Domenica 16 ottobre 1949 - Roma, Stadio Nazionale - Lazio-Roma 3-1

Da LazioWiki.

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16 ottobre 1949 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1949/50 - VI giornata

LAZIO: Sentimenti (IV), Antonazzi, Remondini, Furiassi, Alzani, Sentimenti (III), Puccinelli, Flamini, Penzo (I), Cecconi, Nyers (II). All. Sperone.

ROMA: Risorti, Maestrelli, Gambini, Ferri, Spartano, Venturi, Merlin, Zecca, Lucchesi, Arangelovich, Tontodonati. All. Bernardini.

Arbitro sig. Silvano di Torino.

Marcatori: pt 29' Penzo (I), 40' Spartano, st 5' Puccinelli, 38' Remondini (rig).

Note: tempo splendido, terreno elastico. Al 15' del st annullato un goal di Sentimenti (III) per fuori gioco. Calci d'angolo 8 a 2 a favore della Lazio. Presenti in tribuna gli on. Andreotti e Bertone, l'Ambasciatore dell'Argentina J. Ocampo e il presidente del CONI Giulio Onesti.

Spettatori: 30.000 circa.


Uscita di Risorti su Nyers
da Il Calcio Illustrato
Incursione in area di Penzo
da Il Calcio Illustrato
La prima rete di Penzo
da Il Calcio Illustrato
Nyers (II) punta la porta giallorossa
Cecconi e Maestrelli si contendono il pallone
Risorti respinge di pugno
da Il Messaggero
Il portiere giallorosso in difficoltà
da Momento Sera
Il momentaneo pareggio di Spartano
Il goal di Puccinelli
Puccinelli segna il secondo gol: su respinta della traversa, di testa batte Risorti con un tiro sulla destra del portiere
da Il Tempo
Gambini sbilancia Puccinelli al momento del tiro. Per questo intervento l'arbitro assegnerà il discusso rigore che chiude la partita
Furiassi, Flamini, Penzo, Sentimenti III, Alzani, Nyers e, dietro Remondini e il romanista Venturi
I giocatori della Roma Zecca e Lucchesi lasciano il campo dopo la sconfitta. Con loro Bernardini.
da Il Messaggero
Biancocelesti stanchi ma felici
da Il Calcio Illustrato
Il biglietto della gara

A fine partita i giallorossi erano inferociti contro l'arbitro Silvano, reo, secondo loro, di aver assegnato un rigore alla Lazio che non c'era. E' dura mandare giù una sconfitta nel derby, però ciò non li autorizza a stravolgere la realtà dei fatti.

Innanzi tutto il rigore non era netto, ma poteva starci perché Gambini è entrato rudemente su Puccinelli con l'anca e non con la spalla; in secondo luogo la Lazio ha dominato la partita sotto tutti i punti di vista e il risultato è quindi lo specchio esatto delle vicende di gioco.

La Lazio ha avuto le idee più limpide e il gioco più intelligente. L'attacco giallorosso ha sempre giostrato ai limiti dell'area biancoceleste e ogni volta che ha tentato di entrarvi dentro, ha trovato prontissimi i difensori a spegnere ogni tentativo di offendere. Anche il goal romanista è venuto più che da un'azione manovrata, per un tiro improvvisato di un mediano e non bastano le innocenti intenzioni di Lucchesi e Zecca per invocare, come scusante per la sconfitta, il rigore accordato alla Lazio.

Nel primo tempo, fino a che hanno retto Spartano e Venturi, la Roma ha provato ad opporsi ai rapidi contrattacchi biancocelesti, ma una volta calati tutti e due per la stanchezza, il centrocampo e la difesa sono stati sottoposti alle azioni veloci e lineari dei padroni di casa. Anche l'attacco degli ospiti è apparso lento e macchinoso: Arangelovich ha ricordato la statica e monumentale solennità della statua di Garibaldi al Gianicolo, Venturi ha corso tanto e a vuoto, Lucchesi ha giocato a sprazzi e Tontodonati è sempre rimasto avulso dal gioco.

Bravissimo invece l'elegante Maestrelli che ha predicato, non ascoltato dai compagni, la tattica più opportuna per opporsi alla manovra laziale. Il portiere Risorti non era nelle migliori condizioni fisiche ed è stato un rischio schierarlo in campo; l'eccitatissimo Ferri, un ex avvelenato, ha voluto strafare e non ha reso come ci si aspettava.

Nella Lazio non del tutto positiva la prova di Sentimenti (IV) che ha sbagliato qualche uscita, ma è incolpevole sul goal. Veramente bravi Antonazzi e Furiassi, mentre Remondini è stata la solita diga davanti a Sentimenti (IV). Sentimenti (III) ha messo in campo tutta la sua esperienza e con i suoi rilanci è riuscito sempre ad innescare azioni pericolose verso la porta romanista. I centrocampisti laziali Alzani, Flamini e Cecconi hanno saputo leggere perfettamente le vicende della partita e hanno dettato schemi e tempi. Gli attaccanti Puccinelli, Penzo (I) e Nyers (II) sono state lame costantemente puntate nei fianchi del reparto difensivo avversario.

Al 4' una serrata conversazione tra Penzo (I) e Nyers (II) mette Cecconi in condizione di tirare di destro, ma questo non è il piede buono del giocatore e ne viene fuori un passaggio millimetrico per Nyers che tira troppo debolmente. Al 7 e al 14' Flamini convoca Penzo all'appuntamento del tiro, ma il potente attaccante tira ambedue le volte alto. Tra i due episodi c'era stata una pregevole girata di Flamini che Risorti spediva in corner. Al 29' Penzo, però, non ha sbagliato quando Sentimenti (III), dalla tre quarti, ha traversato in area e lui è saltato con precisa scelta di tempo sovrastando Ferri e schiacciando la palla a terra di testa e spedendola in rete.

La partita si accende e la Roma si porta all'attacco. E', la sua, una supremazia più di facciata che reale perché i difensori biancocelesti non faticano più di tanto a contenere le folate giallorosse. Il goal del pareggio, infatti, non è scaturito da un'azione ragionata, ma da un tiro da 25 metri del difensore Spartano che non sapeva a chi dare la sfera e ha sorpreso a filo d'erba Sentimenti (IV) che non ha visto partire il bolide.

Nella ripresa si attendeva il calo della Lazio che aveva speso tanto nella prima parte ed invece i biancocelesti rientravano in campo carichi e propositivi. Infatti al 5' Ferri tenta di appoggiare di testa al proprio portiere, ma colpisce male e il pallone si infrange sulla traversa; Puccinelli si avventa sul rimbalzo e, anche lui di testa, non lascia scampo a Risorti.

La Roma si smarrisce e si demoralizza. Un grande numero di occasioni non vengono sfruttate dai laziali: Nyers, Penzo e Flamini sbagliano l'impossibile e Sentimenti (III) segna ma il goal viene annullato per un millimetrico fuori gioco. Poi pian piano la Roma sembra riprendersi e mette in soggezione i biancocelesti che però resistono anche se con qualche affanno di troppo.

Ma al 38' Puccinelli fugge sulla destra e mentre sta per tirare viene caricato di fianco da Gambini. Il tiro parte sbilenco e il sig. Silvano fischia la massima punizione che Remondini trasforma con un tiro fortissimo nell'angolo basso. A questo punto la Lazio gioca in scioltezza e concede alla Roma solo un tiro di Tontodonati che Sentimenti (III) para in bello stile.

Al fischio finale i giocatori laziali fanno festa insieme al pubblico, mentre i sostenitori giallorossi sfogano la loro delusione lanciando in campo le loro bandiere.


La Gazzetta dello Sport titola: “Gol brutti, ma sinceri – Lazio Roma 3-1”.

Roma - I gol da vedere sono stati quattro, ma un concorso di bellezza del pallone in rete sfilerebbero sulla passerella con gli occhi bassi, in timidi sorrisi di scusa. Giudici anche mediocremente severi troverebbero da ridire sulle gambe storte del primo gol di Penzo e sugli occhi strabici del pareggio di Spartano (disastrosa difesa e tuffo tardivo di Sentimenti IV), sulla sbilenca andatura del gol di Puccinelli, esemplare per esecuzione, ma corretto in partenza da una stecca di Ferri che chiama l'autogol. Verrebbe voglia di dire che il gol più nitido e convincente è stato quello su rigore di Remondini, realizzato con una pistolettata sull'angolo destro basso che lasciava stecchito il povero Risorti. Ma la genealogia di questo rigore è persa a moltissimi fasulla, non convincendo l'intransigenza di Silvano nel punire con tale asprezza una carica di fianco di Gambini a Puccinelli.

E perciò si può dire che questa partita, veloce e disputatissima, è mancata una impercettibile rifinitura per renderla relativamente perfetta. Un'opera lirica senza una romanza da strappare dalle sedie, un sonetto ben registrato e ritmato, ma con un imprecisabile verso zoppo alla fine che rompe la cadenza e lascia perplessi al commento.

I biancazzurri hanno giocato meglio e soprattutto hanno giocato di più. Tuttavia, sono stati abilissimi nel mandare a monte le azioni più magistrali e meritevoli di un gol premio, facendosi luce invece nella segnatura, quando l'intrico di una situazione apparentemente senza sbocchi faceva dormicchiare sugli spalti e giocherellare le matite dei cronisti. I giallorossi, dal loro canto, si sono raccomandati ad un mediano per uscire da una snervante siccità di tiro a rete e non hanno poi saputo crearsi altrettante azioni favorevoli da sfruttare in un qualunque modo. Queste segnature hanno quindi scandito solo con apparente sarcasmo le infuocate vicende della “stracapitolina”, ma in realtà si sono giudiziosamente distribuiti e secondo i meriti e i demeriti delle rispettive squadre.

Brutti ma sinceri, questi gol, nella sanzione di un risultato e di una superiorità. Ora i romanisti dicono: innegabile che la maggior mole di gioco l'abbiano svolta laziali, ma c'è stato un momento della partita che, senza una fischiatina perlomeno frettolosa di Silvano, si poteva anche sperare nel pareggio. Il rigore, appunto, che l'arbitro, forse un po’ pressato dalla psicosi della partita difficile, si è fatto scappare di bocca con incauta intempestività. Ora anche a noi è sembrato che Gambini non avesse martirizzato il lanciatissimo Puccinelli, al punto di provocarne il drammatico arresto del gioco. Ma d'altronde quanti minuti mancavano alla fine, quante concrete possibilità aveva la Roma di riabilitarsi nel risultato? E sarebbe poi giusto che un molto ipotetico due a due avesse crocifisso di botto tutto il grande sforzo della Lazio, più limpida di idee e più intelligente nei temi di gioco?

Suprema ingenuità porre dei problemi ai tifosi e secondo i canoni della giustizia, ma onestamente i romanisti converranno che non è stato rigore presunto falsario a sviare la partita, ma che la sconfitta dei beniamini va spiegata altrimenti e con minore semplicismo: in quel dannato attacco, per esempio, che ha gironzolato assai, ma sempre o quasi sempre alla pacifica periferia dell'area biancazzurra. Di là c'era invece un attacco che, a gran carriera, si creava le sue occasioni, le buttava all'aria, senza avvilirsi ricominciava a crearsele. Un attacco splendidamente a suo agio nei contropiede, che ebbe l'abilità di individuare a tempo le manchevolezze della difesa romanista.

Dal diverso rendimento delle prime linee, la inevitabile reazione delle opposte difese. Quando Sentimenti III ha cominciato a tirare i sospiri di una inevitabile “cottura”, dopo un primo tempo robustissimo, lo si è notato poco perché tutta la Lazio era protesa a rattoppare le falle e a creare diversioni con le sue rapide manovre in prima linea. È bastato invece che Spartano e Venturi, spettacolosi per un'ora intera con il loro gioco incalante e di un'esemplare praticità, accusassero un poco la fatica (e forse anche l'esasperazione per dei compagni di avanguardia così improduttivi, dove, fra costoro, Arangelovich aveva la immobilità solenne e austera del monumento di Garibaldi al Gianicolo) perché tutti gli avanti giallorossi, presi dallo scoraggiamento, vagolassero indecisi, favorendo i rapidissimi rovesciamenti di contropiede.

Formidabili, con opposta fortuna, i due “terzi terzini”: Gambini, forse il migliore fra i romanisti, si è prodigato con autorità, dando a vedere cose pregevolissime specie nel primo tempo (molto utili e accorti certi suoi “scambi” sull'uomo, nei momenti di maggiore insidia laziale). Poi ha mancato, forse per eccesso di fiducia, un'entrata a forbice su Puccinelli, e da quell'unico peccatuccio è nato, inesorabile, il terzo gol. Remondini ha tenuto alta la fama della sua disperata e ringihiosa combattività, non mollando su ogni pallone, ipnotizzando letteralmente il pur risoluto Lucchesi, e dando poi la replica al più raffinato Zecca, quando la Roma tentò la cabala degli spostamenti. Veramente bravi, di qua e di là, Maestrelli e Antonazzi. Un gradino più sotto Furiassi.


Il Messaggero titola: “Con un gioco di squadra superiore, la Lazio si assicura la vittoria nel derby - Partita di ieri allo Stadio Nazionale vinta dai laziali per 3-1 - Più saldi in difesa e più vivaci all'attacco i biancazzurri hanno meritato il successo - Ancora una grande prova di Spartano e Venturi. - Penzo, Spartano, Puccinelli e Remondini (rigore) hanno segnato le reti”.

La vittoria riportata ieri dalla Lazio, nel quarantunesimo incontro con la Roma, non può lasciar dubbi sulla sua legittimità. E’ stata una vittoria conquistata con la volontà e l'intelligenza da una squadra decisa a non perdere una buona occasione per affermarsi. Contrariamente a quanto avvenne domenica scorsa, i bianco-azzurri hanno saputo tenere il campo con autorità e sicurezza per tutti i 90 minuti, senza un attimo di scoramento o di incertezza. Contro i bianco-rossi patavini, nella ripresa, ci fu un periodo di pauroso sbandamento che i presenti attribuirono a mancanza di fiato e ad insufficiente preparazione atletica. Ieri, invece, tutti gli undici hanno dato prova di resistenza giungendo al fischio finale in piena freschezza.

In queste condizioni, la squadra ha potuto svolgere una tattica di gioco faticosissima, quale è quella di non lasciar mai solo il compagno impegnato con la palla od dalle prese con l'avversario. In tutte le azioni, abbiamo sempre visto almeno due bianco-azzurri vicini l'uno all'altro, il secondo pronto a raccogliere la palla perduta dal compagno o ad affrontare l'avversario che se ne fosse impossessato. La Roma si è pure battuta bene ed è proprio stato il suo comportamento contro un’avversaria in maggior vena che ha contribuito a rendere la partita veloce e quindi interessante. La sua sconfitta è da attribuirsi ad alcune manchevolezze di singoli, a periodi di incertezze, alle condizioni precarie del portiere e ad assenze alle quali non era facile dare le desiderate sostituzioni. Dove maggiormente i giallorossi si sono dimostrati deboli è stato nel reparto difensivo, che non è riuscito ad impegnare gli attaccanti avversari, i quali sono riusciti a passare tre volte con azioni impostate in maniera da non far prevedere la realizzazione.

Non vogliamo qui entrare nel merito dell'impostazione del gioco da parte dei giallorossi e nemmeno accennare al come è stata formata la squadra. Sono note le disgraziate vicende toccate a troppi titolari e le continue preoccupazioni con le quali Bernardini ha avuto a che fare. Dobbiamo però dire che, se ieri avessero potuto giocare Tre Re e Bacci, qualche cosa di meglio si sarebbe certamente visto.

Nel primo tempo la pressione laziale non ha mai dato la sensazione di essere dominio, perché sempre contenuta con una certa sicurezza. Nella ripresa invece la pressione si è fatta più sensibile e c'è stato da temere il completo sbandamento. Se la squadra si è mantenuta in piedi, lo si deve al gioco sicuro dei due mediani Spartano e Venturi, rimasti sempre ai loro posti come due pilastri messi a sostegno dell'intera compagine. Il lavoro di questi due giovani è servito a mascherare manchevolezze ed a dare l'impressione agli avversari che non avevano a che fare con dei rassegnati, ma bensì con un'unità decisa a battersi sino all'ultimo.

Volendo parlare dei singoli, dobbiamo subito elogiare in blocco la difesa laziale. Sentimenti IV ha confermato le sue magnifiche doti con alcune parate di ottima fattura. La rete segnata da Spartano non può essergli addebitata perché, coperto come si è trovato, non ha potuto vedere la partenza della palla. Furiassi ed Antonazzi sono stati inesorabili nel troncare ogni velleità delle loro ali e Remondini non ha lasciato toccare un pallone alto al giovanissimo Lucchesi. Sentimenti III ed Alzani, pur non avendo vinto il confronto con i mediani romanisti, hanno saputo far sentire la loro presenza con un lavoro continuo, anche se non sempre preciso.

All'attacco abbiamo, anche ieri, rilevato le solite manchevolezze nel tiro ed una certa discontinuità da parte di qualcuno. Così Nyers si è imposto a periodi. Cecconi non è sembrato centrato e Puccinelli, pur giuocando bene, non è ancora arrivato al suo miglior grado di forma. Flamini è stato il cervello della linea al servizio della quale ha saputo mettere la sua esperienza più che la sua energia. Penzo merita una considerazione a parte. Ieri si è mantenuto molto nell'ombra, evitando le sue caratteristiche ed inutili scorribande. Non ha voluto strafare e con quel poco che ha fatto è riuscito utile alla linea.

In casa dei giallorossi la difesa ha fatto acqua da più parti. Risorti ha avuto forse troppa fretta a dichiararsi guarito e l'imbarazzo dimostrato in occasione della prima rete subita può essere dipeso dalla sua spalla ancora bisognevole di cure. Anche il secondo gol sarebbe forse stato evitato da un Risorti nella pienezza dei suoi mezzi. Tra i terzini abbiamo visto fare cose magnifiche da Maestrelli; ma l'ex barese è stato più guardingo del solito, facendo benissimo l'indispensabile, senza curarsi di dare manforte ai compagni che erano in situazioni critiche. Ferri è stato anche lui freddo e meno redditizio del solito. Al centro, Gambini è stato ammirato per la sua elasticità, per lo scatto ed il coraggio, ma è ancora acerbo per un ruolo di tanta importanza ed ha bisogno di acquistare in esperienza. E’ un ragazzo che potrà essere pronto a breve tempo se riuscirà a smaliziarsi giocando laterale. Dei due mediani abbiamo detto. Questi due elementi costituiscono perni preziosi che permetteranno alla squadra di far molta strada quando l'infermeria giallorossa si vuoterà.

In prima linea non abbiamo visto idee chiare. Tontodonati ha avuto alti e bassi. Arangelovich ha fatto vedere di saperci fare con passaggi ben dosati e con finte riuscitissime, ma non sempre si è impegnato con quella grinta che gli abbiamo visto in allenamento durante la settimana. Lucchesi ha fatto un po’ il paio con Gambini: belle doti ma molta inesperienza. Zecca è andato meglio al centro che alla mezzala e Merlin, dopo un brillante inizio, è stato per lunghi periodi in ombra.

La partita si è svolta nel modo più corretto e l'arbitro non ha troppo faticato. L'arbitraggio non ha influito sul risultato, ma non possiamo definirlo perfetto. Potremmo discutere il rigore concesso ed alcune interpretazioni del fuori-giuoco.

La cronaca non può essere lunga perché non vi sono stati episodi particolari, se si eccettuano le azioni che hanno portato alla segnatura delle quattro reti. Sin dalle prime battute, la Lazio partiva all'attacco mettendo subito a dura prova i difensori romanisti. Al 4’ Spartano liberava una prima minaccia, alla quale facevano seguito altre che però finivano nel nulla per la imprecisione dei tiri. Dal 4’ al 30’, i bianco-azzurri hanno premuto inutilmente senza mai dare l'impressione di poter segnare. Anche Remondini, tirando una punizione dal limite dell'area di rigore, non faceva altro che colpire la schiena di un giallo-rosso.

La prima rete veniva al 31’ con un colpo debole di Penzo su passaggio di Flamini. Risolti riusciva a toccare la palla, ma gli mancava l'energia per bloccarla. Questa rete non mutava la fisionomia del gioco, che si manteneva nella metà campo giallorossa. Al 39’ però Spartano riusciva a pareggiare con un tiro da lontano con il quale Sentimenti IV veniva battuto perché coperto da Lucchesi, il quale, abilmente, alzava la gamba nell'attimo voluto per lasciare passare la palla. Il primo tempo terminava con un tiro di Puccinelli ben parato da Risorti.

La ripresa vedeva una Roma iniziare con maggiore energia, ma si trattava di un fuoco di paglia e già al sesto minuto Puccinelli otteneva la seconda rete dividendo il merito con Maestrelli. Di qui cominciava un periodo di crisi giallo-rossa che metteva la squadra alla mercè degli azzurri. Per oltre un quarto d'ora, tutte le palle erano degli ospitanti e tutti i duelli finivano in favore degli stessi. Seguiva poi un risveglio che permetteva ai giallo-rossi di ottenere tre calci d'angolo e di effettuare alcuni tiri contro Sentimenti IV; ma poi era nuovamente la Lazio a riprendere in mano le redini ed a puntare su Risorti. Al 36’ Puccinelli, spostato al centro, correva con la palla ai piedi verso la rete romanista, inseguito da Gambini. Questi, in area di rigore, tentava la marcatura e si buscava la massima punizione che Remondini tramutava in terza rete.

Negli ultimi minuti, mentre iniziava lo sfollamento dello Stadio, si avevano ancora bei tiri di Puccinelli e di Nyers, ben parati da Risorti.


Il Tempo titola: “La Lazio con progressiva superiorità domina la Roma, traballante in difesa (3-1) - I bianco-azzurri hanno vinto meritatamente il derby cittadino - Come il buongiorno si vede dal mattino, così la buona disposizione dei laziali alla manovra è venuta fuori dal calcio d'avvio; e la difesa dei giallorossi ha fatto subito acqua”.

Raramente un punteggio di partita rispecchia con tanta fedeltà la differenza di gioco tra due squadre come questo 3 a 1, risultato che è “simpatico” alla Roma (quattro volte vincitrice della “stracittadina” con tale punteggio), è stato… copiato dalla Lazio. Per questo - soltanto per questo - non metteremo sotto processo l'arbitro Silvano per avere, a nostro giudizio, inventato il rigore con cui la Lazio ha potuto dare alla sua ormai incontrastata superiorità di pressione il punteggio adeguato.

Come il buongiorno si vede dal mattino, così il buon gioco di una squadra - specialmente in queste partite “emotive” - si vede dai primi minuti. La buona disposizione della Lazio alla celere manovra è venuta fuori sin dal calcio d'avvio., dando subito ragione alle nostre previsioni di ieri, secondo cui c'era da aspettarsi un inizio aggressivo degli azzurri, che nel pareggio avrebbero ravvisato un danno alla loro posizione di padroni di casa, mentre per la Roma la divisione dei punti avrebbe rappresentato un prezioso punto, da arrotondare giovedì prossimo a spese dell'Inter.

Dunque, l'atteso inizio a pieni pedali della Lazio non è mancato all'appuntamento delle previsioni. Quella che è mancata è stata la tenuta difensiva della Roma; incerta in Risorti (troppo presto tornato a guardia della rete dopo l'infortunio patito contro il Padova), paurosamente scricchiolante in Ferri, apparso subito in così cattiva forma da non riuscire a rimandare la palla più in là di 20 m e da collezionare, da solo, due terzi dei 15 falli fischiati nel primo tempo da Silvano contro la Roma per scorrettezze.

Dall'altro lato, Maestrelli si faceva ammirare per fulminei “anticipi”, abilità nel corpo a corpo e quella facilità di palleggio che distingue il giocatore di classe, ma anche lui, quanto a potenza, difettava: di qui raddoppiato lavoro per i mediani laterali, sottoposti a una usura che a lungo andare avrebbe finito per logorarli (come, in realtà, avvenne alla distanza). Tutto sommato, il più a posto dei tre terzini appariva il giovanissimo Gambini, ancora mancante di rifiniture, ma così ricco di slancio da esorbitare dal suo compito di controllore per recare aiuto a quello dei suoi due compagni che si trovasse momentaneamente in difficoltà. Così facendo, talvolta perdeva di vista il suo diretto avversario. Penzo, per cui era costretto a tirar fuori la lingua per riacchiapparlo, non sempre riuscendoci.

Ma il primo gol della Lazio, dovuto a Penzo, non è imputabile al giovane terzino centrale, poiché se è vero che il centravanti azzurro poté raccogliere di testa il centro da sinistra di Flamini, in quanto Gambini in quel momento non lo marcava, non è ben vero che si tratta di un tiro parabile (e, infatti, Risorti in un primo tempo lo aveva parato: come abbia fatto a lasciarsi poi sfuggire la palla, facendola rotolare dolcemente in rete, è un fatto che soltanto lui potrebbe interamente spiegarci).

Comunque, quando la Lazio andò in vantaggio con questo tiro da “guerra fredda”, il gol era ben maturo. Era sembrato addirittura nel sacco quando, al terzo minuto, si era vista la palla, centrata da Puccinelli, spiovere dinanzi a Cecconi incustodita: senonché la sfera di cuoio era capitata sul destro, il piede matto del calciatore unipede, e allora si era assistito, non al tiro folgorante, che sarebbe stato quasi certamente senza scampo per Risorti, ma a una rovesciata verso un imprecisato compagno, mossa generatrice di un pasticcetto concluso da Nyers con un tiro svelenito in bocca a Risorti.

Era maturo il gol della Lazio, prima della mezz'ora, se anche Penzo, pochi minuti dopo, era riuscito a sfiorare la traversa con una palla irosa e se qualche minuto più avanti Flamini aveva tirato un'autentica cannonata al volo, girando fulmineamente un'imbeccata di Sentimenti III.

Mentre l'attacco della Lazio manovrava a suo piacimento, peccando soltanto nelle fasi conclusive, l'attacco della Roma era pressoché inesistente. Paurosamente vuoto a sinistra, dove Arangelovich aveva moltiplicato per quattro la lentezza denunziata nelle partite di allenamento e la domenica precedente contro il Bologna, e Tontodonati era nettamente soverchiato dall’anticipante Antonazzi; senza personalità al centro (dove il giovane Lucchesi conosce che cosa sia lo scatto - messo a profitto ripetutamente nella ripresa, come ala destra - ma non il serrato palleggio che asseconda lo scatto e propizia la via libera per il tiro conclusivo); impacciato a destra, dove Zecca (con la benda che gli fasciava la fronte, presto arrossata) era impedito nel gioco di testa e si muoveva male anche coi piedi, e Merlin non riusciva quasi mai a superare lo sbarramento del calmo e assiduo Furiassi.

Via via che i minuti passavano aumentava la lentezza di Arangelovich. Lo jugoslavo appariva talmente “fermo” da dare la sensazione che qualche grosso guaio gli paralizzasse le gambe. Tuttavia, i suoi riflessi cerebrali restavano lucidi. Le rare volte in cui la palla (di solito una palla perduta) gli capitava fra i piedi, si tramutava in un accorto passaggio, sfruttabile da compagni veloci e già in corsa. Ebbene, la Roma ha commesso l'errore di non approfittare dell'accentuato difetto del suo mezzo sinistro.

La nostra osservazione può sembrare paradossale, ma, in realtà, è giustificata da quel poco di buono che Arangelovich ha fatto, a partita ormai liquidata, verso la fine della partita. Visto che lo jugoslavo non era in grado di scattare, era a lui che bisognava far capo a metà campo per cercare le opportune “aperture”, tanto più che i lanci dei laterali risentivano di una fretta che era eccessiva quanto la lentezza di Arangelovich a muoversi. Invece, ignorato dal gioco, lo jugoslavo è stato costantemente ignorato anche dai compagni, quando, invece, per quello che abbiamo detto più sopra, era consigliabile cercarlo per affidargli la palla per il successivo “lancio”.

Ma, a parte la prova negativa di questo Arangelovich, sul quale erano concentrate le speranze dei sostenitori della Roma, la sconfitta dei giallorossi è colpa dell'intera squadra, apparsa squinternata e, peggio, priva di quel fuoco sacro che in passato sapeva sprigionare nell'aria giornate buie della “stracittadina”. La mancanza di elementi di grinta quali Andreoli e soprattutto Valle (giocatore che si batte sino all'ultima stilla di energia, nella buona come nella mala ventura) ha certamente influito ad accentuare il cedimento della squadra.

Già era stata una fortuna per la Roma aver chiuso in pareggio il primo tempo. Il punteggio era stato di 1-1, ma le cifre sussidiarie dimostravano quanto fosse bugiardo (infatti, le azioni di biancazzurri erano state 9 contro 4, le parate 2 di Sentimenti contro 4 di Risorti, 6 i tiri fuori bersaglio dei laziali e quattro quelli dei giallorossi, e infine si erano avuti due soli calci d'angolo, a favore della Lazio).

La ripresa ristabilì ben presto la verità, rimandando subito in vantaggio la squadra che aveva meritato di non perderlo. Il gol non fu irresistibile; sembrò anzi quasi un autogol (poiché nacque dalla respinta della traversa, colpita non da un attaccante laziale, ma dal giallorosso Ferri), eppure sanciva una superiorità nel primo tempo neutralizzata dal gol di Spartano (somigliante a quello segnato sette giorni prima al Bologna, con la diminuente di colpa, per Sentimenti IV, che si trattava di tiro visto all'ultimo istante, dopo il fortunato filtramento fra almeno tre giocatori, tra compagni e avversari).

Spenta ben presto la non troppo accesa reazione della Roma, la Lazio aumentò il vantaggio col più bel gol della giornata: con un folgorante tiro dal basso in alto, segnato da Sentimenti III e annullato dall'arbitro per un fuorigioco, a noi parso assolutamente inesistente.

Ma il pubblico ebbe la percezione che anche senza quel gol (ripetiamo, il solo bello della partita), la Lazio avrebbe sicuramente conservato la vittoria. Gli stessi tifosi biancazzurri non si morsero le mani quando solo tre minuti dopo il punto annullato, Penzo, che era riuscito a lasciarsi alle spalle Gambini e a puntare indisturbato su Risorti, sprecò, con uno stordito tiro fuori bersaglio, l'occasione per liquidare definitivamente la partita. Né valse alla Roma rimaneggiare la formazione della prima linea col mandare Zecca a centravanti e spostare Lucchesi all'ala destra, con Merlin interno. Alle spalle dell'attacco giallorosso, i due laterali (e specialmente Spartano) si erano “fermati”, aumentando il lavoro e il disagio di Maestrelli.

Fu così che Nyers, velocissimo, poté presentarsi dinanzi a Risorti e scaricargli addosso una pistolettata di destro, deviata abilmente in tuffo laterale, e Puccinelli, sfuggito per l'ennesima volta a Ferri, raccogliere la respinta del portiere e sferrare un forte traversone, non finito in rete unicamente perché sul tragitto incontrò una mano di Risorti (quinto calcio d'angolo del 7-1 a vantaggio della Lazio).

Si giunse poi all'episodio del rigore. Puccinelli, occasionalmente passato a centravanti, aveva avuto via libera da Gambini, e avanzava non avendo nessuno avversario tra sé e il portiere. Senonché Gambini, rinvenendo fulmineamente, al momento del tiro caricava di fianco l'ala, determinandone un brusco spostamento, ritenuto falloso dall'arbitro: donde il rigore, realizzato, con poderoso tiro angolatissimo, dallo specialista Remondini. Volete la nostra interpretazione dell'episodio? Silvano ha voluto restituire, sotto forma di rigore il gol - ripetiamo, secondo noi, regolare – tolto a Sentimenti III.

Per finire, resta da parlare dei vincitori: a pensarci bene, non riusciamo a togliere nessuno dal mucchio. Non i singoli hanno vinto la partita, bensì la squadra, apparsa un meccanismo funzionante, spesso a perfezione.

Nella cronaca: “La storia dei quattro goals e delle molte occasioni perdute – Trentamila persone allo Stadio - Penzo, Spartano, Puccinelli e Remondini autori delle reti - I 67 fischi dell'arbitro Silvano”.

Trentamila spettatori sono presenti già a mezz'ora dall'inizio della partita nell'angusto stadio romano; il 41° derby stracittadino ha una degna cornice: bandiere e cartelloni giallorossi e biancazzurri sventolano sugli spalti. Il vocio della folla si interrompe alle 14,55, quando l'altoparlante dà le formazioni. Applausi a Silvano, incaricato di dirigere la difficile partita; esplosioni di gioia per l'annunciato rientro in squadra di “capitan Risorti”.

Poi fanno ingresso in campo le due squadre, accolte da interminabili ovazioni. La Lazio perde il campo e gioca contro sole. Nei primi minuti, niente di notevole da segnalare; le due compagini sembrano studiarsi; si fa notare soltanto Silvano che in due minuti fischia ben quattro falli. Sull'ultimo di questi, Spartano rinvia di testa un forte ritiro di Nyers. Al 3’ e di nuovo la Lazio all'attacco. Un'azione Puccinelli-Cecconi-Nyers è fermata dall'arbitro per fuorigioco dell'ala sinistra. Al 6’ un bel centro di Lucchesi, spostato all'ala destra, non trova alcun compagno pronto a raccogliere. Al settimo Penzo, ben lanciato da Flamini, sbaglia tirando alto. All'8’ il primo tiro pericoloso della partita; ne è autore Flamini, che, al volo, costringe Risorti ad una prodezza per deviare in angolo.

La superiorità della Lazio comincia a manifestarsi; una punizione dal limite, per farlo di Gambini su Puccinelli, è tirata da Remondini contro la barriera. All'11’ la Roma è di nuovo in angolo e due minuti dopo Remondini sbaglia un'altra punizione dal limite. Al 14’ Penzo perde una facile occasione mandando alle stelle una perfetta centrata di Flamini.

I tifosi biancazzurri sono entusiasmati; qualcuno, però, pensa che, se gli attaccanti continueranno a sbagliare con il ritmo di questi primi minuti, difficilmente la Lazio potrà concretare la propria superiorità. Al 16’ Zecca ha il viso tutto insanguinato: in seguito a un duro colpo di testa la sua ferita si è riaperta sotto l’ampio cerotto che faceva spicco sulla fronte. Al 18’ è Sentimenti III ad “alzare” una punizione battuta da Alzani. Tre minuti dopo l'ottimo mediano razziale bissa l'errore. Al 22’ una nuova punizione dal limite è tirata fuori da Remondini.

Il gol della Lazio comincia a maturare: verrà la mezz'ora dopo che Risorti è stato costretto ad intervenire su tre non difficili tiri degli avversari. Al 30’, dunque, la Lazio passa in vantaggio: un centro lungo di Sentimenti III (che aveva ricevuto palla da Cecconi) è raccolto di testa da Penzo. Il debole colpo sembra non avere alcuna conseguenza, tanto più che Risorti si trova sulla traiettoria, ma il portiere romanista, forse ingannato dal rimbalzo, riesce a toccare la palla con la mano destra, ma non ad evitare che ricada dolcemente in rete. Risorti si strappa i capelli; sa bene di aver aiutato Penzo a segnare.

La Lazio, sostenuta a gran voce dai propri tifosi, continua a macinare azioni su azioni; al 31’ per poco non raddoppia il vantaggio. La Roma deve ringraziare Flamini che, solo davanti ai Risorti, si mangia un gol fatto. Subito dopo i giallorossi passano al contrattacco. Per 5 minuti il gioco ristagna a metà campo e improvvisamente la Roma raggiunge il pareggio. Siamo al 40’. Spartano si trova con la palla al piede dopo un'azione caotica dei propri attaccanti; avanza e dal suo destro parte un debolissimo tiro che, in un groviglio di gambe, le quali sembrano tutte capaci di respingerlo, trova la via buona per infilarsi in rete, sorprendendo il coperto Sentimenti IV.

Tutto da rifare, dicono i laziali, che avevano già assaporato la gioia della vittoria: e cominciano, sugli spalti, ad essere accusati i primi dubbi e si sentono qua e là recriminazioni sulle numerose occasioni perdute. Il primo tempo comunque finisce con la Lazio all'attacco, con il terzo angolo della giornata all'attivo.

Commenti di metà partita. Il risultato non rispecchia l'andamento del gioco in campo, poiché la Lazio meritava di essere almeno con un punto di vantaggio; ma chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Se ci permettete una similitudine, diremo che la Lazio è sembrata una sega adoperata su una tavola di legno dolce, dolce, ma cosparsa di chiodi; a metà campo è andata via liscia senza intoppi, ma appena in area il primo chiodo l'ha fatta stridere e non l'ha fatta andare avanti.

All'inizio della ripresa sono sempre i biancazzurri a menar la danza della metà campo avversaria. Nei primi due minuti la Roma è costretta due volte in angolo e al 5’ la Lazio passa di nuovo in vantaggio. L'azione del gol è ancora meno irresistibile delle prime due. Ferri, nella foga di liberare, manda di testa la palla all'incrocio dei pali della sua porta. Risorti, sorpreso, non può fare di meglio che respingere con la mano sinistra aperta, aiutato nel salvataggio dalla traversa. Puccinelli raccoglie di testa a mezza altezza e segna la seconda rete per la sua squadra.

Il contrattacco della Roma dura pochi minuti e frutta soltanto un debole tiro di Zecca parato con facilità da Sentimenti IV. Poi la Lazio riprende le redini nella partita per non più abbandonarle fino alla fine. Saranno minuti angosciosi per la Roma, i cui difensori, tagliati fuori con facilità da tutte le azioni laziali, non saranno più in grado di contenere la netta superiorità dei biancazzurri. All'11’ e al 13’, la Roma è di nuovo in angolo; al 15’ la Lazio aumenta il vantaggio, ma il gol di Sentimenti III (dopo un felice scambio con Puccinelli) è inspiegabilmente annullato dall'arbitro. E pensare che era stata la più bella rete della giornata. A 17’ un'altra azione della Lazio, che aveva portato Cecconi a tu per tu con Risorti, è fermata da Silvano per un fuorigioco inesistente. Al 18’ la Roma è di nuovo in angolo e nell'azione susseguente Penzo sciupa un'occasione d'oro, tirando fuori un facile pallone.

Al 20’ la prima linea della Roma assume il seguente schieramento: Lucchesi, Merlin, Zecca, Arangelovich, Tontodonati. Un minuto dopo è il turno di Flamini (pressato da Ferri) a sbagliare da tre metri un magnifico lancio di Puccinelli. Al 21’ la Roma corre due seri pericoli, ma si incaricherà Nyers di sciupare le facili occasioni: la prima con un tiro che sorvola tutto lo specchio della porta, la seconda alzando di testa sopra la traversa un cross di Sentimenti III. Al 24’, Risorti con due applauditissime respinte consecutive su tiri di Nyers e di Puccinelli evita il terzo gol alla sua squadra. Al 25’ la Roma in azione di contropiede guadagna il suo secondo e ultimo angolo, e al 27’ un tiro di Merlin si perde sul fondo.

Il gioco si fa poi stagnante. I ventidue atleti sembrano sfiniti: comunque la Lazio sarà sempre pericolosa e al 38’ segnerà la terza rete. Puccinelli fugge solo in area romanista, ma è caricato da Gambini. Silvano - forse con troppa precipitazione - decreta la massima punizione, che Remondini si incarica di battere. Il suo tiro violento e angolato si insacca alla destra di Risorti. Negli ultimi minuti la Roma tenta le sue ultime carte, ma i tiri dei suoi attaccanti trovano in Sentimenti IV un ostacolo insormontabile.

La fine della partita è accolta dai tifosi laziali da interminabili ovazioni, che si fanno più intense quando i giocatori biancazzurri si schierano al centro del campo. Anche i giallorossi, quando fanno altrettanto, hanno la loro brava porzione di applausi. Ovazioni e applausi meritati: i ventidue atleti hanno dato vita ad uno dei più cavallereschi “derby” della capitale. Per terminare una curiosità: l'arbitro Silvano, che si è sempre preoccupato di tenere in pugno la partita, ha fischiato ben 67 volte tra falli e fuori gioco, 38 nel primo tempo e 29 nella ripresa. In media un fischio ogni 80 secondi circa.


► Il Paese del lunedì titola: “La Roma battuta dalla Lazio nel 37° “derby” romano di calcio – Secco 3-1 allo StadioPenzo, Puccinelli e Remondini hanno segnato per i vincitori, mentre Spartano ha salvato l'onore dei giallorossi – Trentacinquemila spettatori hanno assistito all'incontro”.

Quando l'altoparlante ha annunciato che in porta la Roma avrebbe allineato Risorti, un fremito di stupore ha serpeggiato sugli spalti dello stadio. Noi stessi che avevamo previsto delle sorprese, non contavamo proprio su questa, e anzi in cuor nostro non ce la auguravamo. Sembra che a Bernardini la decisione sia stata consigliata, all'ultimo momento, dall'emozione palesata dal giovanissimo Benedetti, candidato a sostituire l'ancora infortunato guardiano romanista. Sarebbe stato da chiamare Albani e lanciarlo nella arroventata mischia; ma le condizioni attuali di forma del popolare “Palletta” non sono delle migliori e Fulvio ha scelto Risorti. È probabile che nella decisione sia intervenuto anche il fattore sentimentale (anzianità di Risorti e suo attaccamento alla casacca giallorossa).

La partita, comunque, ha dato torto a Fulvio. Risorti ha palesato per tutti i novanta minuti incertezza e grande impaccio nei movimenti. Quando le squadre erano ancora sullo zero a zero, un centro alto di Flamini, girato di testa a rete da Penzo, è finito nel sacco per un errore inconcepibile del portiere giallorosso. Era passata mezz'ora dall'inizio, dovevano trascorrere altri dieci minuti perché il generoso Spartano, ripetendo la prodezza di domenica scorsa, rimettesse in equilibrio le sorti della gara, segnando da lontano, tra un groviglio di gambe. Il tempo si è chiuso così, ma la ripresa ha visto il crollo della Roma, e ancora l'insufficienza fisica del portiere è stata alla radice del disastro.

Altri due punti neri della squadra, Ferri e Arangelovich. Ferri è ancora a corto di forma, se non di allenamento, avendo cominciato a prepararsi un mese dopo i suoi compagni. Non si dimentichi che è anche nuovo al compito di terzino sistemista. Sta di fatto che ieri ha giocato male, anzi malissimo; nel primo tempo, affidandosi ad una sequenza interminabile di falli, spesso inutili e plateali, nel secondo cedendo su tutto il fronte alle puntate di Puccinelli e di Flamini. La sua giornataccia ha significato in parte il secondo gol laziale (un colpo di testa violento verso Risorti, corta respinta del portiere e della traversa, ripresa e cacciata nel sacco da Puccinelli), e in parte il disastro per Gambini e Venturi costretti a tamponare troppe falle.

Per Venturi, poi, i guai cominciano soltanto in difesa e si completavano all'attacco, dove Arangelovich è stato un'ombra di giocatore, denunciando una lentezza di muscoli e di riflessi (e anche mancanza di impegno) che noi stessi, freddi al suo ingaggio, non avremmo saputo prevedere. Nullo lo slavo, erano liberi per conseguenza sia il laterale avversario (Alzani) che la stessa mezz'ala, il magnifico Flamini. Quando la Lazio ha capito che doveva buttarsi sulla destra per aggirare lo schieramento giallorosso, era già in vantaggio di una rete, ma si è visto nell'ultima parte dell'incontro, quale mortificante superiorità vantasse il tandem di destra e quale libertà di movimenti potesse consentirsi.

La Roma avrebbe perduto, però, anche senza l'infelice prestazione dei giocatori menzionati (Risorti, Ferri, Arangelovich), perché la Lazio le è attualmente superiore come squadra. La Lazio, appena ritoccato il suo schieramento dell'anno scorso. E si può dire che non abbia fallito neppure uno dei pochi acquisti (Sentimenti III e Sentimenti IV, Furiassi, Cecconi) con cui ha cercato di turare le falle. I biancoazzurri ci fanno assistere così ad un gioco sempre piacevole, anche se sempre poco convincente nell'area di rigore avversaria.

Ma dicevamo della Roma, e vogliamo completare la panoramica dei valori in campo. Maestrelli ha sorretto l'estrema difesa con la sua limpida classe e la volontà spesso rabbiosa. Notiamo, tuttavia, nel Maestrelli terzino una pericolosa tendenza a giocare troppo sul pallone, che una volta sfuggitogli (e son cose che capitano nelle migliori famiglie), sarebbe facile preda dell'ala avversa. I sostegni, Spartano e Venturi., sono stati ancora sulla linea dei migliori: il napoletano nel primo tempo ha ripetuto la gara di domenica contro il Bologna e ha segnato di prepotenza, cercando orgogliosamente il gol personale. Nel secondo tempo è calato. Crediamo più per uno scoramento psicologico che per mancanza di fiato. Venturi bravissimo, d'accordo: ma non si può pretendere che un solo giocatore (per giunta, addetto a custodire Flamini) tenga in piedi tutta una squadra!

L'attacco è mancato in pieno. Nessuna azione piacevole, nessun uomo lanciato a contatto del portiere, nessuna attitudine allo scatto e allo smarcamento, ancora confusione di idee e di ruoli, prove e riprove, spostamenti nel corso della partita. Lucchesi dal centro all'ala, Merlin dall'ala al centro e poi ad interno, Zecca da mezzo al centro, Tontodonati e lo slavo come se non ci fossero... Contro una difesa granitica come quella laziale (che teme, a dire il vero, soltanto l'azione ravvicinata), un quintetto di tal fatta poteva nutrire scarse speranze e ne ha nutrite in fatto di scarsissime.

La Lazio in gran salute. Dall'altra parte, una Lazio in condizioni ottime di salute, sicura in difesa, poderosa nella mediana (quel Sentimenti III, finché gli reggono i polmoni, è un gran giocatore all'antica!), agilissima e finalmente penetrante all'attacco. Ci permettiamo di essere un tantino orgogliosi per la soluzione delle mezze ali, da noi caldeggiata con un certo entusiasmo: Flamini e Cecconi. Flamini è oggi uno degli atleti più ammirevoli del nostro campionato; ed ha dimostrato di ritrovarsi tanto a destra quanto a sinistra, in attacco come in copertura, sempre calmo, sempre classico, sempre corretto ed estroso, pronto a risolvere con un tocco o un tacchetto o una testatina le situazioni più ingarbugliate. Il suo compagno, Cecconi, va migliorando ogni domenica che possa per rendimento da interno sistemista, e si sforza di tornare indietro ogni volta che lo esiga l'andamento della gara, di marcare il mediano avversario (ma Spartano gli è sfuggito), di lanciare i compagni dell'attacco. Sfuocato sembra, però, il suo famoso sinistro a rete e la mira va piuttosto male.

Penzo ha segnato un gol ed ha sbrigato una decente mole di gioco. Basta la forza fisica di questo giocatore a giustificarne la presenza in campo, sempreché, ben inteso, Hofling non ritorni quello dell'anno scorso. Delle ali, mediocre Nyers (che ha sprecato un paio di occasioni preziose ed è apparso annullato da Maestrelli), scintillante Puccinelli, ritornato quello dei giorni migliori. Antonazzi vanta ormai un recupero perfetto e la sua bravura ha talmente innervosito Tontodonati da indurlo a ripetute scorrettezze. Discusso Furiassi, che personalmente noi ammiriamo per la grande serietà di gioco e di marcamento. Remondini si è trovato a proprio agio più su Zecca (centro di posizione) che sul guizzante Lucchesi, ma anche il vecchio leone vanta una singolare capacità di ripresa. Sentimenti IV, in gran forma, poteva forse abbrancare con più forza il pallone filtrato da Spartano nel corridoio di gambe, ma è stato visibilmente sorpreso dalla duplice finta dei suoi terzini ed ha visto la sfera quando ormai essa stava per valicare la linea fatale.

L'arbitraggio di Silvano di Torino è stato eccellente nella repressione del gioco duro, meno felice nella valutazione di qualche fuorigioco (come quello per cui è stata annullata, nella ripresa, una rete di Sentimenti III) e del rigore comminato alla Roma. Puccinelli era sfuggito a Gambini, dopo un liscio del giovane centro-sostegno, e si avviava a rete con un beffardo sorriso, quando il giovane centra sostegno, rinveniva, deciso e con una caracca di di spalla gli impediva il tiro. La carica era (o almeno così è parso) perfettamente regolare; e per di più Puccinelli aveva già stretto troppo verso destra, facendosi chiudere lo specchio della porta dall'uscente risorti. Silvano, invece, non ha esitato a concedere la massima punizione, che ha trasformato in rete con una cannonata nell'angolo destro basso della porta.

Tuttavia, a parte errori che, in definitiva non hanno capovolto il risultato di una partita già decisa in linea tecnica, ripetiamo che la repressione dei falli è stata tempestiva e avveduta. Si era cominciato, infatti, e si è proseguito per un pezzo con una serie di scorrettezze, consumate più per nervosismo che per cattiveria. Come sempre succede, i giocatori meno in forma si distinguevano in questo senso tanto poco lusinghiero.

Le fasi della gara. Il tema della gara è stato uniforme; una prevalenza della Lazio e una caotica difesa romanista, a tratti rotta da folate aggressive. Al 9’, Risorti salva in angolo una stangata al volo di Flamini, che aveva raccolto il lungo traversone di Sentimenti III. Bilancio degli angoli nettamente favorevole alla Lazio, che già al 10’ ne conta due. La risposta romanista si fa attendere, e dobbiamo arrivare al quarto d'ora per registrare una manovra Merlin-Zecca-Tontodonati, che l'abruzzese non sa sfruttare, preferendo rimettere la sfera al centro.

Al 30’, il gol che si è detto (Flamini, testa di Penzo, papera di Risorti), che sembra mettere al tappeto la Roma, tanto più che nella fase immediatamente successiva Flamini manda alle stelle da pochi passi. La squadra giallo-rossa saprà trovare il mordente per risalire la corrente? Saprà farlo un giovane, un laterale, saprà farlo Spartano, che al 40’, come s’è detto, dopo un netto fallo di mani di Remondini in piena area (non rilevato dall'arbitro), si impadronisce del cuoio, si porta sulla destra, poi ancora sulla destra, elude un avversario e saetta in rete rasoterra. Sentimenti, ingannato, perde la presa.

Nel secondo tempo, i generosi laterali giallorossi sconteranno il peso accollatosi per conto dei loro compagni e boccheggeranno, dando via libera alla Lazio. Infatti, dopo due angoli in favore, i biancazzurri impegnano (al 7’), la difesa avversaria e Ferri è costretto ad allungare di testa a Risorti. Il passaggio all'indietro è, però, troppo forte: il cuoio batte traversa e mani dell'incerto portiere, schizza in campo, incontra la testa di Puccinelli e finisce dentro. Al 17’, aggirato Ferri, Puccinelli e Sentimenti III imbastiscono una bellissima azione, conclusa a rete dall’ex-juventino; l'arbitro fischia prima del gol stesso, per decretare il fuori-gioco di un laziale (forse Nyers?).

Ma nemmeno questa doccia fredda smonta Lazio, che continua a premere, sia pure con un certo disordine ed una certa riprovevole tendenza a sprecare occasioni più che facili (al 19’ Penzo, al 21’ Flamini, al 22’ ancora Penzo). L'esiguo margine di vantaggio non aumenta e si aspetta che, con la solita logica calcistica, gli autori di tanto spreco stiano per essere puniti dalla sorte. Lo spera, evidentemente, anche Bernardini, che manda Zecca centroavanti, spedendo Lucchesi all'ala e inserendo ad interno destro Merlin (quest'ultima è grossa!). Inutile. Al 25’, Nyers, sfuggito a Maestrelli, spara verso Risorti, che con un gran volo e spinge, salvando successivamente anche il corto tiro di Puccinelli. La Roma preme per poco (28’), poi la Lazio ritorna alla carica e col rigore mette al sicuro la meritata vittoria. La folla acclama i vincitori ma non i giallorossi, che con simpatico spunto Bernardini ha fatto allineare al centro del campo. La sconfitta apre per la Roma la dura settimana dei tre incontri: nel primo, quello di giovedì con l'Inter pur essa battuta a Firenze, sta ai giovani di Bernardini di riscattare lo scacco. Tecnicamente, l'impresa è disperata, ma un miracolo nel regno della palla rotonda può sempre accadere. Domenica, poi, la gita a Palermo. La vita è dura.


Momento Sera titola: “Un giusto verdetto, espresso con inesattezza - Lazio-Roma tre a uno”.

A volte, il terreno di gioco è un giudice severo e giusto, ma inesatto; ed è appunto per via di questa inesattezza, che il verdetto da esso espresso, pur apparendo ai più inequivocabilmente logico, sconcerta per la errata motivazione della sentenza.

Vediamo di spiegarci. La Lazio ha vinto e la Roma ha perso, il risultato è scaturito da un alternarsi di azioni comandate in prevalenza dai biancazzurri, e il punteggio ha rispecchiato fedelmente l'andamento della partita in relazione ai valori tecnici individuali ed alle possibilità tattiche manifestate dai due complessi. Il verdetto del tre a uno, emesso dal terreno di gioco in favore della Lazio, va considerato quindi come il prodotto di una completa valutazione delle circostanze da parte di chi ha voluto sentenziare alla luce della più serena, obiettività. Le parti chiamate in causa sul campo hanno sostenuto con indiscutibile comune buona volontà, ma con ben diverso stile oratorio, i rispettivi argomenti; la Lazio si è valsa dell'esperienza dei suoi dotti maestri di giurisprudenza calcistica; la Roma ha tentato invece di affidarsi alla passione e alla viva esuberanza dei suoi giovanottelli, ora usciti dalla università del foot-ball.

La differenza di maturità espositiva ha fatto sì che la Lazio apparisse una squadra solida e positiva al confronto della Roma, dimostratasi una volta ancora una compagine di relativa consistenza. Giusto e sereno, pertanto, il responso del campo fotografato al millesimo di secondo, sul tre a uno, lo svolgimento complessivo della gara. L'unica stonatura, ripetiamo, è nell'errata motivazione del verdetto: vale a dire - in altri termini e sempre in margine all'analogia giuridica - nella triplice fortunosa circostanza cui si è ispirato il giudice della partita nel dedurre la colpa dell'insufficiente inquadratura romanista e nell’aggiudicare ai laziali la vittoria, proprio in virtù di quei tre gol che non costituiscono certo la base della buona causa da essi sostenuta.

La superiorità della Lazio è stata tale, di tanta continuità e di così grande ampiezza, da giustificare appieno lo scarto netto di due goals che al termine dei 90’ di gioco ha diviso le squadre; pure, gli avanti “biancoazzurri”, nonostante abbiano avuto in numerosissime occasioni la possibilità di tacitare senza attenuanti di sorta l'affannosa arringa difensiva dei “giallorossi”, non sono assolutamente usciti a sciorinare le loro qualità conclusive; e per tre volte: nelle tre azioni dei goals, hanno dovuto ricorrere all'altrui incapacità. Al 32’ del primo tempo, allorché Risorti, tuttora impedito nell'articolazione del braccio destro, ha accompagnato sventatamente in rete un docile pallone deviato verso la porta dalla testa di Penzo su centro di Flamini; al 5’ della ripresa quando Puccinelli, sempre di testa, ha collocato in fondo al sacco un pallone respinto dalla traversa in seguito ad un inconcepibile allungo di Ferri al suo portiere; e infine, a 8 minuti dal termine, proprio nell'istante in cui, il povero arbitro Silvano, colto da un pietoso eccesso di follia, ha ravvisato in un maschio intervento di Gambini su Puccinelli gli estremi per la concessione di un “rigore” trasformato da Remondini tra la generale stupefazione.

Su queste tre motivazioni è stata condannata la Roma; ecco perché il verdetto, pur giusto, pur sereno, pur colto nel segno, sconcerta. Perché si attendeva che la Lazio determinasse il medesimo risultato - se vogliamo, anche più vistoso - in circostanze diverse; profittando, cioè, non tanto degli errori degli avversari, quanto delle buone numerosissime occasioni da rete che i suoi giocatori sapevano creare così bene nel gioco d'assieme e così bene, per loro sventatezza, riuscivano a sciupare con deludenti interpretazioni personali.

Va da sè, naturalmente, che è sempre il risultato quello che in fin dei conti conta e che sono sempre i due punti a far gola alle squadre; ma il discorso, puramente accademico, vuole ricordare che la Lazio e per la Lazio Sperone deve considerare ancora insoluto il problema della sterilità della prima linea. Gli attaccanti biancoazzurri sono invitati ad usare maggiore accortezza nell'esecuzione del tiro a rete; non sempre si può vivere di rendita... altruistica. Non c'è bisogno di affannarsi tanto nell'attimo conclusivo; le linee arretrate offrono sufficiente garanzia di solidità e non costringono la prima linea a lavorare con l'assillo di dover fare due per rimontare il tre.

La forza vera della Lazio, s'è visto anche contro la Roma, è proprio nella retroguardia: Sentimenti IV, in forma spettacolosa, ha demoralizzato gli attaccanti romanisti; Antonazzi, ingabbiato Tontodonati - peraltro, servito malissimo - ha furoreggiato imponendosi tra i migliori in senso assoluto; Furiassi ha imitato il suo compagno di linea rendendo vano ogni tentativo del tenace ma inconcludente Merlin. Tra i mediani, il più bravo, ancora una volta Sentimenti III, abilissimo nello smarcarsi, continuo, redditizio, preciso, coriaceo, de…… del suo avversario diretto Zecca; bene anche Alzani, che tra l’altro ha potuto comodamente passeggiare per il campo, data l’inspiegabile immobilità di Arangelovich, forse sfruttato in modo eccessivo nel corso degli allenamenti. Remondini non è piaciuto; era preoccupato e nervoso, soprattutto precipitoso. Lo infastidiva alquanto, lo scatto bruciante dell’inesperto Lucchesi.

Fermato così a dovere l'attacco giallorosso, non è stato difficile per la Lazio impiantare un'accorta partita d'offesa, basata sulla notevole libertà di manovra dei due laterali che, spesso avanzando indisturbati a metà campo, risucchiava istintivamente Spartano e Venturi, a tutto vantaggio di Flamini e Cecconi, ben disposti a giocare, in particolare galvanizzati da quel senso dello spazio vuoto che si viene a creare con avanzate fulminee ed improvvisi, incontrollati scambi in velocità.

La difesa “giallorossa”, naturalmente, s’è venuta a trovare così più di una volta nei pasticci; per completare il disastroso quadro della situazione contingente, occorre precisare che Ferri è incappato nella più nera giornata della sua carriera e che Risorti è sceso in campo (chissà mai perché?!!) tutt'altro che ristabilito. In compenso, Maestrelli e Gambini hanno lavorato con generosità e profitto, cercando di sanare le falle difensive; come pure bene ha fatto Venturi, in un progresso che sa di crescendo, mentre invece Spartano - a vantaggio del quale va ascritto il merito di aver condotto temporaneamente la Roma al pareggio al 41’ del primo tempo in virtù di un angolatissimo tiro scoccato a pelo d'erba da oltre venti metri – ha pagato con l'evidente calo finale, il fio d'una eccessiva attività sviluppata a largo raggio nei primi 45’.

All'attacco, la Roma ha ricevuto dal completo, imprevisto assenteismo di Arangelovich, la spinta per l'ascesa; non ha saputo creare un'azione degna di questo nome, mentre, dall'altra parte, Flamini s'è divertito nei giochi di prestigio.

Insomma, la Lazio s’è presa una bella soddisfazione; tanto più bella, quanto più meritata. Sarebbe stata addirittura trionfale se non avesse usato la manica larga sotto la porta di Risorti; ha vinto per tre a uno senza… segnare. Giusto verdetto con motivazione inesatta: tutto qui.


Il Calcio Illustrato plaude alla prova dei biancocelesti, titolando: “Brava Lazio”.

Roma - Il risultato non lascia code: il 3-1 a sfavore dei giallorossi c'è proprio tutto, anzi, mantenendoci strettamente sulla falsariga della partita, non è azzardato dire che il punteggio per la squadra di Bernardini è risultato ancora benigno. C'è stato un certo periodo della ripresa, infatti, che l'intera difesa della Roma, come reparto, faceva acqua da tutte le parti e non l'aver saputo trar partito dalla favorevole situazione in detto lasso di tempo, suona più che altro demerito per gli attaccanti azzurri. E un po' anche per Silvano che ha loro negato una rete, la migliore come esecuzione di tutto l'incontro, di Sentimenti III per un preteso f. g. del medesimo.

La Lazio per via degli ultimi insuccessi, sull'origine dei quali spergiura essere colpevole soltanto la sorte atrocemente matrigna, era scesa in campo col dente avvelenato e comunque decisissima a vincere, e di questo non ne faceva certo mistero. È scattata come una furia subito al via mettendo senz'altro sotto pressione l'opposta difesa. Tuttavia, se lodevoli apparivano le intenzioni, molto meno risultavano esserlo le capacità dei singoli poiché nel reparto di punta, eccetto l'anziano Flamini e a tratti Puccinelli, tutti gli altri sembravano operassero con dei paraocchi come i cavalli. Sapevano cioè che dovevano avanzare, sfondare verso Risorti, e per riuscire nell'intento davano l'anima, ma quanto a collaborare fra di loro per la buona riuscita dei temi, ve li raccomando. Nemmeno avessero ricevuto tassative disposizioni da Di Vittorio in persona. Ma, sai com'è, una volta o l'altra, magari per sbaglio, finivano col trovarsi e allora eran dolori per Risorti. Il quale Risorti, ovazionato come un Coppi all'annuncio della sua inclusione nella formazione, se pure ha all'attivo qualche buon intervento, ha però sulla coscienza anche buona parte del passivo pei suoi colori.

Già, perché l'anacronismo della partita è proprio questo: netta superiorità di gioco e d'azione laziale per tutto l'incontro, però se la Roma avesse disposto di Risorti efficiente avrebbe potuto chiudere anche in pareggio. Invece Risorti rientrava oggi fra i pali dopo il noto infortunio, ed è ovvio difettasse di adeguata preparazione. È andata come è andata. Sull’operato di Silvano, che comunque non ha influito sul risultato, va detto che, preoccupato di tenere in pugno le redini, ha fischiato a tutto spiano ogni minimo urto, il che fino a un certo punto è encomiabile; meno, invece, quando appioppa ai giallorossi anche le punizioni che sono... di pertinenza laziale: il che s'è quasi sempre verificato.

Festa allo Stadio e gradinate compatte di folla e di romanisti. Il giallorosso è infatti il colore che domina sovrano. Persino su su, verso il cielo la passione per i colori di Bernardini si è spinta sotto forma di un grappolo di palloncini giallorossi che ondeggiano dolcemente sotto il tepido e dorato sole d'ottobre. Un frego su tutte le formalità iniziali e siamo in clima di partita. Puccinelli sgattaiola fra due avversari, traversa, Cecconi pressato rovescia alle sue spalle ove Nyers tira fiaccamente fra le braccia di Risorti. L'azione galvanizza gli entusiasmi degli azzurri sugli spalti, ma l'arbitro dice che c'è un f. g.

Una discesa di Sentimenti e passaggio al centro trova pronto Flamini che fulmina al volo verso un angolino. Bene Risorti che in tuffo mette in angolo. Meno bene Penzo poco dopo che, su centro di Flamini, da due passi trova modo di alzare.

Sentimenti IV, frattanto, non ha dovuto che intervenire su un paio di palloni del tutto innocui, in quanto l'unica veramente bella azione della Roma, imbastita fra Bacci, Tontodonati e Zecca è stata da questi conclusa con un tiro a lato. Un po' di lavoro senza pretese da parte di Risorti e arriviamo al 28' dove, da un pallone per nulla preoccupante di Sentimenti III, sboccia la prima beffarda rete. Dunque, Sentimenti III, che ha fatto una gran corsa, opera un centro. Penzo salta, tocca di testa e la palla va, ma per nulla irresistibile, verso l'angolino basso dove sta spostandosi Risorti. Eccesso di sicurezza? Palla stregata? Va a sapere: Risorti a mano piatta batte sulla sfera come quando la si vuol far rimbalzare per terra, ma questa anziché tornargli fra le mani, rimbalza in rete.

Giubilo, costernazione e disorientamento nelle opposte file, sì che solo per un soffio, appena un minuto dopo, Flamini non infila nuovamente. La Roma, di cui il solo reparto efficiente appare la mediana, pur contrattaccando non riesce a rendersi pericolosa; Zecca e Arangelovich hanno anche buone idee, ma il secondo ha in compenso gambe pesantissime, sicché non è che un mediano; Spartano al 39', che da lontano è entrato su un pallone che aveva a lungo arzigogolato sulla destra, spara raso terra verso Sentimenti. Non è in verità un gran tiro, ma ci pensa Antonazzi a complicar le cose con l'allungare un piede quasi a intercettare per poi, invece, lasciar correre. Sentimenti, ingannato dalla mossa del compagno si butta in ritardo e la palla rotola in fondo al sacco. 1-1. Beffati i laziali, stavolta, ripartono decisi e solo Risorti rimedia a una serpentina di Puccinelli che lo aveva portato a scoccare un tiro a pochi passi dalla rete. Tempo.

La ripresa, dopo una falsa partenza romanista, vede i laziali ripartire decisi e al 5’ fare breccia. Nemmeno stavolta si tratta di una rete da far spellare le mani. Assembramento davanti a Risorti e testa di un difensore che o vuol liberare mettendo in angolo o intende toccare indietro al portiere. La palla, invece, sbatte sulla traversa, rimbalza indietro e Puccinelli è il più svelto a picchiargli contro con la testa e a ficcarla in rete.

Qui si assiste al classico sgambetto in area non punito. Arangelovich ha la palla. Da fermo studia Antonazzi, lo supera, viene sgambettato e messo giù. Silvano trova che va tutto bene. 15', Sentimenti che è finito sulla destra, dopo una botta e risposta con Puccinelli infila sotto la traversa e l'arbitro annulla.

Il conto, se non altro, è sempre aperto e la Roma potrebbe ancora con puntate di contropiede pareggiare; invece, è proprio qui che la difesa giallorossa ha quel tal collasso. Le puntate offensive azzurre si susseguono una all'altra, ma regolarmente i palloni finiscono fuori, salvo una volta quando Nyers (Cecconi) e Puccinelli costringono Risorti a una doppia parata.

Lo schieramento dell'attacco giallorosso si rivoluziona come d'altronde quello laziale, ma si sa come sono le rivoluzioni: confusione dapprincipio, e nient'altro. Lo si vede chiaro a un certo punto quando Bacci, confinato all'ala, traversa un buon pallone che Zecca e Tontodonati, imbrogliandosi a vicenda, dopo aver perso l'attimo favorevole, spediscono alto. 38'. Respinta dalla difesa laziale, la palla perviene a Nyers che fila, per poi servire Puccinelli. Sulla palla entra Gambini come una catapulta, ma essa gli sfugge da sotto il piede e Puccinelli ha così disco verde. Fulmineamente rigiratosi Gambini lo rincorre tosto e proprio nel momento che l'ala ormai a distanza utile scocca il tiro, lo carica alle spalle sbilanciandolo e dando modo a Risorti, uscito, di bloccare. Non si tratta di quelle cariche violenti e spettacolari che mandano il giocatore a gambe levate, ma il fallo c'è. Rigore. Remondini, fortissimo, rete. Gli spiccioli che ancora restano alla conclusione dei 90' vengono spesi da entrambe le contendenti senza un fine preciso, anche perché tutti ormai, viaggiano sui cerchioni.







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