Cerveteri

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Apparsa per la prima volta nella storiografia in occasione della ben nota battaglia del Mar Sardo (540 a.C. ca), la città di Cerveteri ha in realtà una storia certamente più antica, risalente almeno alla metà del IX secolo a.C. Le ricerche archeologiche hanno, infatti, accertato la presenza, a partire da questo periodo (ma con resti di sepolture attribuibili anche al Bronzo Finale), di un’occupazione stabile della zona, con insediamenti abitativi e relative necropoli (Sorbo e Cava della Pozzolana), collocabili ai margini nord-ovest e sud-est del pianoro tufaceo, compreso tra i fossi Manganello a nord e Mola a sud; sul pianoro si svilupperà in età storica la città etrusca.

Fondata secondo la tradizione dai Pelasgi, mitica popolazione di origine greca, il centro etrusco, denominato Kaisra (Agylla per i Greci e Caere per i Romani), sorse a seguito dell’evoluzione dei piccoli insediamenti protostorici villanoviani e grazie al costante contatto con la cultura greca e ai fiorenti commerci intrapresi con i Fenici, scambi entrambi attestati a partire almeno dalla metà dell’VIII sec. a.C. Il mutamento delle condizioni sociali, segnato dallo sviluppo di insediamenti più articolati e organizzati secondo una struttura piramidale con a capo famiglie aristocratiche, è ben documentato dall’estensione delle aree funerarie sugli altopiani della Banditaccia e di Monte Abatone, caratterizzate in gran parte dalle tombe a tumulo di stampo principesco

Ma, certamente, la città conosce il suo periodo di massima fioritura nel corso del VI secolo, quando l’economia mercantile raggiunge il suo apice e il centro urbano è luogo di confluenza di molteplici artisti provenienti dalla Grecia e, in particolare, dalle isole della Ionia. Un simile sviluppo è ben documentato non solo dalla crescita dell’abitato e dall’estensione delle sue necropoli, ma anche dalla ricchezza del porto di Pyrgi (l’attuale Santa Severa) e dei suoi santuari.

Oltre a numerosi ex voto, materiale e decorazioni architettoniche, l’area sacra ha restituito le note lamine auree, due delle quali, una in etrusco e una in fenicio, attestano gli ottimi rapporti, politici e commerciali, di Kaisra con Cartagine: le due alleate furono protagoniste della citata battaglia del Mar Sardo combattuta contro i Focesi.

Tuttavia, a partire dagli anni ’70 del V secolo a.C., cominciano a delinearsi i primi sintomi di una crisi, segnati in particolar modo dal conflitto con i Greci.

Col passare del tempo, nel corso del secolo successivo e agli inizi del III, la crisi si fa più forte. Se, infatti, in una prima fase Caere instaura legami politici con Roma, tanto da accogliere le Vestali nel 390 a.C. durante l’invasione dei Galli, in un seconda fase, ascrivibile ai primi decenni del III secolo, il coinvolgimento della città nella guerra tra Tarquinia e Roma la porta a soccombere e a divenire, nel 273 a.C., città alleata dell’Urbe.

Il III e il II secolo a.C. sono dunque caratterizzati dalla graduale romanizzazione del centro, tanto che la giustizia viene ormai esercitata dal pretore di Roma e le famiglie locali tendono a un progressivo inserimento nel senato. E, addirittura, agli inizi dell’età imperiale, il geografo Strabone ricorda Caere come antica e illustre città, della quale, tuttavia, egli lamenta la scarsità di resti, con l’unica eccezione delle Aquae Ceretanae, complesso termale con caratteri di sacralità oggi riconosciuto nell’attuale area del Sasso di Furbara.

La storia medievale di Cerveteri è certamente meno nota e meno ricca di quella antica. E in effetti la città conobbe una fase piuttosto travagliata in questo periodo: tra il IX e il X secolo, essa fu soggetta a un regime turbolento e oppressivo, subendo anche la ritorsione di eventi che coinvolsero la stessa Roma, quali l’invasione saracena. In tale fase, i dati registrano una progressivo abbandono dell’area e una mancanza di attività economiche di un qualche rilievo, tanto da risultare come zona incolta. Il fenomeno sembra accentuarsi con la fine del XII secolo quando, accorpata alla Diocesi di Porto, la città è vittima di un’epidemia di malaria, che costringe gli abitanti a lasciare la vecchia sede cittadina e a spostarsi nell’attuale borgo di Ceri. Una rifioritura del centro si avrà soltanto col ‘500, momento in cui Caere Vetus (così chiamata in opposizione al “nuovo” ’abitato di Ceri) diviene parte del principato della famiglia Ruspoli, che lascerà il suo segno più riconoscibile con l’acquisizione, nel 1674, del castello Orsini, oggi detto appunto Castello Ruspoli, situato nel centro storico della cittadina moderna e ospite del Museo Nazionale Cerite.

Sede della seconda fase del ritiro estivo della Lazio nel 1968