Domenica 12 gennaio 1992 - Genova, stadio Luigi Ferraris - Sampdoria-Lazio 1-0

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12 gennaio 1992 - 2509 - Campionato di Serie A 1991/92 - XVI giornata

SAMPDORIA: Pagliuca, Mannini, Katanec, Pari, Vierchowod, Lanna, Lombardo, Cerezo (75' Invernizzi), Vialli (88' Buso), R. Mancini, Bonetti II. A disp.: Nuciari, Bonetti I, Silas. All. Pezzotti. - D.T. Boskov.

LAZIO: Fiori, Bergodi, Sergio, Pin, Corino, Soldà, Stroppa, Doll, Riedle, Melchiori, Sosa (53' Neri). A disp.: Orsi, Vertova, Verga, Capocchiano. All. Zoff.

Arbitro: Sig. Baldas (Trieste).

Marcatori: 6' Vialli.

Note: ammoniti Bergodi, Corino, Melchiori e I. Bonetti. All'81' Doll sbaglia un calcio di rigore. Antidoping: Mancini, D. Bonetti, Fiori e Sergio.

Spettatori: paganti 4.637, incasso lire 158.740.000; abbonati 25.186, quota lire 542.619.441.

Bergodi in difesa
Melchiori in azione
La rete di Vialli
L'intervento da rigore di Mannini poi parato da Pagliuca

Un applauso convinto, quasi liberatorio, ha sottolineato il rinvio di Katanec a pochi minuti dal termine. Una rude pedata che, senza troppe preoccupazioni per la sua traiettoria, ha recapitato il pallone tra le braccia di uno spettatore della tribuna centrale. Gesto atletico molto poco protocollare, questo. Forse lo scorso anno, nei giorni della Sampdoria.champagne, sarebbe stato addirittura sottolineato da qualche timido fischio di riprovazione; oggi invece è la fotografia quasi perfetta delle angustie blucerchiate del postscudetto. La Samp ha così ripreso a marciare a ritmo da primato, infilando il terzo successo consecutivo nella collana della sua rimonta ma anche stavolta, contro la Lazio che Zoff è stato costretto a presentare in edizione fortemente riveduta e corretta (Sclosa e Bacci erano squalificati, Gregucci in cantiere per restauri muscolari), ha sofferto le pene dell'inferno per giungere a capo di una partita che pure si era subito indirizzata verso una comodissima discesa. Alla prima seria incursione verso le postazioni ospiti, i campioni d'Italia trovavano infatti abbassato il ponte levatoio, grazie all'affondo di Mancini sulla destra. Nonostante la doppia guardia montata da Bergodi e Sergio, il capitano blucerchiato era abile a forzare il controllo puntando verso l'area da posizione laterale. Qui, un attimo prima di varcare il confine inviolabile, Bergodi lo abbatteva finendo pure ammonito. La conseguente punizione era calciata proprio da Mancini e trovava all'appuntamento la fronte del gemello Vialli. Corino, teoricamente incaricato della custodia del centravanti azzurro, non faceva una piega. Era l'1-0 grazie a un'azione offensiva da manuale cui si erano contrapposti schemi difensivi da oratorio. Il gol, autentico preambolo di una partita dalle molteplici sfaccettature, una partita sempre viva anche se tutt'altro che limpida nel gioco, quell'unico gol, dicevamo, ha contraddistinto una fase di strapotere doriano e di allucinante anarchia laziale. Gli uomini di Zoff risultavano perfino patetici in difesa, dove soprattutto Bergodi (graziato dall'arbitro Baldas quando, al 19', ci riprovava fallosamente su Mancini) e Corino sembravano dimostrare quanto siano infinite e misteriose le vie che portano alla serie A più bella e più difficile del mondo. Così, a corredo del vantaggio, i campioni potevano presentare Vierchowod, per un attimo affrancato dal duello rusticano con Riedle, libero all'altezza del disco del rigore: il suo tocco era però incerto e Fiori che, poco prima dell'intervallo, sarebbe tempestivamente uscito dall'area per anticipare di piede Lombardo, poteva bloccare in tutta serenità. Grosso modo fino alla mezz'ora la Lazio dava l'impressione di un'imbarcazione alla deriva con mare forza 7. Soltanto il libero Soldà e il già citato portiere Fiori dimostravano di saper resistere alla furia degli elementi, l'uno usando il mestiere, l'altro un'ammirevole saldezza nervosa anche nelle situazioni più intricate. Sorretta dalle scorribande di Katanec, dai ghirigori di Mancini e dalla preziosa azione a stantuffo di Ivano Bonetti, la Samp per contro si scopriva da scudetto soltanto per quella mezz'ora. Poi una botta di Doll, non trattenuta da Pagliuca, introduceva l'altro volto della sfida, quello a sfondo biancazzurro. Un tiro-cross di Melchiori e un destro di Sergio allertavano il portiere doriano costringendolo a toccare il pallone sopra la traversa e a vigilarne la parabola nei pressi dell'angolino alla sua sinistra, prima che Zoff, nelle battute iniziali della ripresa, decidesse di fare la conta dei suoi uomini in campo accorgendosi di come uno (Sosa), pur presente nella lista consegnata all'arbitro, fosse in realtà latitante, paralizzato dagli artigli del ringhioso Mannini. L'opportuna messa a riposo dell'uruguaiano e il conseguente ingresso di Neri irrobustivano la pressione ospite. Proprio il nuovo entrato aveva, comunque, un guizzo apprezzabile a nove minuti dal termine incuneandosi in area sul lancio di Stroppa. La sua cocciutaggine nell'inseguire il pallone non era apprezzata da Mannini che lo spintonava. Rigore che, stante l'assenza di Sosa (nella circostanza tutt'altro che opportuna), veniva battuto da Doll rasoterra e a fil di palo ma troppo molle. Pagliuca, volando alla sua destra, poteva compiere il miracolo. E Katanec, di lì a poco, avrebbe potuto raccogliere applausi difendendo le barricate assediate alla "viva il parroco". Per Doll, invece, un mancato appuntamento con la storia: il gol numero duemila della Lazio è rinviato a data da destinarsi.

Fonte: Corriere della Sera