Domenica 17 giugno 2001 - Lecce, stadio Via del Mare - Lecce-Lazio 2-1

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17 giugno 2001 - 2954 - Campionato di Serie A 2000/01 - XXXIV giornata

LECCE: Chimenti, Giorgetti, Viali, Savino, Balleri, Conticchio, Ingesson (50' Vucinic), Tonetto, Colonnello (60' Juarez), Vugrinec, Vasari (85' Pivotto). A disposizione: Manitta, Malusci II, Mateo, Osorio. Allenatore: Cavasin.

LAZIO: Peruzzi, Pancaro, Nesta, Negro, Favalli, Poborsky, D.Baggio, Simeone (63' Stankovic), Nedved (73' Pesaresi), Crespo, C.Lopez (68' Ravanelli). A disposizione: Favazza, Mihajlovic, Berrettoni. Allenatore: Zoff.

Arbitro: Sig. Racalbuto (Gallarate).

Marcatori: 45' Crespo (rig), 48' Vasari, 73' Vasari.

Note: Ammoniti Stankovic e Lopez. Recuperi: 2' pt e 2' st.

Spettatori: 30.000 circa.


La rete su rigore di Hernan Crespo
Il pareggio di Vasari
Il vantaggio del Lecce

A un certo punto, più o meno dopo la metà dei primi tempi, tutto il Sud era in serie B. Il Bari c'era già da un pezzo, e i gol di Vicenza e Verona (rispettivamente contro Udinese e Perugia) stavano condannando Napoli, Reggina e Lecce. Chi la prendeva sul serio, soprattutto dopo il gol di Crespo su rigore, che ha momentaneamente ravvivato la fiction tra Lecce e Lazio, diceva che il "disegno" s'era compiuto e che dal prossimo anno avremmo avuto due campionati: uno del Nord ricco, che ha successo anche nel calcio, e l'altro del Sud povero. Chi invece riusciva a metterci un po' d'ironia la leggeva così: è solo la prima fase della devolution, perché la seconda potrebbe prevedere anche un torneo per la sola Padania. Logico quindi che le attenzioni dei trentamila che coloravano di giallorosso lo stadio di Via del Mare fossero rivolte altrove. A Torino, dove la Juventus ha messo sotto l'Atalanta. E a Roma, dove non si poteva non perdere uno scudetto. "Juve, Juve", cantavano i leccesi al primo gol dei bianconeri. E poi, al gol di Totti, "Roma, "Roma". Chiaro il significato di tanta esultanza dirottata sulle prime due in classifica: prendendo il volo Roma e Juventus, la Lazio se ne sarebbe fatta una ragione e non avrebbe insistito più di tanto nel cercare la porta difesa da Chimenti.

E così è andata, con i biancocelesti che trotterellavano come in una partita d'allenamento e cercavano di non far troppo male agli avversari e i salentini che non riuscivano ad approfittare di tanta cordialità. Che anzi sembrava imbarazzarli e impacciarli, al punto da farsi prendere d'infilata da un contropiede nel quale Conticchio ha dovuto sgambettare Crespo, ormai solo davanti al portiere. Tiro rasoterra, Chimenti spiazzato, gol. Non poteva mica sbagliarlo, quel rigore, Crespo. L'avrebbe fatta grossa. Come Poborsky al 36'. Anch'egli solo di fronte a Chimenti, ha ritardato il tiro come mai accadrebbe né a lui, né ad altri, in una gara "normale". Ma poiché, come si dice, la palla è rotonda, l'azione non è finita lì. Travolto Poborsky da un difensore del Lecce con intervento da calcio di rigore e rotolata la sfera sui piedi di Hernan Crespo, s'è reso necessario abbattere anche l'argentino con un altro fallo da rigore, questa volta a opera dello svedesone Ingesson. Un fuori copione del genere poteva risolverlo soltanto una persona, la stessa in cui la folla ha sperato per lunghi attimi, aspettandosene comprensione. E l'arbitro Racalbuto, all'inizio fischiato perché ritenuto "non amico" del Lecce, è stato comprensivo. Tutto regolare, si continua. Si alzi lei, Poborsky e anche lei, Crespo, non accentui la caduta. Sul rigore concesso alla Lazio, al 45', nemmeno il Racalbuto più buono dell'anno avrebbe potuto essere comprensivo. Ma, per il resto della partita, il direttore di gara è sembrato perfettamente a proprio agio.

Più che un arbitro sembrava un giudice di pace. E' vero, ogni tanto a qualcuno in campo scappava qualche tiro vero, che costringeva i portieri a parate vere, come quella in due tempi di Peruzzi su un gran tiro di Viali da venti metri. O la traversa scheggiata da Balleri. Ma prendiamo per esempio proprio quest'ultima prodezza: è nata da un generosissimo rinvio di Favalli, che avrebbe potuto calciare ovunque, persino centrare la pelata luccicante dell'allenatore Cavasin da trenta metri e invece ha spedito la palla in calcio d'angolo. E, tuttavia, il meglio doveva ancora venire. Del resto, si sa, è dopo l'intervallo che giungono le migliori sorprese. E' proprio un fatto statistico, specialmente per i finali di campionato. Infatti, Vasari segna il gol del pareggio dopo 1' e 24' '. Quel che colpisce però non è il tempo trascorso, quanto il modo in cui il gol è stato realizzato. Una percussione-slalom di Vugrinec (che, va detto, è calciatore sopraffino) in mezzo a cinque o sei laziali, tutti attenti a non ostacolarne l'irresistibile avanzata fino al momento di calciare. Vugrinec tira, Peruzzi respinge, Vasari raccoglie e segna, lo stadio è felice. Per il secondo gol e la matematica salvezza è questione di minuti. Segna ancora Vasari, su tiro di Vugrinec respinto. La folla ora canta "Lazio, Lazio".

Fonte: Corriere della Sera