Domenica 14 febbraio 1937 - Firenze, stadio Giovanni Berta – Fiorentina-Lazio 5-1

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14 febbraio 1937 - 503 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1936/37 - XX giornata

FIORENTINA: Baggiani, Gazzari, Magli, Traversa, Morselli, Tori, Borsetti, Negro, Viani II, Stella, Conti.

LAZIO: Blason, Zacconi, Monza (II), Baldo, Viani (I), Milano, Busani, Riccardi, Piola, Camolese, D'Odorico. All. Viola.

Arbitro: sig. Ciamberlini di Sampierdarena.

Marcatori: pt 21' Borsetti, 34' Borsetti, 37' Conti, st 9' Busani, 21' Viani II, 31' Viani II.

Note: giornata splendida ma freddissima a causa di un forte vento di tramontana, terreno buono.

Spettatori 12.000 per un incasso di lire 61.000.

La rete di Viani

Firenze, 15 mattino. Un padrone sul campo: il vento che, scendendo dai colli prende il campo d'infilata e fa della palla assolutamente quello che vuole. Questo padrone userà e abuserà dei suoi poteri nel corso dell'incontro, tanto da impedire ogni positivo sviluppo tecnico del gioco e da mettere lo zampino, in un modo o nell'altro, in bei cinque dei sei punti della giornata. Contro l'ostacolo del vento la Lazio forse poteva lottare con vantaggio per circa un quarto d'ora. In realtà, lo avevano in favore, il vento, gli ospiti, nel primo tempo, ma dovevano accorgersi presto che certi amici disordinati e capricciosi è meglio perderli che trovarli.

Dopo qualche azione pericolosa, gli azzurri romani cominciavano a disunirsi. Il primo a dar segni di incertezza era il portiere che, non completamente ristabilito da una recente ferita, si mostrava nervoso e mal sicuro nelle uscite. Al 21' un pallone alto spioveva nell'area di rigore e Blason usciva per bloccarne il rimbalzo; una brusca folata di vento arrestava la traiettoria della sfera, il portiere rimaneva a mani vuote e Borsetti spediva in rete.

Dopo un quarto d'ora di qualche pallida reazione laziale e di pericolosi attacchi fiorentini, il vento ne faceva un'altra delle sue. A seguito di un tiro di punizione dalla sinistra, Blason deviava alto, cadeva subito dopo e su di lui si avventavano due o tre uomini. In condizioni normali la palla sarebbe andata a finire in angolo; giunta che fu in alto, viceversa, il vento la risospinse indietro, sopra il groviglio, quasi a fil di palo. Nessuno si muoveva, tanto che Borsetti di testa la poteva deviare in rete.

Due minuti dopo, nuovo infortunio laziale. Su un tiro proveniente dall'ala sinistra, Blason viene caricato mentre sta facendo la presa, perde la palla che il vento devia ancora e Conti, da pochi passi, manda in rete. Virtualmente, l'incontro finì a questo punto come risultato. Che la Lazio, disunita e scombussolata, mostrava in modo palese di non avere armi per far fronte alle anormali condizioni atmosferiche e all'irruenza dei fiorentini, dominatori assoluti.

Parve per qualche po' che gli ospiti accennassero a riprenderai nel secondo tempo, quando, dopo qualche minuto di giuoco, Busani accorciava la distanza, battendo Baggiani, anche lì col concorso del vento, e l'intera squadra si riversava all'attacco, giungendo vicina a segnare ancora. Fuoco di paglia, ché, dopo una ventina di minuti di giuoco, la Fiorentina riprendeva il predominio e in dieci minuti segnava due altri punti, ambedue a mezzo di Viani (II), il primo dopo una breve mischia susseguente ad un calcio di punizione, il secondo su un forte tiro a mezza altezza, da pochi passi. Verso il termine, la Lazio ebbe qualche guizzo vivace, colpì il palo, mancò per un soffio un'altra buona occasione di segnare, non riuscendo però né a diminuire le proporzioni della sconfitta né ad attenuare l'impressione generale di incertezza, di impotenza quasi, lasciata nel complesso dell'incontro. Brutta partita laziale. La colpa prima fu del vento, si è detto. Esso trovò materia da distruggere nella Lazio, squadra portata alla tecnica e proclive al lavoro di precisione. La sconfitta, nel suo peso, fu del primo tempo: il comportamento del secondo fu una conseguenza morale e materiale di quello che era accaduto nel primo. Non è un aiuto nemmeno quando lo sì ha a favore, certo vento a raffiche e a folate: non sono di ausilio certi alleati privi di regolarità, di linea. Fatto sta che i romani fecero una delle peggiori partite della stagione. Blason salvò la sua rete da sicura capitolazione in un paio di occasioni, via fu in errore nel giudicare la traiettoria della palla sui tiri alti. Monza mostrò incertezza nei rimandi e nella scelta di posizione: non si riprese che nel quarto d'ora finale. L'attacco ebbe qualche momento felice all'inizio, accennò a qualche guizzo verso il termine, ma come unità, come vera arma operante non lo si vide mai: con Piola marcato e sperduto, con Riccardi e Camolese battuti in velocità e robustezza, con Busani e D'Odorico per nulla incisivi, fece da spettatore alla sconfitta della squadra, senza essere in grado di dire una parola sua autorevole nella discussione. Tutto quello che nella giornata si poteva dire in tono di autorevolezza lo disse, del resto, la Fiorentina. Per lungo tempo fu come esistesse una squadra sola in campo. I viola seppero adattarsi, con qualche po' di spirito pratico, alle anormali condizioni atmosferiche, ma, fu tale l'impeto la buona volontà con cui essi si gettarono nella lotta che si può ritenere che la vittoria non sarebbe sfuggita loro nemmeno in condizioni regolari di cose. Uomo per uomo, i fiorentini furono più veloci, più volitivi, più sbrigativi dei loro avversari. Rincorrendo ogni pallone, sfruttando ogni occasione, non lasciando nulla al caso, essi travolsero nettamente gli ospiti. Non lasciarono loro tempo né per riflettere né per agire. Più che far belle cose tecnicamente, la squadra lottò gagliardamente come mossa da un puntiglio particolare... forse il ricordo della gara d'andata. Nessuna violenza, né grossa scorrettezza, ma la ferma e decisa volontà di vincere. Da segnalare il lavoro strenuo dei tre mediani, il graduale ritorno in forma di Borsetti e l'opera degli attaccanti tutti, fra i quali Stella è il più ordinato, Viani il più impetuoso e non sempre il più ciarliero e Negro il più tenace. Campo ottimo, pubblico numeroso, nessun incidente.

Fonte: La Stampa a firma Vittorio Pozzo.





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