Domenica 26 settembre 1954 - Torino, stadio Comunale - Juventus-Lazio 4-2

Da LazioWiki.

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26 settembre 1954 - Campionato di Serie A 1954/55 - II giornata

JUVENTUS: Viola, Corradi, Manente, Montico, Ferrari, Turchi, Muccinelli, Boniperti, Mannucci, Bronée, Praest. All. Olivieri.

LAZIO: De Fazio, Antonazzi, Sentimenti (V), Fuin, Giovannini, Sassi (II), Burini, Parola, Bredesen, Hansen, Fontanesi (I). All. Allasio.

Arbitro: sig. Agnolin G. di Bassano del Grappa.

Marcatori: 21' Bronée, 25' Bredesen, 43' Sentimenti (V) (aut), 64' Praest, 80' Hansen, 86' Bronée.

Note: tempo bello, terreno buono. Lieve incidente a De Fazio. Calci d'angolo 4 a 3 a favore della Lazio.

Spettatori: 25.000.

Rientrata da Busto con il diploma dei due punti,ma con la recondita persuasione di non avere offerto un gioco all'altezza delle sue belle tradizioni, la nobilissima Juventus si era lentamente autoconvinta di avere la coscienza a posto in tutto e per tutto: il successo, per unanime rìconoscìmento, era meritato e lo scarso rendimento poneva svettantì sui pennoni le bandiere della splendida giustificazione: si può anche giocar male quando per sfortunata circostanza si scende in campo senza uomini di valore quali Bronèe, Boniperti e Manente. Preten- dere piccionì e fave da una simile situazione. sarebbe come domandare la luna nel pozzo. La Juve, scrivemmo dopo l'incontro di Busto, rifiuta i giudizi tratti dalla prestazione odierna: è una squadra, quella torinese. che bisognerà rivedere allor quando potrà contare su almeno qualcuno dei troppi uomini indisponibili.

L'occasione attesa è venuta assai presto, anzi più presto del previsto e forse troppo in fretta. Giacché degli atleti recuperati , almeno due - Bronèe e Boniperti - sono risultati ben lontani dalla pienezza della forma. Così, andati a Torino per constatare quanto fossero esatte le voci allarmistiche di una Juve in decadenza, ci siamo trovati, a fine gara, sulla linea della più vasta incertezza: la squadra bìanconera, operando contro una Lazìo pachidermica nei movimenti dei suoi arrugginiti congegni, ha vinto largo, ma, mai la sua manovra è parsa chiara e mai ha avuto il beneficio di quel minimo di autorità che l'abitudine si accompagna sempre ad un complesso di levatura tecnica superiore al livello medio. In difesa, riavuto Manente, ha migliorato il tono di sicurezza dell'intero reparto. Ma altrettanto non si può dire del settore offensivo. Là, tutto si è svolto sul filo avventuroso dell'avanzata alla sperindio.

Nessuna delle numerose azioni si è valsa del conforto della combinazione voluta e pensata; nessuna manovra, neppure le quattro sfociate nel premio della rete fatta, è nata dall'ideazione architettata da un regista e continuata coi passaggi dei costruttori. La squadra juventina. che nel giorno dell'esordio bustese imprigionava le palesate deficienze con le manette della incom- pletezza, era costretta adesso a rincorrere alla forma imperfetta dei suoi campioni al fine di evitare che la critica, magari arrischiando grosso, sfruttasse il giudìzio negativo del campo per escluderla fin d'ora dalla lista delle pretendenti allo scudetto. Se ciò non si può fare, non fosse che per rispetto al blasone bìanconero capace di qualsiasi resurrezione, bisogna peraltro ammettere che la formazione delle "zebre" si è arrampicata di nuovo sul palo della vittoria aiutandosi molto coi ramponi forniti dal demerito degli avversari: a Busto i tigrotti, intimiditi da un pre-campìonato dìsastroso, erano scesi in campo con in corpo il panico di dover fronteggiare subito nientemeno che la Juventus (e non si avvìdero che del rinomato squadrone non c'era se non il nome); a Torino la Lazio. che paura non aveva, si è fiaccata in un batter d'occhio e, dopo un brillante inizio - quindici minuti di buon gioco - ha continuato a muoversi sul ritmo di una lentezza esasperante. Le conseguenze, sebbene la Juve fosse intossicata di disordine, sono nelle cifre del rìsultato: il pregio della maggiore sveltezza è bastato per condurre la Juventus e meritatamente sul traguardo del successo vistoso.

Il tracciato della cronaca indica che i bianconerì si sono costanternente tenuti lontani da qualsiasi pericolo. Qualche preoccupazìone nel corso delle prime battute della gara, allorché gli azurri "finsero" di possedere la scìoltezza necessaria a "cucinare" la disputa con applausi, poi la tranquillità della rete di vantaggio (corner di Muccinelli e gol di Bronèe che mette a segno una palla uscita fuori da un groviglio di compagni ed avversari) ìntaccata, ma soltanto in superficie e per breve tempo, dal pareggio ottenuto con un tiro da lontano dal migliore della Lazio: il biondissimo Bredesen. L'autorete maledetta di Sentimenti V (passaggio di Mannucci a Praest, conversione di questi al centro, tiro sul bersaglio che sbatte sull'esterno deì piede del terzino e spiazza completa- mente De Fazio) rimetteva in ordine la situazione ancor prima del riposo.

Riapertura con insistenza della Juventus a battere la strada della velocità, unica valida - mancando il gioco - a mettere in imbarazzo una Lazio pressoché ferma in John Hansen, largamente imprecisa in Burini e Fontanesi e priva di Parola, sacrìfìcato fin dall'inizio ad agire da quarto mediano. L'insidia azzurra si limita insistentemente al solo Bredesen; un po' poco per impensierire la terna Corradi, Ferrario, Manente. Scarsissimo infatti il lavoro per Viola. La Juve - grazie ad un passaggio indietro di Muccinelli al portiere, fatto per risolvere una complicata e confusa azione dei laziali - aumentava il vantaggio (rinvio lungo del portiere, tocco di Mannucci in avanti a Praest, malinteso di De Fazio, Giovannini, Antonazzi e Sentimenti e tiro conclusivo dell'ala trovatasi libera con la palla da rete e tre avversari a terra) e senza cadere in letargo si addolciva sugli allori.

Costretto in "riparazione" Muccinelli da una decisa entrata di Sentimenti V, la Lazio aveva un sussulto sporadico, ma sufficiente, a concludere con Hansen che metteva a bersaglio una palla scagliata tre volte a rete e tre volte ributtata dal "muro" dei difensori bianconeri (Parola e due volte Fontanesi avevano tentato il tiro pri- ma di John). La Juvenrus. però, riavuto "Mucci", rimetteva in ordine il punteggio al 41' con un gol di Bronée, servito da Boniperti. Se inutile, e l'abbiamo detto. sarebbe il cercare la vera Juventus nello specchio del gioco collettivo, altrettanto vano sarebbe lo sforzo di cercare le indìvidualità degne di particolare segnalazione.

Fonte: Il Calcio Illustrato



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