Domenica 11 aprile 1943 - Roma, stadio del P.N.F. - Lazio-Torino 2-3
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11 aprile 1943 - 711 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1942/43 - XXVIII giornata
LAZIO: Gradella, Monza (II), Valenti, Fazio, Ramella, Ferri, Gualtieri, Borici, Romagnoli (II), Flamini, Puccinelli. All. Popovic.
TORINO: Bodoira, Piacentini, Ferrini, Gallea, Ellena, Grezar, Ossola, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris (II).
Arbitro: sig. Mazza di Torre del Greco.
Marcatori: 10' pt Romagnoli (II), 28' pt Gabetto, 32' pt Loik, 13' st Mazzola, 17' st Gualtieri.
Note: giornata bellissima. Terreno ottimo. Borici ha fallito un calcio di rigore all'82'.
Spettatori: 26.000. Incasso £. 340.000.
Roma, 12 aprile. Il Torino ha incassato senza batter ciglio il primo punto al 10' minuto. Un tiro improvviso sferrato da Romagnoli, spostato un po' sulla sinistra, da lontano sorprendeva, Bodoira, coperto, e lo batteva. Un istante appresso, su un uscita, dalla porta, Bodoira stesso si scontrava con un avversario e rimaneva a terra. Quando dopo qualche minuto si rialzava non era più lui. Non poteva sollevare la gamba sinistra né piegarsi su se stesso. Sospetta frattura, di una costola. Allora i granata prendevano a parlare in tono da maestro. L'avversario scompariva.
Gradella salvava miracolosamente un tiro di Ossola dopo che Gabetto, solo davanti alla rete, aveva perso una splendida occasione. E Gabetto stesso prima della mezz'ora piantava in asso Monza, con una bella finta e pareggiava con un tiro a mezza altezza. Due minuti più tardi nuovo punto dei granata ad opera di Loik e annullamento dell'arbitro per ragioni che, confessiamo, non abbiamo compreso.
Al 30' una mischia lunga e accanita in area laziale: Gradella, i pali, le gambe, le teste parano, finché Loik può aver ragione di tutti e spedire in rete. A metà tempo l'impressione è una sola: nulla da fare contro un Torino che gioca in questo modo. Si riprende il gioco e l'impressione si ribadisce. Il Torino conduce le sue azioni con calma e serenità, domina e fa quello che vuole. Al 12' Mazzola con un bel tiro da destra, a mezza altezza, segna il terzo punto. Tutto pare finito, non rimane che aspettare che passi la mezz'ora che manca alla fine. Ecco invece che al 16° minuto la Lazio fruisce di un calcio di punizione fuori area. Avanza da esecutore Gualtieri. Il suo tiro, di rara potenza e precisione, picchia nel montante sulla destra di Bodoira e schizza in rete.
Tre a due. Si risveglia il pubblico che taceva ormai rassegnato. Si risveglia la squadra laziale che pareva non aver più fiato né animo. E il Torino se la vede brutta. Bodoira non può fare certi movimenti e para a stento tre o quattro tiri. E mezza squadra davanti a lui sbanda paurosamente. Quello che era un gigante tecnico è ora titubante e nervoso. A pochi minuti dalla fine grande confusione in area granata; Bodoira incapace a muoversi è battuto ma proprio sulla linea spunta Piacentini che, in ginocchio, respinge.
Piccolo comizio e grande agitazione. Da una parte si pretende che la palla abbia varcato la linea, dall'altra che essa non sia stata toccata con le mani. L'arbitro taglia corto e concede il rigore. Avanza Borici e tutti tacciono: i nove decimi delle sorti del campionato dipendono dal modo con cui egli toccherà la palla. Tiro forte, a due metri dalla destra del portiere, Bodoira reagisce al male, si allunga, para. Decisivo.
Ora il Torino ha superato la crisi. Accenna a ritrovarsi, si riprende, domina, tiene e batte l'avversario e poi rischia di scemare ancora. Torna di tanto in tanto a fare cose belle e vince. La Lazio mancava di Piola ancora sofferente per una distorsione. Ha giocato forte per il primo quarto d'ora della partita, questa Lazio, poi è stata soggiogata dal superiore valore tecnico dell'avversario. Ha vissuto da succube per tutta la parte centrale dell'incontro. Si è svegliata alla prodezza individuale di Gualtieri. E allora e diventata prepotente, ha ripreso a lottare coi denti, ha sfiorato il successo. L'unità granata è la squadra delle contraddizioni. Quando gioca calma è la più bella squadra della stagione; ha una tecnica superiore un senso pratico del gioco che convince e affascina. Quando, e la cosa succede un po' frequentemente, perde la tramontana le idee le si ottenebrano e allora l'emozione s'attanaglia come farebbe uno scolaretto al suo primo esame. Una eccellente squadra che non ha grande fermezza. Ossola è stato l'uomo più continuo e Bodoira merita una menzione speciale por lo stoico modo con cui ha sopportato il dolore e per le parate fatte nelle sue menomate condizioni.
Fonte: La Stampa a firma di Vittorio Pozzo.