità. Ecco Piola che spicca. Da posizione arretrata, domina, distribuisce, lancia, inscena e tira anche.

Due suoi tiri bassi sibilano a lato dei pali dando impressione di immediato pericolo. Tagliato fuori d'azione, il Torino non ingrana più: è come soggiogato. Petron, che retrocede a marcare Piola, esce battuto da quasi ognuno dei duelli in cui s'impegna, e, in mancanza di meglio, ricorre a sgambetti ed a falli chiaramente visibili.

La fucilata decisiva Al 34.o minuto, l'ala destra Flamini s'appoggia a Piola, questi restituisce immediatamente e non vorremmo giurare sulla assoluta regolarità della posizione dell'ala in quest'istante e l'ala stessa centra forte e preciso. Due laziali, quasi addossati l'uno all'altro, attendono in area tutt'altro che severamente marcati. Barrerà apre le gambe e lascia passare, Pisa entra e colpisce al volo.

Una fucilata, dall'alto in basso, a bruciapelo che sfiora quasi il portiere senza che questi possa nulla fare di positivo. Il Torino tenta di reagire, ottiene un tiro di punizione, qualche « angolo », ma termina il tempo dando l'impressione di urtare in qualche cosa più grande di sé.

Giuoca, questa Lazio. I quattro quinti del tempo si sono svolti nel segno della sua superiorità. Viene la ripresa.

Fin qui le cose sono andate relativamente lisce in fatto di regolarità. Parecchi i falli e qualche gesto di nervosismo, ma nulla più. Ora viene il bello. Il Torino torna ad attaccare per il primo, con vigoria. Subito la Lazio risponde coll'episodio tecnicamente più fulgido di tutto l'incontro. Camolese batte una punizione. Piola riceve in piena area ed al volo esegue una rovesciata così precisa che la palla fila verso l'angolo basso sulla sinistra di Olivieri. Un balzo felino e la mano del portiere è là, e devia in angolo.

Botta e risposta di due nazionali, che insegnano come si fa a giuocare. Poi il combattimento al cento per cento, senza più preoccupazioni tecniche, senza complimenti. Il Torino va tutto all'attacco. Tafferuglio. L'arbitro è circondato e stretto dai giocatori non in segno di affettuosità. Vuole espellere qualcuno, ma vi son troppi candidati. Ecco due che graziosamente si offrono, Ramella e Gallea. Sono i due che ne possono meno di tutti. Gallea viene addirittura da lontano, a gran corsa. Vogliono dire qualche cosa anch'essi, e si aiutano colle mani. L'arbitro li vede, ha trovato chi paga il conto, li spedisce fuori campo. Piola e Marchini retrocedono a mediani. Dieci uomini per parte. Tutto il giuoco è nella metà campo laziale. Confusione generale. Un tentativo di segnare colle mani. Falli su falli. Un pallone in rete, non valido, fuori di ogni discussione. Poi la mischia gigante. S'incomincia su un centro dalla destra granata. In un attimo sono tutti li, i giocatori.

Di sicuro non hanno partecipato alla zuffa, Olivieri ed almeno uno dei termini torinesi: gli altri erano tutti in un mucchio. Cosa sia successo in quel groviglio bisognerebbe saperlo per tentare di descriverlo. Certo, cose di tutti i colori. Si vedeva l'arbitro fare segni paterni di ammansimento, e si vedevano uomini fare l'uso più libero di gambe e di braccia ed il pallone che non poteva sgusciare via dalla stretta. Il pubblico, tutto in piedi, urlava e rideva nello stesso tempo.

Ed il giuoco continuava, due, tre, quattro minuti; perfino la polvere si alzava. Finché la palla rotolava in rete. E l'arbitro annullava, perché un granata stava atterra sulla linea. Mai vista una mischia simile in tanti anni di pratica. Merita registrazione fra i fatti salienti del calcio nazionale, come la rete di Cesarini, la parata di Ceresoli contro l'Inghilterra ed altre cose eccezionali. Della stessa opinione deve essere pure l'arbitro, per la scena che ne seguì, e che non vogliamo, neppur essa, descrivere. Trenta minuti di nutrito e tempestoso assedio, interrotto da due o tre scappate pericolose, ha sostenuto la Lazio, e non ha ceduto.

Quanto merita la qualifica di « giuoco » in questo incontro, sta nei confini del primo tempo. Ed in esso è rifulsa la Lazio, di fronte ad un Torino stranamente nervoso, scosso, agitato, un Torino che non ha avuto che Olivieri, Baldi e Piacentini, ed a tratti Capri e Gallea, a posto. La lunga offensiva del secondo tempo avrebbe dovuto dare ai granata almeno il pareggio, se condotta con ordine e minore orgasmo. Se l'assieme degli scambi sul campo fosse stato controllato severamente e tenuto nei limiti della regolarità, si sarebbero forse viste cose diverse in quel secondo tempo. La Lazio è una delle migliori squadre del momento. Incompleta per la squalifica di Milano, la malattia di Busani e la ferita di Vettraino, ha avuto ieri una difesa saldissima ed una seconda linea duttile e precisa. Ed un Piola in grande forma. Della sua ottima giornata avrebbe dovuto maggiormente approfittare Barrera, lento e privo di scatto. Il primo tempo della squadra romana è stato dei migliori e dei più convincenti che si siano visti quest'anno. L'incontro avrà forse degli strascichi. Per intanto, il Torino ha avanzato reclamo contro alcune delle decisioni arbitrali, e conseguentemente avverso l'esito della partita.

Fonte: La Stampa (Vittorio Pozzo)