Domenica 12 dicembre 1993 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 3-1

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12 dicembre 1993 - 2588 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1993/94 - XV giornata

LAZIO: Marchegiani, Bacci, Favalli, Di Matteo, Bonomi, Cravero, Fuser, Winter, Boksic (78' Sclosa), Gascoigne, Signori (74' Casiraghi). A disp. Orsi, Bergodi, Di Mauro. All. Zoff.

JUVENTUS: Peruzzi, Porrini, A.Fortunato, Conte, Kohler, Torricelli, Di Livio, D. Baggio, Ravanelli (78' Del Piero), R.Baggio, Moeller. A disp. Marchioro, Francesconi, Notari, Galia. All. Trapattoni.

Arbitro: Ceccarini (Livorno).

Marcatori: 49' Kohler (aut), 54' A.Fortunato, 59' Boksic, 90' Gascoigne.

Note: ammoniti Bacci, Bonomi, Moeller, Boksic, Gascoigne. Sorteggio antidoping per Sclosa, Di Mauro, R.Baggio e Del Piero. In tribuna il CT Sacchi.

Spettatori: 66.042 (30.037 paganti e 36.005 abbonati).

Il gol di testa di Boksic
Signori esulta dopo l’autorete di Kohler
Paul Gascoigne
L’esultanza di Fuser e Boksic
Dal Corriere dello Sport del 13 dicembre 1993
Dal Corriere dello Sport del 13 dicembre 1993
Il biglietto della partita

Non è vietato pensare che pure la nuova Lazio di Alen Boksic possa entrare nell'affollato discorso scudetto, con il permesso degli affaticati milanisti. Qui all'Olimpico, presente Arrigo Sacchi, questo campione straripante ha demolito via via Kohler, teutonico fermaglio del pacchetto difensivo juventino, semplificando i problemi d'un collettivo biancazzurro ancora in cerca d'equilibri rassicuranti. Problemi emersi fino all'intervallo, quando Nostra Signora degli operai laboriosi (Torricelli libero d'emergenza, Di Livio esterno oltre Favalli, Fortunato più concreto dell'oppositore Fuser, Ravanelli ovunque s'aprissero varchi) ha fatto maggiore escursionismo verso Marchegiani, scomodando saltuariamente Roberto Baggio stoppato da Bacci, o lo stesso Moeller condannato sul tormentone Di Matteo. Ma certe illusioni, che balenavano per esempio dopo un quarto d'ora di schermaglie, le alimentava in particolare Conte dirottato laddove Gascoigne portava testardo palla, presumendo d'inventare azioni dirompenti senza velocizzare l'arrovesciamento, come desideravano tanto Boksic quanto Signori. Sì, mentre "Gazza" piuttosto rubicondo perdeva duelli, mentre Winter doveva coprirlo allentando comunque sull'evanescente Dino Baggio, mentre l'intera Lazio risultava dunque frenata, Conte azzardava perfino la bravata apripista, irrompendo indisturbato su quel corner Moeller respinto corto, quasi per attirarne l'impeto balistico. E ci sarebbe riuscito, senza l'intromissione casuale di Favalli, che centrato alla mascella barcollava intronato con i ringraziamenti del suo portiere già battuto. Così, trattenuto l'esplosivo Boksic nella prevedibilità d'una manovra di rimessa priva d'accelerazioni, i laziali producevano solo due tiri parabili di Gascoigne, inalberavano un'invenzione successiva del croato per spaventare Peruzzi e vacillavano tra gli sviluppi d'una proposta del solito Conte, che con il cambio di marcia attivava Moeller, improvvisato tornante mancino, per stanare fuori Bonomi e scherzarlo in dribbling. Moeller messo giù: calcio franco, a pugni Marchegiani giusto per la volée di Baggiouno appena dentro l'area. Sembrava proprio che l'artista di Caldogno, pur intermittente, quasi sfessato, avesse trovato il quadrifoglio nel prato. Invece Bonomi ci arrivava in punta di scarpa sulla linea di porta e, quindi, Favalli rubava l'attimo a Ravanelli, sottraendogli per centimetri tanta ghiottoneria. Tifosi raggelati. Nostra Signora pressava, spremeva le scorte d'energia dei corridori di centrocampo ai quali Ravanelli garantiva prezioso sostegno, aspettando forse il lampo del probabile Pallone d'oro. Attesa vana. L'atto secondo propone l'unico Gascoigne che serve a Zoff: sbrigativo nel ricevere e sventagliare, improvvisamente abile nel sottrarsi ai ceppi di Conte, srotolando trovate per valorizzare gli allunghi mirabolanti del partner croato. Mezz'ora sotto ispirata dettatura e i dipendenti di Cragnotti decollano: certo, li aiuta un pasticcio Torricelli- Kohler-Peruzzi, nell'ansia di vanificare quel colibrì di Signori, favorito dentro l'area da un rimpallo. Signori nell'attimo sintesi pesca lo stinco proteso di Torricelli: la palla, con Peruzzi già coricato, resta a mezza via e il retropassaggio dell'accorrente stopper tedesco diventa un guaio. Peruzzi guarda rotolare l'autogol senza provare a rialzarsi. Juve intossicata, però pronta subito ad articolare una reazione riequilibrante, l'ultima fiammata operaia prima di cedere di schianto alla nobiltà di Boksic. Difatti rifornito, spalle voltate alla porta, Roberto Baggio azzecca la finta e Bacci gli tormenta il codino. Punizione traversa dell'artista da venti metri, controllori biancazzurri immobili, Kohler prevale in mischia, Fortunato azzecca la zampata. La Juve s'accartoccia a proteggere il pareggio, massima aspirazione delle trasferte stagionali. Cedere l'iniziativa, non pressare più, significa consegnarsi ai funamboli laziali. E Paul Gascoigne, dopo troppe delusioni, valorizza la progressione Boksic, che culmina nel diagonale spacca palo. Peruzzi trema. Peruzzi s'inchina all'elevazione successiva dell'imprendibile Alen, che s'avvita vincente di testa ad anticipare Kohler, chiudendo la combinazione Gascoigne-Fuser. Adesso i sussulti d'orgoglio juventino favoriscono il contropiede laziale, anche se Signori si stira e Boksic lascia causa crampi. Basta "Gazza". Prima spreca e poi gira al volo, sul filo dell'offside, la centrata Favalli. Manata di Peruzzi e, riservito, l'inglese non perdona. Nostra Signora sgombera mortificata.

Buona semina nel primo tempo, nessun frutto alla fine. "Abbiamo raccolto poco, abbiamo raccolto poco": l'"agricoltore" Trapattoni si tormenta l'anima pensando alla prestazione della Juve. Fa subito una premessa, "partita molto bella, la Lazio non ha rubato niente, ma noi meritavamo il pari" e passa alle analisi. "Nel primo tempo abbiamo avuto una netta supremazia, abbiamo schiacciato la Lazio e abbiamo creato un paio di situazioni meritevoli di miglior sorte". Fin qui la semina. E il mancato raccolto? "La Lazio è venuta fuori e ci ha messo in difficoltà. Adesso che è al completo, la squadra di Zoff può battere chiunque. Nonostante tutto ho fatto i complimenti ai miei ragazzi. Subita quella disgraziata autorete che avrebbe ammazzato un toro, hanno avuto una grande riscossa e sono riusciti a pareggiare. Poi è entrato in partita Boksic...". Trapattoni non vuole assegnare premi ad personam, ma fa capire che l'attaccante croato è stato l'ago della bilancia. "Nel primo Kohler l'ha controllato bene. Nella ripresa Boksic ha dimostrato invece di essere un grande campione". Cosa cambia adesso nella stagione bianconera? Ennesimo addio ai sogni di scudetto? Roberto Baggio in crisi? Trapattoni ha una risposta per tutto. "Prendiamo atto dello scivolone, ma siamo convinti di poter dire ancora la nostra. Siamo amareggiati ma non avviliti. Questo campionato dimostra che ogni domenica può succedere qualcosa. Al ritorno da Tokio anche il Milan avrà il suo bel da fare per mantenere il primato. Il margine di tempo per recuperare il distacco c'è, il carattere per farlo anche. Baggio non ha reso al meglio perché è stato sottoposto a una marcatura serrata, spesso fallosa". Il tecnico bianconero conclude l'arringa trasformandosi in medico: il mal di trasferta bianconero secondo lui non esiste. "Solo a Parma abbiamo giocato male. Con Inter e Milan siamo stati alla pari. Anche qui all'Olimpico mi sembra che la squadra si sia espressa in maniera dignitosa". Dino Zoff sorride, e questa è già una notizia. Dopo una settimana burrascosa, l'allenatore della Lazio si gode i due punti a modo suo. Cioè facendo finta di niente. Non sa nemmeno se questa sia la prima vittoria da tecnico contro la sua Juve. "Penso di sì" borbotta. Qualcuno gli ricorda il successo passato con gol di Riedle. "E vero, me ne ero dimenticato. Questo dimostra come io non guardi a certe cose. La cosa più importante è aver battuto una grande squadra, non vincere contro un piacevole ricordo". Incalzato dai cronisti, Zoff si scioglie. Un attimo, ma si scioglie. "Aver vinto significa molto. Significa aver ricreato entusiasmo, poter vedere con spirito positivo il prosieguo del campionato. Sì, adesso ci sono buone prospettive. L'importante era vincere e convincere, soprattutto noi stessi". Analisi tecnica della partita: "La Lazio si è espressa bene. Nel primo tempo ho visto una squadra un po' preoccupata, che non riusciva a trovare il bandolo della matassa. I ragazzi hanno lasciato negli spogliatoi l'incertezza e hanno disputato uno splendido secondo tempo". Un elogio a parte Zoff lo riserva a Di Matteo, prezioso punto di riferimento in mezzo al campo. "E un uomo d'ordine, lineare, completo, sa fare di tutto. Mi ricorda il Benetti della grande Juve". Capitolo Gascoigne: tutti gli occhi erano puntati sul ritorno dell'inglese. "Paul ha giocato bene, ha dato tutto quello che aveva ed è riuscito a reggere tutti i 90 minuti. Adesso dipende da lui migliorare la condizione fisica che di certo non poteva essere ottima". Da Luca Marchegiani, anche ieri perfetto, arriva un'accorata difesa di Gascoigne: "Sono contento per lui. Ha sofferto moltissimo per le critiche ingiuste che gli sono piovute addosso. Gli ci voleva proprio una giornata così per ricaricarsi". Marchegiani adopera la retorica per dimostrare la sua fiducia nella Lazio: "Guardate che è un po' che giochiamo bene. Perché tutta questa sorpresa? Ora bisogna vivere alla giornata e pensare a battere domenica prossima il Lecce". Diego Fuser dedica la vittoria a un compagno, Gigi Casiraghi. "Per noi e' un giocatore preziosissimo. Vale quanto e come Boksic. Il futuro? La cosa più importante è conservare la giusta mentalità".

Fonte: Corriere della Sera