Domenica 13 maggio 1984 - Pisa, stadio Arena Garibaldi - Pisa-Lazio 2-2

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11 marzo 1984 - 2205 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1983/84 - XXX giornata

Pisa: A.Mannini, Longobardo, Azzali, Garuti, Dianda, Armenise (82' S.Gori), Berggreen, Criscimanni, Birigozzi, Sorbi, F.Mariani. A disp. Buso, Pellicciotti, P.Giovannelli. All. Pace.

Lazio: Orsi (88' Cacciatori), Podavini, Filisetti, Piscedda, Batista, Vinazzani, Cupini (87' Piga), Manfredonia, Giordano, Laudrup, D'Amico. A disp. Miele, Marini, Piconi. All. Carosi.

Arbitro: D'Elia (Salerno).

Marcatori: 11' Giordano, 47' Berggreen, 67' Giordano (rig), 90' F.Mariani.

Note: giornata estiva, terreno in ottime condizioni. Ammoniti Armenise, Manfredonia e Mannini. Angoli 7-3 per il Pisa.

Spettatori: 20.527 (14.933 paganti, 5.594 abbonati).

Giordano segna il rigore
Batista abbraccia Chinaglia

E' finita con Giorgio Chinaglia, presidente in lacrime, a mandare baci alla sua curva. Ai diecimila laziali arrivati all'Arena Garibaldi di Pisa a prendersi con merito una salvezza sofferta fino al novantesimo. Un epilogo che va raccontato con toni epici perché i biancocelesti hanno dovuto farcela da soli, senza aiuti né da parte dei già retrocessi rivali di giornata né da parte della Juventus scudettata che si è lasciata battere dal Genoa a Marassi: vittoria, quella rossoblù, che sarebbe stata decisiva solo se la Lazio avesse perso a Pisa, perché l'arrivo a pari punti consente alla squadra di Carosi di restare in serie A grazie ai confronti diretti con i genoani. Pareggio serviva e pareggio è stato, anche se la partita di Pisa si è incattivita per via del putiferio scoppiato in curva tra tifosi biancocelesti piegati solo dall'intervento della polizia dopo aver lanciato in campo bastoni e fumogeni. Pare che all'origine di tutto ci siano stati dei borseggi, qualche manolesta infiltrato che ha scatenato l'ira dei derubati. Fatto sta che il pubblico toscano ha preso a parteggiare per il Genoa, applaudendo per esempio alla notizia del pareggio a Marassi dopo il vantaggio juventino con Cabrini, e in campo la squadra di Pace ha premuto sull'acceleratore cercando fino all'ultimo di rovinare la festa laziale.

Era cominciata bene, con Giordano a svettare nel mucchio sulla punizione calciata alla perfezione dalla sinistra da D'Amico. Un vantaggio prezioso sul quale la Lazio poteva confezionare la partita preferita, con Vinazzani, Manfredonia e Batista a far da diga davanti alla difesa e Laudrup libero di ergersi a leggiadro contropiedista, costante spina nel fianco della difesa pisana. Andare al riposo in vantaggio ha probabilmente illuso la Lazio, che a inizio ripresa si è lasciata infilare da Berggreen, piombato forse con un braccio a deviare tra due difensori laziali il cross da sinistra di Birigozzi. Proteste veementi dei biancocelesti ma D'Elia irremovibile a dar retta al suo guardalinee. A questo punto tutte le fatiche e gli affanni della stagione sono riaffiorati, la Lazio ha cominciato a temere una beffa sanguinosa e ha subito i fermi e continui tentativi pisani. Partita vera, verissima, con Birigozzi scatenato: prima una deviazione di poco alta sulla traversa di Orsi, poi una conclusione a botta sicura, a porta sguarnita, forse troppo sicura perché con un prodigioso recupero Batista ha ricacciato il pallone dalla linea di porta. Tra i tanti episodi da mettere sul piatto della bilancia della salvezza questo salvataggio è forse alla prova dei fatti il più importante.

La paura dopo lo scampato pericolo ha indotto la Lazio a scrollarsi di dosso l'idea di arrivare in porto con l'1-1. E così è stato Manfredonia a suonare la carica, lanciandosi a testa bassa in area avversaria e trovando l'aggancio ingenuo e provvidenziale di Mariani: rigore stupido quanto netto, nonostante il volo un tantino accentuato di Lionello. Giordano, freddissimo dal dischetto, ha calciato basso alla sinistra di Mannini che quasi è arrivato a deviare il pallone, passatogli tra le mani. Mancavano ancora 23 minuti al fischio finale ma la Lazio si è di nuovo troppo rasserenata. Perché il Pisa a perdere non ci stava affatto e nella fase finale i suoi attacchi si sono fatti vigorosi, autentiche spallate come quella con cui Criscimanni colpiva portiere e palo in una carambola ancora una volta favorevole agli ospiti. Laudrup si vedeva annullare un gol per sospetto fuorigioco e poi mancava il gol dopo uno slalom incontenibile che aveva messo a sedere anche il portiere. A due minuti dalla fine Carosi spediva in campo il portiere di riserva Cacciatori per farlo partecipare alla festa salvezza ma al 90' esatto Mariani saltando su un cross dalla destra colpiva di testa raggiungendo il pareggio e rischiando di trasformare ancora l'esito dello psicodramma. Anche perché contemporaneamente, come uno scherzo del destino, anche il Genoa con Bosetti piegava la Juventus a Marassi. Ma non c'era più il tempo perché il risultato di Pisa cambiasse. E poteva iniziare la festa del popolo laziale stretto intorno alla squadra e al presidente. Che annuncia: "Non soffriremo mai più così. Il momento più bello dai tempi dello scudetto. E Laudrup resta...". "Missione compiuta" la sintesi del concetto espresso da Carosi, ottenuta la salvezza per cui era stato ingaggiato. E che vale la conferma per la stagione a venire.