Domenica 21 gennaio 1951 - Milano, stadio di San Siro - Inter-Lazio 0-0

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21 gennaio 1951 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1950/51 - XX giornata

INTERNAZIONALE: Soldan; Blason, Giacomazzi; Miglioli, Giovannini, Achilli; Armano, Wilkes, Lorenzi, Skoglund, Nyers (I). All. Olivieri

LAZIO: Sentimenti (IV), Antonazzi, Sentimenti (V), Alzani, Malacarne, Sentimenti (III), Puccinelli, Hofling, Arce, Flamini, Cecconi. All. Sperone.

Arbitro: sig. Gamba di Napoli.

Note: meravigliosa giornata di sole, con terreno asciugato dal vento dei giorni scorsi; numerosi gli scontri e non poche le ammaccature, il più visibilmente colpito è stato Miglioli, che al 72’ dopo essere entrato fallosamente su Arce ha avuto la peggio per pura ingenuità, infatti è uscito per alcuni minuti, ma è poi rientrato vistosamente bendato al ginocchio sinistro; calci d'angolo 3-2 in favore della Lazio; in tribuna era presente, come sempre, il presidente della C.T. Carlino Beretta, fedelissimo abbonato interista.

Spettatori: 50.000.

La Gazzetta dello Sport titola: Nel segno di sorprendenti pareggi la ventesima giornata di campionato. E Gianni Brera il suo articolo: Bloccati (e malmenati) i solisti nerazzurri. Davanti a Sentimenti IV una girandola di gladiatori. Il quale depreca le «deviazioni» del sistema classico, le trovatine tattiche, le cerniere, i chiavistelli e quanto altro di astruso i nostri allenatori hanno preso il vezzo di ammannirci ad ogni occasione compromettendo il prestigio della nostra scuola. Purtroppo ciascuno a denti stretti tira per la sua strada, sfrutta le occasioni che può, impiega i mezzi di cui dispone e che può impiegare, se non ci riesce il pubblico ed i critici gli grideranno «raca» qualora non avesse impiegato tutti i mezzi a disposizione per sua insipienza, scusandolo invece qualora più che per sua insipienza abbia avuto peso l’abilità degli avversari, è questo il caso di Aldo Olivieri che ha una tattica tutta sua che svolge fintanto che glielo consente la vena dei suoi uomini: non aveva un’ala destra all'altezza degli altri solisti e non aveva un terzino destro in grado di marcare ad uomo: ebbene ha fatto indossare la maglia numero 7 ad Armano trasformandolo in «jolly», difensore all'occorrenza e laterale lancio se possibile (ma i lanci di Armano restano nei voti), uomo di appoggio e manovra all'attacco, spericolato risolutore in mischia, mentre Blason è il difensore mobile, la grinta dura dell’estrema linea. Contro la Lazio non ha cambiato nulla: ormai il gioco di Olivieri è fisso e quindi l’ha applicato anche in quest’incontro, a non ha avuto fortuna, non ha avuto dalla sua la vena degli uomini ed ha trovato a sbarrargli il passo un altro famoso stratega, Sperone. Questi aborre dagli schieramenti durevoli, si dice che alla vigilia ci pensi come Napoleone nell'imminenza della battaglia e poi tira fuori i suoi colpi a sorpresa, questa volta ha fatto indossare la maglia numero 4 ad Alzani, ma poi l’ha messo su Wilkes e la maglia numero 11 a Cecconi e gli ha ordinato di non mollare mai Armano, attaccava quando Armano arretrava e diventava terzino quando Armano fungeva da ala; questa è stata la trovata più abile di Sperone: la più logica, la più razionale ed utile quando una trovata riesce. Cecconi ha montato la guardia nella zona difensiva di sinistra ed ha lavorato di punta e taglio su tutti effettuando respinte lunghe e formidabili rilanci agli attaccanti consentendo agli azzurri di schierarsi davanti a «Cochi» o sulla sinistra a guardia di Armano dove aveva alle spalle Sentimenti V, libero e pronto ad aiutarlo o il centromediano Malacarne.





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