Domenica 21 novembre 1993 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Torino 1-2

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21 novembre 1993 - 2585 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1993/94 - XII giornata

LAZIO: Marchegiani, Bacci, Favalli (20' Fuser), Di Matteo, Bonomi, Cravero, Winter, Doll, Boksic, Di Mauro (80' Bergodi), Signori. A disp. Orsi, Luzardi, Sclosa. All. Zoff.

TORINO: Galli, Annoni, Sergio, Cois (51' Francescoli), Gregucci, Fusi, Sordo, Fortunato, Silenzi, Carbone (65' Aguilera), Venturin. A disp. Pastine, Falcone, Sinigaglia. All. Mondonico.

Arbitro: Collina (Viareggio).

Marcatori: 9' Boksic, 67' Silenzi (rig), 80' Gregucci.

Note: giornata fredda e piovosa. Ammoniti: Bacci, Sergio, Annoni, Gregucci. Il secondo tempo si è giocato con la luce dei riflettori.

Spettatori: 44.121 con 8.116 paganti e 36.005 abbonati.

Il goal di Boksic
Applausi prima dell'incontro per l'ex Gregucci
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La Lazio non è riuscita a far ritrovare il sorriso al suo presidente, in tutt'altre faccende affaccendato, come suggeriva un suggestivo quanto patetico striscione disteso lungo tutta la curva nord. E non è riuscita a confermare contro il Torino gli spiragli apertisi a Napoli che le consentivano di proseguire la speranzosa corsa verso posizioni più consone alle sue legittime aspirazioni nonché al suo misconosciuto prestigio che resta soltanto ipotetico. E, quel che è peggio, non è riuscita a scacciar via ombre, paure, tormenti dai quali è cronicamente afflitta, nemmeno con l'arrivo di Boksic, purosangue aggiunto a quelli già, inutilmente, in forza. Niente. La mediocrità della Lazio resta disarmante, nonostante i fuoriclasse sui quali continua vanamente a far leva. Come disarmanti, quanto inspiegabili, restano le cause e gli enigmi che la determinano. Perché inspiegabile resta prima d'ogni altro un aspetto: come è possibile che una squadra così ricca di talenti non riesca a esprimere né un gioco dignitoso, né soprattutto quella personalità che i suoi prestigiosi prodi dovrebbero saper e poter imporre? Con l'innesto di Boksic, già a Napoli era sembrato che qualcosa potesse cambiare. E anche ieri, nei primi venti minuti, s'è avuta la sensazione che la Lazio stesse per risolvere i suoi problemi. Per una ventina di minuti, ha letteralmente schiacciato il Torino sotto il peso specifico di un attacco rispettabile sulla carta, ma egualmente temibile da parte di chi ancora non se n'è reso conto. E comprimendo i granata nella propria area, quella che sembrava la novella Lazio è passata in vantaggio dopo nove minuti, grazie a una perentoria testata dell'irresistibile Boksic, su invitante corner di Signori, agevolato nell'impresa anche da un tentennamento dell'ex Gregucci. Un gol spettacolare, e promettente, che ha gonfiato d'entusiasmo il succitato striscione in omaggio alle disavventure di Cragnotti e quello disteso, in lingua originale, dalla festosa comitiva di giovanetti croati, guidati dalla supertifosa suor Paola in omaggio al connazionale venuto di Francia. Sul vantaggio, la Lazio ha cominciato a esaurire lo smalto caratteriale e tattico. Tutto ciò che fino ad allora aveva funzionato ha cominciato a spegnersi. Bacci ha preso ad arrancare sull'inafferrabile Carbone, Di Mauro ha perso lucidità e supremazia su Fortunato, Di Matteo, Winter e persino Doll sono calati di tono, consentendo a Venturin e soci di impossessarsi delle postazioni perdute e mettere in crisi il fiacco assetto difensivo dei biancoazzurri. Intorno al 20' Favalli s'è arreso per un fastidio muscolare e Zoff, sorprendentemente, l'ha sostituito con Fuser, salvo invertire l'ordine dei fattori tattici, spostando quest'ultimo a destra su Sergio, con conseguente dirottamento di Di Matteo - che dava anch'egli un'occhiatina a Carbone - dalla parte opposta con deprecabile ritardo. E nelle pieghe ha preso quota il Torino, che però non ha messo subito a frutto la sua ritrovata sapienza perché, bloccato Silenzi da un ottimo Bonomi, non ha avuto per oltre un'ora alcuna potenzialità offensiva. Ma nell'affannosa ripresa sotto i riflettori e la pioggia, proprio Bonomi ha maltrattato il suo rivale ed è stato punito con un rigore che lo stesso Silenzi ha realizzato. La reattività della Lazio è stata sconcertante, se si esclude un tentativo del disorientato Boksic alla mezz'ora. E il Torino, ritrovate vena e spregiudicatezza, nonché opportunamente corretto da Mondonico con l'innesto di Aguilera e Francescoli, ha azzeccato il colpo del prevedibile k.o. proprio con Gregucci. Il resto l'ha fatto Galli su gran testata di Boksic e un tentativo di autogol di Annoni. Grande la delusione dei ragazzini croati, il cui invito ("Alen, rinnova la leggenda della Lazio"), è rimasto inevaso. E ingiustificato il silenzio dei biancoazzurri, che oltre alla faccia, hanno perso anche la parola. Non sempre, quando si perde, la colpa è dell'arbitro.

Fonte: Corriere della Sera