Domenica 20 novembre 1983 - Torino, stadio Comunale - Torino-Lazio 4-0

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20 novembre 1983 - 2184 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1983/84 - IX giornata

Torino: Terraneo, Pileggi, Beruatto, Zaccarelli, Danova, Galbiati, Schachner, Caso, Selvaggi (77' S.Benedetti), Dossena, Hernandez. A disp. Copparoni, Francini, E.Rossi, Comi. All. Bersellini.

Lazio: Orsi, Miele (83' D'Amico), Filisetti, Manfredonia, Batista, Spinozzi, Meluso, Podavini, Giordano, Laudrup, Cupini. A disp. Ielpo, Della Martira, Piraccini, Dell'Anno. All. Morrone.

Arbitro: Menicucci (Firenze).

Marcatori: 8' Schachner, 30' Dossena, 63' Hernandez (rig), 89' Hernandez.

Note: esordio in Serie A per S.Benedetti classe 1965.

Spettatori: 27.365 di cui 9.708 abbonati e 17.657 paganti per un incasso di £.126.174.000.

Il biglietto della gara
Lionello Manfredonia in azione
Tifosi laziali al seguito
Bruno Giordano prova il tiro
Un'uscita di Fernando Orsi
Michael Laudrup contrastato da Zaccarelli
L'attaccante laziale marcato a vista
Il calcio di rigore trasformato da Hernandez

Quattro gol dei granata, protagonisti assoluti contro una squadra inconsistente. Il Toro maltratta la povera Lazio. I Laziali si sono mossi credendosi squadra di rango ed hanno finito col subire i primi due gol in contropiede. 4-0 il risultato con cui i granata hanno superato la povera, poverissima Lazio, non sono sufficienti a spiegare la reale differenza in campo fra due formazioni al momento divise da un abisso, tecnico e caratteriale. Potevano essere sei i gol, oppure otto, e nessuno avrebbe avuto da obiettare, nemmeno Chinaglia che abbiamo visto raggiungere gli spogliatoi dopo la partita con l'aria sfatta e delusa dell'amante tradito. Ma chi mai gliel'avrà fatto fare, a Chinaglia, di tornare dall'America per comprarsi questa Lazio? Sono domande che certamente il presidente si è posto, ieri pomeriggio al Comunale di Torino, mentre i granata giocavano e segnavano con disarmante semplicità ed i biancazzurri corricchiavano e subivano senza battere ciglio, spenti e vuoti di volontà, brutto spettacolo davvero. Si muovevano in campo, quelli della Lazio, con becera aria di sufficienza, come fossero loro a condurre la danza e non il Torino, come fosse Terraneo e non Orsi a raccogliere a ripetizione palloni nel sacco. Assurdo fingersi una grande squadra, squadra di rango, quando abbondano invece brocchi di ogni genere, a cominciare dai giovinotti della difesa: pensate, il Torino ha segnato i primi due gol in contropiede ed il fatto spiega già a sufficienza l'atteggiamento suicida della Lazio che fra tante strade ha scelto sicuramente la più rapida per tornare a casa ubriaca di reti e di gioco.

Il Torino, un bel Torino indipendentemente dall'assurda prova degli avversari, ha disputato un incontro piacevolissimo, ricco di ritmo, di triangolazioni in velocità, di tocchi di fino e di intelligenza tattica. Ci sono stati molti applausi, tutti meritati, ed i voti in pagella riflettono a parer nostro la partita davvero felice della squadra nel suo complesso. Difficile fare graduatorie di merito: forse Danova, Dossena ed Hernandez sono stati di un pizzico superiori agli altri, ma è come voler distinguere tre perle in una bella collana. Sottigliezze. Il difensore ha dominato in area, ha bloccato le iniziative di Giordano, predicatore nel deserto, non ha in pratica sbagliato un intervento, mentre il centrocampista ha cancellato alla grande l'opaca prova azzurra a Praga e l'argentino ha segnato un favoloso gol nel finale dopo aver fatto centro in precedenza dal dischetto. Ma anche gli altri, dicevamo, sono stati all'altezza, a cominciare da Terraneo che ha deviato da campione un tiro da tre metri di Giordano per finire a Benedetti, biondino diciottenne all'esordio che ha sostituito nel finale Selvaggi. L'ordine è quello del numero di maglia, nel mucchio degli eroi ci stanno Schachner, autore del suo primo gol al Comunale, Beruatto, Zaccarelli e Galbiati, grande difesa, Caso, intelligenza tattica, e Selvaggi, mobilissima ed agile punta. Anche Pileggi, al rientro in una posizione a lui poco congeniale, si è spinto avanti con ordine, specie nella ripresa quando il Torino entrava nel burro con irrisoria facilità, bastava cambiare ritmo ed i tentoni della difesa laziale, masnada allo sbando, diventavano birilli da saltare. Poco poteva fare Manfredonia, tutto sommato sufficiente, mentre Batista giocava troppo avanzato ed il danese Laudrup, bello di tocco, mostrava di non avere cuore di combattente. Non c'era Agnelli in tribuna, forse il ragazzo ha ritenuto che non valesse la pena di sprecarsi. Il Torino ha capito presto l'andazzo e presto è andato in gol con Schachner, scattato a centrocampo su lancio di Dossena e pronto a mettere nel sacco dopo aver scartato anche il portiere.

Forse l'austriaco era in fuorigioco, questione di centimetri, ma il guardalinee stava proprio lì e non ha alzato la bandiera: del resto, alla luce di quanto è successo in seguito, il fatto è del tutto irrilevante, il Torino avrebbe comunque segnato, prima o poi. Il gol di Schachner è arrivato all'8', quello di Dossena al 30'. Zaccarelli ha centrato da destra, Selvaggi ha colpito di testa e Dossena, sempre di testa, ha superato Orsi in uscita. Nel secondo tempo, festival di Hernandez: al 63' l'argentino ha segnato su rigore concesso per fallo di Miele su Selvaggi e all'88' ha concesso il bis con un sinistro dal limite all'incrocio dopo un dribbling «avvitante» su Spinozzi. In mezzo al gol, manovre di prima e spettacolo, applausi, i tifosi a gridare "scudetto, scudetto". Eh si, il Torino sta bene, secondo in classifica ad un punto da Roma e Juventus, entrambe già battute al Comunale dove i granata, finora, hanno sempre vinto: non rimane che attendere un rendimento più pieno in trasferta.

Giorgio Chinaglia non ha la faccia da presidente. Ma quello che conta non è la faccia, bensì il portamento ed il carattere che all'ex centravanti della Lazio davvero non manca. Era già una «bestia» (epiteto ampiamente positivo, che nell'accezione calcistica sta per individuo possente, deciso, praticamente inarrestabile) prima, quando giocava: adesso è veramente un colosso, con gli occhi e l’espressione di chi deve tenersi per non fare sfracelli. Davanti a lui trema tutta Roma, la Roma ovviamente laziale. "Non posso stare fermo, devo assolutamente fare qualcosa - ha detto con voce bassissima, ma carica di furori - ed una cosa è certa: prenderò provvedimenti". Riflette un attimo e precisa: "Adesso tornerò a Roma in macchina, avrò tutto il tempo per pensarci, per decidere qualcosa. Vedremo. Questo stato di cose, comunque, non può continuare. La Lazio praticamente non è mai stata in partita, il Torino ha davvero trovato tutto facile...Già. Ha segnato quattro reti, mi sembra che questo basti per chiarire molte cose. Tra l'altro, la difesa della Lazio proprio non esisteva...Non è soltanto la difesa che fa acqua. Il fatto è che la Lazio parte sempre da uno a zero. In queste condizioni è davvero molto difficile fare il risultato". In realtà, per uno che arrivi dagli Stati Uniti con l'obiettivo un po' sentimentale ed un po' affaristico di far grande la Lazio, la ricompensa del Comunale di Torino è davvero avvilente. Passa la voglia, anche, di cercare scuse per spiegare in qualche modo la sconfitta. Ma quello che non riesce a Chinaglia è tentato dall'allenatore Morrone: "Penso che il primo gol del Torino fosse irregolare, in una posizione di netto fuorigioco. Su quello di Dossena, il giocatore del Torino ha potuto saltare indisturbato tra quattro dei nostri. Vediamo insomma che le cose sono andate in maniera piuttosto strana. Comunque, resta il fatto che abbiamo perso grosso". E Chinaglia conclude per suo conto: "In campo c'era una squadra sola, l'altra era ridicola. Ed è chiaro che per ultima mi riferisco alla Lazio. I nostri giocatori si sono buttati avanti allo sbaraglio, non hanno rispettato le consegne dell'allenatore".

Fonte: La Stampa