Domenica 21 ottobre 1934 - Alessandria, campo del Littorio - Alessandria-Lazio 1-2

Da LazioWiki.

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21 ottobre 1934 - 423 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1934/35 - IV giornata

ALESSANDRIA: Mosele, Lombardo, Borelli, Barale (III), Costenaro, Milano, Cattaneo, Riccardi, Notti, Celoria, Borgo.

LAZIO: Blason, Bertagni, Del Debbio, Serafini, Ferraris (IV), Fantoni (II), Guarisi (Filó), Fantoni (I), Piola, Bisigato, Levratto. All. Alt.

Arbitro: sig. Bevilacqua di Viareggio.

Marcatori: 1' pt Cattaneo (rig), 26' pt Bisigato, 29' pt Fantoni (I).

Note: bella giornata di sole. Terreno perfetto. Calci d'angolo 7 a 3 a favore dell'Alessandria.

Spettatori: spalti gremiti, 10.000 presenze.

Cattaneo marcato da Fantoni II
da Il Calcio Illustrato
Entrata di testa di Serafini
da Il Calcio Illustrato
Respinta di pugno di Blason
da Il Calcio Illustrato
Una movimentata azione in area laziale
da La Gazzetta dello Sport
Un momento della partita
Mosele è minacciato da Bisigato ma para
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Borelli, terzino grigio, respinge di testa un pallone a parabola. Lombardo gli si avvicina e Piola sta per scattare
da La Stampa

Il Littoriale titola: “Il nuovo schieramento accresce la coesione della Lazio e l’intraprendente Alessandria è piegata per 2-1 (2-0)”

Alessandria - Se è vero che i campi avversi collaudano la solidità delle squadre, oggi gli azzurri laziali hanno confermato tale aforisma, poiché il valore degli ospiti è apparso a tratti così chiaro e limpido da poter affermare che la squadra di Ferraris non teme le incognite del giuoco fuori sede, di cui tuttavia sa rendersi esatto conto; e manifesta una andatura così sciolta e lineare da far presagire in essa una ottima concorrente alla conquista dello scudetto.

Una prima linea da vetrina. La prima linea, a volte impaccabile e meravigliosa nel preparare e sviluppare le offensive, sì che molti episodi hanno assunto un aspetto attraente come spettacolo e sì da incatenare l'attenzione emotiva degli spettatori, è stata artefice di numerosi attacchi che partivano dal centro, si allargavano alle ali per ritornare al punto di partenza con movenze così precise, piane, incontrastate da far sbarrare gli occhi e trattenere il respiro nella conclusione delle ostilità in sviluppo.

A volte erano ricami di passaggi, combinazioni pregevoli, spostamenti attenti che mettevano lo scompiglio nelle file avversarie; altre invece gli uomini di punta partivano dal loro personale settore come frecce saldamente scoccate dall'arco per fendere la difesa nel punto giusto, prestabilito e se la conclusione di tanta prodigiosa attività non ha in definitiva assommato una maggiore quantità di punti, lo si deve in gran parte allo spirito deciso e vigoroso dei difensori grigi, che hanno ostacolato in tutti i modi la marcia ascensionale degli azzurri, minacciando anche in più riprese con cipiglio e costanza la rete difesa da Blason, il quale ha superato se stesso anche nei momenti più scabrosi.

La chiave di volta dell'edificio azzurro. Perché anche se la Lazio è riuscita a conquistare due goals brucianti nel primo tempo, nello spazio di tre minuti e lo slancio offensivo dei suoi uomini non accennava a placarsi del già confortevole bottino, la Alessandria, pur accusando il duplice colpo ha continuato metodicamente ad intessere le sue trame offensive profondendo energie ed attività assai preziose e che per una nuova contrarietà della sorte non ha portato all'agognato pareggio.

Se ciò non è avvenuto lo si deve contribuire in primo luogo alla presenza di Ferraris al centro della mediana, il quale è stato la chiave di volta di tutto l'edificio azzurro in difesa ed in offesa, pronto preciso possente, da farsi ammirare e conclamare il migliore uomo in campo, e poi le note deficienze organiche e di rendimento della linea attaccante grigia, che si è staccata nettamente dalla sua antica condotta di giuoco che l'aveva sollevata tanto in alto nella graduatoria dei valori calcistici nazionali.

Gli errori dell'Alessandria. Essa persiste negli errori già denunziati, forse perché manca l'uomo sagace e valente che sappia coordinare e condurre a termine il lavoro di penetrazione per cui si lotta accanitamente, si corre a perdifiato, si intessono trame e si infittiscono passaggi ma al momento di sferrare il tiro conclusivo si perde la calma e la direttiva e tutta l'operosità costruttrice finisce di crollare o di aprire varchi paurosi in cui gli avversari sanno abilmente insinuarsi e demoliranno le ultime velleità aggressive. Così la vittoria azzurra profilatasi nettamente nel primo tempo, ha resistito agli assalti sferrati nella ripresa, trionfando contro le avversità fra la gioia degli artefici e degli accompagnatori romani, e la nuova profonda delusione degli alessandrini.

Inizio a salve dell'Alessandria. Costoro hanno iniziato le ostilità con slancio e decisione da parere imminente un primo successo. Al 3. minuto la Lazio è in corner per assalto ben congegnalo fra Borgo e Celoria; poi un potente traversone di Borgo, oggi assiduo e battagliero, ha sfiorato per tutta la lunghezza la porta senza vulnerarla, mentre una susseguente cannonata in corsa dell'agile ala sinistra grigia ha fatto trattenere l'urlo della folla, che già intravedeva la possibilità del goal.

Fuga di Piola che per una ventina di metri avanza veloce ed impetuoso. Lombardo lo affronta calmo, gli soffia la palla e la respinge lontano. L'attacco grigio continua metodico e tenace a sviluppare le sue azioni. Tiri di Riccardi, Borgo e Notti si ripetono sovente e Blason ferma tutto irresistibilmente. Ora è la volta di Mosele - siamo al 20 minuto - di correre ai ripari: Prima Bisigato, poi Guarisi, quindi Levratto e Piola impegnano con stoccate a terra o in alto l’estremo difensore grigio che si libera da par suo. Altri due sfortunati attacchi grigi, un corner contro la Lazio e poi al 28. minuto ecco il primo goal azzurro.

Segna Bisigato. Allungo di Ferraris da metà campo a Guarisi, fuga e tiro in corsa dell'ala su Mosele, che respinge debolmente. Ripresa di Piola, e nuova respinta del portiere davanti al quale s'ammassano una decina di uomini. Si lotta accanitamente, finché la palla giunge sulla linea dell'area di rigore sul piede di Bisigato libero e ben piazzato. Senza indugio la mezz'ala azzurra raccoglie, e spedisce fulmineo nel breve spazio libero, nell’angolo sinistro della casa di Mosele senza che questi possa tentare la parata.

Secondo goal di Fantoni I. Al 31 minuto centro al volo di Levratto. Piola e Guarisi si gettano sulla traiettoria della palla, la raccolgono e sferrano a vicenda ripetuti tiri che il portiere respinge in tempo, la palla ritorna così in campo e Fantoni I da venti metri con un tiro forte, spiovente sotto l’asta, infila per la seconda volta la rete di Mosele che accecato dal sole declinante non interviene menomamente. Ripresa dell'offensiva alessandrina contro la Lazio. Al 33. minuto calcio di punizione, quindi corner quindi altro calcio di seconda da cinque metri per fallo del portiere Blason. Mischia, tiro di Riccardi deviato in corner, poi la fine del primo tempo.

Nella ripresa i grigi tentano incessantemente di ricuperare il terreno perduto e si moltiplicano a tutt'uomo per risalire il forte distacco impegnando a lungo Blason con tiri alti e bassi e a media altezza. Il bravo portiere salva tutto ed a volte in suo aiuto concorrono anche i pali che fermano tiri di Cattaneo e di Riccardi, di Barale e di Notti.

Martellamento alessandrino. Due angoli subisce ancora la Lazio e due volte Celoria impegna seriamente la difesa azzurra mentre altri due tiri di Borgo sono fermati dal palo laterale. Nell'infuriare della battaglia la squadra azzurra si fa ammirare per la sua calma e precisione con cui si prodiga anche nelle contingenze più ardue mentre i grigi cominciano a perdere la testa e si smarriscono. Dopo tanto scorazzare davanti alla rete stregata di Blason, si indugiano nello scoccare il tiro finale o lo effettuano in minorate condizioni di possibilità e di successo. Certo è più facile difendersi in tale situazione che non attaccare, davanti ad un saldo schieramento di uomini agguerriti e decisi a mantenere il prezioso vantaggio ottenuto.

Il punto dei grigi: rigore. Blason, in una osteggiata parata a terra, viene colpito ad una mano ma non per questo difenderà il suo settore con minore prontezza ed abilità. Anche Guarisi rimane colpito ad una gamba, appare zoppicante ed incapace di assolvere il suo compito, tuttavia non disarma e concorre nei limiti del possibile con impegno. Finalmente al 29. minuto l'Alessandria riesce a realizzare il suo unico punto. Dopo un corner contro la Lazio, si svolge un'accanita lotta sotto la rete di Blason. In una arruffata mischia Del Debbio ferma, su centro dì Cattaneo, la palla con le mani. L'arbitro fischia il rigore che Cattaneo trasforma in goal.

Da questo momento i grigi assumono con maggiore decisione le redini dell'incontro e le mantengono prevalentemente. Si corre disperatamente alla ricerca del punto del pareggio. Altro corner al 31 minuto contro la Lazio su fuga-di Borgo, quindi in una violenta reazione azzurra, Fantoni I impegna seriamente Mosele che si salva a sua volta in corner.

Finale drammatico, ma infruttuoso. Gli ultimi minuti sono veramente drammatici per la lotta emotiva e senza tregua che si sviluppa in campo azzurro. Blason corre due altri seri pericoli per due cannonate di Notti e di Borgo ed anche in questi perigliosi momenti la sua presa appare tempestiva e sicura, si da far crollare le ultime speranze alessandrine. Ormai non c'è più nulla da attendersi dal giuoco sfocato e declinante dei concittadini. Tutte le loro risorse le hanno profuse in questa lotta senza quartiere ed anche senza fortuna per i nostri, cosicché poco dopo l'arbitro fischia la fine sull'acclamala vittoria azzurra.

Sette corners a favore dell'Alessandria contro tre. Arbitro Bevilacqua di Viareggio. Giornata, calda e assolata. Pubblico numeroso.


La Gazzetta dello Sport titola: “La Lazio conquista ad Alessandria un’importante vittoria – Cento azioni dei giocatori grigi: un goal su rigore; venti azioni degli azzurri: due punti di costruzione”

Alessandria - Un calcio di rigore è venuto a togliere, un quarto d'ora prima della fine della partita, tutto quello che di contrastante poteva esserci tra il 2-0 categorico a favore della Lazio e la prova coraggiosa quanto sfortunata dell'Alessandria, ha stabilito le distanze nella loro giusta misura, ha messo la pace nell'animo amareggiato dei mille e mille sostenitori alessandrini, ha reso la contesa, all'occhio ed al pensiero dello spettatore obiettivo, linearmente chiara e rigorosamente precisa come la risoluzione di un teorema base.

La Lazio aveva risposto alla mezza ora iniziale di franco predominio alessandrino, segnando quasi di sorpresa nei suoi primi contrattacchi. Ma non basta. Cogliendo l'avversario subitamente smarrito, la squadra azzurra si era poi assicurato un secondo punto pochissimi minuti dopo: goal manovrato e limpido fin che si vuole, ma beffa, indubbiamente beffa agli sforzi ammirevoli fatti dai grigi, fin verso il 30' della gara.

Gioco e carattere. Il doppietto fulmineo e fortunato degli azzurri aveva influito decisamente sul morale dell'undici piemontese e la Lazio era passata così a comandare dall'alto la partita, fino al riposo: gioco di gran cifra. L'intermezzo aveva servito poi per ridare calma ai grigi che si erano ributtati nella lotta, alla ripresa, con slancio pari a quello che li aveva fatti dominatori - in tema d'iniziative - nella fase d'esordio della partita. Risultati: tre paletti sensazionali; in luce meridiana l'eccelsa classe di Blason; infine (forse troppo tardi, ma forse ancora in tempo) il fallo di Del Debbio con la conseguenza del penalty e del goal. Un fremito solo pervadeva allora e pubblico e atleti in maglia grigia. Il miracolo invano sospirato per tanto tempo stava dunque per avverarsi? Si poteva rompere ancora l'incantesimo della casa inviolabile?

Proprio qui la Lazio riprendeva il controllo della partita, eseguiva a puntino la tattica di rompere e smembrare ogni abbozzo di azione degli avversari, conservava con disinvoltura il suo giusto vantaggio di un solo goal fino al traguardo. Ancora gioco, ma anche e soprattutto carattere. E se il lusinghiero successo odierno degli azzurri si è materialmente delineato sullo scorcio del primo tempo, esso trae tuttavia la sua giustificazione più convincente dal comportamento dei romani in prossimità del palo d'arrivo. Dal 30' al 45' del primo “periodo”, la Lazio ha detto semplicemente: sono in vantaggio perché ho segnato. Dal 30' al 45' del secondo tempo questa Lazio ha detto invece: sono in vantaggio perché so fermamente volere ed aver fiducia in quella vittoria che i goal mi hanno data. In campo avversario, vale forse di più la seconda dichiarazione della prima.

Goals segnati e goals vagheggiati. Segniamo ora rapidamente la contesa nei suoi sviluppi. Dà il tono l'Alessandria; ottiene subito un angolo, minaccia due volte Blason col piccolo Borgo (2'. 4'), Uno spunto di Piola e un tiro tutto fuori bersaglio di Levratto, poi i grigi tornano sotto con insistenza, diremmo con una specie di frenesia del goal. Ricaviamo dalle nostre note: due punizioni dal limite contro gli azzurri e niente di fatto; ancora tiro di Borgo, alto; tiro di Notti, parato. E siamo al 17’. Ma non è tutto qui. L'Alessandria continua a premere e al 23', dopo un duetto a traversoni Borgo-Cattaneo, Blason dove intervenire precipitosamente a salvare la rete.

Un istante di pericolo per Mosele, per opera di Levratto e si snoda un ennesimo attacco dei grigi (27'): Barale a Celoria che tira. Notti parte di scatto in profondità e tocca ancora la palla verso rete. Blason para fantastico; palla a Cattaneo e tiro; Blason para ancora! Così il portiere dà la sferzata per gli attaccanti. Riceve Fantoni che passa a Guarisi. Questi avanza e tira rasoterra. Mosele rinvia corto e riprende Piola che tira a sua volta. Una schiena rilancia. Ma c'è anche Bisigato e questa volta la palla urta una gamba, descrive esattamente un angolo ottuso e schizza in rete. Goal laziale sulla prima vera azione laziale (28').

L'Alessandria non è in tempo a riaversi, 31'; Ferraris IV imposta una nuova azione servendo Piola. Piola-Levratto; Levratto-Guarisi e tiro. Borelli intercetta appena. Fantoni I, da 15 merri, indirizza un bolide che rade la traversa, s'insacca e fa decretare il secondo goal della Lazio. Mosele, certo abbagliato dal sole, ha saltato con leggero ritardo.

La rabbiosa controffensiva dei grigi provoca un angolo e un “due calci” in area contro Blason, reo d'aver trattenuto troppo la palla; non ne scaturisce nulla di concreto. Poi la Lazio prende a comandare in bellezza, la difesa alessandrina fatica a trattenere, non senza palesare un certo disordine, gli uomini lanciati con intelligenza e chiarezza da Ferraris IV. Nessun'altra fase decisiva fino al riposo.

Ancora tono alessandrino alla ripresa. Al 2' Celoria, su punizione, manda la palla a picchiar netto contro il palo. Cinque centimetri in dentro e Blason sarebbe stato senza dubbio battuto. Seguono due angoli contro la Lazio: l'ansia è droga maligna contro la capacità di realizzazione dei grigi. Un felice scatto di Piola, fermato di forza al 12', poi Barale lancia bene Borgo che tira. Blason rimanda appena. Ancora Borgo scaraventa verso rete ed offre lo spettacolo di uno dei paletti più sensazionali. Ancora: 20', angolo contro la Lazio. Barale raccoglie di testa e indirizza di precisione... contro la traversa!

C'è precipitazione, c'è orgasmo, nella linea d'attacco alessandrino; ma c'è anche, per i grigi, un po' di disdetta! Al 27' e al 29' due altre occasioni mancate dai piemontesi poi, su attacco stretto, centro di Cattaneo e mano netta — sebbene involontaria — di Del Debbio a contatto di Notti, il rigore che Cattaneo realizza di forza e precisione. L'Alessandria a mille? Affatto, affatto. La Lazio ne spegnerà tutta forza di propulsione e non subirà altri danni che quelli effimeri di un angolo e di un pericolo (42') per Blason. In compenso minaccerà anche lei Mosele un paio di volte. Al fischio finale la folla mostrerà di accogliere con serena comprensione il verdetto.

Due squadre e un perno. Nella cronaca è insito il modo con cui la Lazio ha vinto la posta e sono insiti i perché del meritato successo. Se l'Alessandria fosse riuscita a pareggiare non si sarebbe potuto chiamare ingiusta la divisione dei punti, ma si sarebbe dovuto dire che cento di slancio, di volontà, e di foga erano riusciti a bilanciare cento di stile, di sicurezza e di classe. Aggiungendo anche un pizzico di buona energia al momento giusto la Lazio ha invece fatto pendere la bilancia a suo favore. Ma è proprio tutto qui?

Dal complesso della partita è balzato in luce un elemento tecnico di fondamentale valore per il risultato finale, e questo elemento si identifica con un nome: Ferraris IV. Fra due undici che, come si ò accennato, potevano anche equilibrarsi, pur usando armi completamente diverse, si ò inserita la autorità di questo atleta che ci è sembrato in possesso della sua forma piena, e che, costituendo il perno sicuro della sua compagine - fulcro dell'attacco e baluardo primo della difesa - e facendo soprattutto il “capitano”, nei momenti più difficili, ha decisamente determinato lo squilibrio a favore degli azzurri.

Ferraris IV ha tirato tutta la partita collo stesso ritmo: ha cominciato ottimamente ed ottimamente ha finito. Un grande centro mediano, ancora una volta. Blason ha avuto molto lavoro e si è disimpegnato da campione. Senza suscitare un'impressione eccezionale, i due terzini hanno giocato quella che si può chiamare una buona partita. Sullo stesso piano di Bertagni e Del Debbio poniamo anche Serafini (migliore nella ripresa) e Fantoni II. L'attacco è vissuto per tre quarti della partita sugli spunti personali di Piola (controllatissimo) e sulle focose sgroppate di Levratto. Per poco più di un quarto d'ora questo attacco ha lavorato in piena collaborazione ed allora sono scaturiti due goal. Nella constatazione è implicita la dichiarazione di efficienza della linea, solo che essa riesca a far gioco concorde. Ogni frase a cinque della linea è una proposta lampante di goal.

Nettamente inferiore in linea tecnica, l'Alessandria ha tenuto il campo da combattente d'istinto. Anche troppo combattente, diremmo, per poter avere la calma per concretare. Probatoria la partita di Mosele, tradito più che battuto dal secondo goal. Decisi se non affiatatissimi i terzini di cui Borelli, sostituto di Fenoglio, è complessivamente piaciuto. Molto attivi Milano e Barale, il quale ultimo però ha messo troppi palloni direttamente nelle braccia di Blason. Generoso e continuo il gioco di Costenaro, che aveva di fronte un avversario diretto ed un centrattacco di troppa statura per poter sempre ben figurare. Tutti hanno lavorato molto all'attacco, ma nessuno ha giocato con vera furberia. Il migliore è stato ancora Notti, ma anche lui, ha fallito parecchie occasioni. Ai cinque atleti, indistintamente, è mancato il senso dell'attimo propizio per il goal; cosicché, se per casi singoli l'Alessandria può invocare l'attenuante di un tantino di malasorte, sulla somma delle azioni portate in area laziale essa deve confessare di aver perso per questo difetto precipuo dei suoi uomini di punta.

Pronto e inesorabile l'arbitraggio di Bevilacqua di Viareggio, coadiuvato con minuziosa oculatezza dai segnalinee Bertolio e Pecchiura.

Sole, Terreno perfetto, gran pubblico sugli spalti. In tribuna, quasi incosciamente tifoso per i grigi, il neo-sampierdarenese Avalle.