Domenica 14 marzo 1999 - Empoli, stadio Carlo Castellani - Empoli-Lazio 0-0

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

14 marzo 1999 Campionato di Serie A 1998/99 - XXV giornata

EMPOLI: Sereni, Fusco, Baldini, Bianconi, Camara, Morrone (81' Lucenti), Pane, Bonomi (63' Cribari), Tonetto, Zalayeta, Martusciello (55' Di Napoli). A disp. Mazzi, Cupi, Grella, Bisoli, Cerbone. All. Orrico.

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Fernando Couto, Favalli (71' Lombardo), Sergio Conceicao, Stankovic, De La Peña (73' Vieri), Nedved, Salas, R.Mancini. A disp. Ballotta, Crovari, Baronio, Gottardi. All. Spinosi - DT Eriksson.

Arbitro: Braschi (Prato).

Note: giornata di sole, terreno in discrete condizioni. Ammoniti: Nesta e Favalli per gioco scorretto, Morrone e Lucenti (gioco scorretto). Angoli: 7-1 per la Lazio. Recupero 2' pt; 7' st. Presenti 9.000 tifosi della Lazio.

Spettatori: 17.000 circa, 10.959 paganti, incasso di lire 415.820.000. Quota di lire 208.620.024.

Il biglietto della partita (Gent. Conc. Giancarlo D'Amato)
Duello tra Salas e Baldini
Tifosi laziali al Castellani
Bobo Vieri in panchina

Il testa coda non produce danni. Né alla Lazio capolista, né tantomeno all'Empoli ultimo in classifica. Perché al termine di 97' di aspra e confusa battaglia, lo 0-0 lascia più soddisfazione che rimpianti, su entrambi i fronti. Gioisce Orrico, infatti, per il primo punto in quattro partite della sua difficile gestione, anche se resta il ricordo di due grosse occasioni mancate di un soffio nel finale da Morrone e Di Napoli. E non si lamenta Eriksson, che si coccola il terzo pareggio in mezzo a ben dodici vittorie, alla luce della grave sconfitta della Fiorentina. Anche se, per questo motivo, una vittoria a Empoli poteva valere un dolce aperitivo sulla strada dello scudetto. Al di là di tutti i risvolti morali o psicologici, resta comunque il fatto che la Lazio si ritrova con un vantaggio, sia pure di poco, aumentato. E cinque lunghezze di margine, sul terzetto Parma-Fiorentina-Milan, a nove giornate dal termine, sono un bottino che qualsiasi tifoso avrebbe sottoscritto a occhi chiusi alla vigilia del campionato, anche se adesso magari prevale la delusione negli oltre 7000 sostenitori giunti da Roma, che sognavano di tornare a casa con un bel "+ 7". Tra soddisfazione e rimpianti, il rischio più grosso è quello di far passare in secondo piano la poco convincente esibizione di Nesta e compagni, fermo restando il robusto alibi delle assenze: Negro, Almeyda, Mihajlovic, più il convalescente Vieri, in campo soltanto nei 21' finali. La squadra di Eriksson stavolta sbaglia due volte. Prima perché concede troppi spazi in mezzo al campo a un Empoli irriducibile; e poi, o meglio soprattutto, perché punge poco e male nell'area avversaria, tradendo una delle sue migliori caratteristiche: la facilità a trovare la via della rete, come dimostrano i 52 gol segnati nelle 24 gare precedenti. Tre tiri nello specchio della porta difesa da Sereni francamente sono pochi per tutti, e a maggior motivo per chi punta allo scudetto. Ecco perché alla fine di una gara mai bella dal punto di vista tecnico, ma se non altro vivace nella ripresa, è lecito chiedersi che cosa sarebbe successo se Marchegiani si fosse trovato di fronte non una squadra ultima in classifica, col secondo peggior attacco del campionato, ma un avversario più lanciato, tipo il Venezia che guarda caso farà visita alla Lazio domenica prossima. In attesa di sapere quel che accadrà, non si possono ignorare in particolare le pallide prestazioni di troppi uomini chiave: da Mancini che fallisce due palle gol clamorose in meno di un minuto alla fine del primo tempo, a Nedved sempre più irriconoscibile rispetto alla stagione scorsa, per finire a Salas che senza Vieri non va neppure una volta al tiro. Costretto a cambiare le pedine, Eriksson non cambia modulo riportando Fernando Couto in difesa al fianco di Nesta e Mancini in attacco al fianco di Salas. E il portoghese, punizioni a parte, non fa rimpiangere Mihajlovic, anche perché Zalayeta non gioca mai in profondità, poco appoggiato dall'avanzato Martusciello. Spuntatissimo in attacco, l'Empoli crea però parecchi problemi alla Lazio nella zona centrale, dove tra l'altro ha un uomo in più, grazie al suo mobilissimo 3-5-2. In particolare brilla Camara, che sulla destra si trova spesso libero davanti a Favalli, visto che Morrone stringe su Nedved. Come sempre, poi, Pane si muove come regista arretrato, stavolta per sbarrare la strada a De la Peña, fermi restando il vivacissimo Bonomi nella zona di Stankovic e l'attento Tonetto sulla corsia frequentata a destra da Sergio Coinceicao. Tanta attenzione tattica da parte dei padroni di casa riduce al minimo gli spazi, nei quali il più bravo a infilarsi si rivela il terzino Pancaro, prima a destra e nel finale a sinistra, dopo l'ingresso di Lombardo al posto di Favalli. Ma è comunque troppo poco per rompere gli equilibri di una partita che la Lazio non riesce ad addomesticare. E così bisogna attendere il 41' per registrare la prima occasione della capolista, vicina al gol con un colpo di testa di Fernando Couto, bloccato proprio sulla linea da Sereni. Passano 4' e Mancini non sfrutta un bel lancio in profondità di De la Peña, poi a tempo scaduto spedisce alto da ottima posizione. Potrebbero essere i segnali dell'atteso risveglio, ma nella ripresa il tardivo ingresso di De Napoli, al posto di Martusciello, regala un po' di pepe all'anemico attacco dell'Empoli, anche se la Lazio prova a spingere con maggiore decisione. Mancini indovina l'angolino giusto, ancora su assist di De la Peña, ma Sereni vola e con un balzo prodigioso alza sopra la traversa. Poi tocca a Marchegiani deviare un gran tiro di De Napoli e per poco Nesta non regala un clamoroso gol a Morrone, che non sfrutta un liscio dello sbadato capitano. L'ingresso di Lombardo al posto di Favalli, ma soprattutto quello di Vieri al posto di De la Peña, servono soltanto per spaventare l'Empoli. Anche se l'ultima palla gol della partita arriva sui piedi di Zalayeta, che spedisce alto. Così lo 0-0 finale della truppa di Eriksson non è poi da buttar via. Perché il vantaggio sugli inseguitori cresce, mentre le giornate diminuiscono. E se si critica la Lazio, per di più incompleta, perché non dà spettacolo, che cosa si dovrebbe dire delle altre squadre ?

Fonte: Gazzetta dello Sport